La serietà cambia molte cose. Non la si può sottovalutare o peggio prenderla alla berlina quasi fosse una sciocchezza. La serietà rende autorevole chiunque. Non esiste, con essa, l’uomo migliore o quello inferiore, ammesso che ci siano tipi del genere in entrambe le parti. Si può anche avere timore della serietà, ma non serve a nulla. Sono altre le cose di cui avere paura. Chi comanda seminando terrore ha capito poco del potere, del proprio e di quello degli altri.
La serietà porta consensi, la paura allontana. Nel consenso si crea la speranza che le cose possano cambiare in meglio perché c’è una serietà di fondo che può permetterlo. Essa non conosce misure. È quello che è e basta, né più né meno. È scomoda, per alcuni è addirittura un pericolo da evitare come la verità. Aggirarla e raggirarla è una perdita di tempo prezioso. Gli imbrogli usati per mettere in atto gli inganni, grandi e piccoli, sono smascherati dalla serietà di coloro che conoscono il valore dell’onestà e della correttezza. Gli sbagli si commettono, certo. Gli errori aiutano ad imparare a vivere la vita, ma essere seri e non fanfaroni salva il nome e la coscienza.
In La Gran Mamma Favola camorrista di Alessandro Canale entri nel vivo di un processo di “famiglia”. Napoli, 1944. Sei pericolosi camorristi sono sbaragliati dall’acume di una donna. Il Natale è vicino e in casa di Calogero Martorio, Mammasantissima della camorra, è in corso una cena con tutti i capi dei Quartieri. Si deve decidere la condanna a morte di un giovane delinquente accusato di aver ammazzato il braccio destro del potente Tommaso Cacace. Gli uomini d’onore sono pronti al voto, ma hanno bisogno di un numero dispari affinché il verdetto sia valido. Al tavolo viene chiamata Donna Filomena, moglie di Martorio e figlia di un amatissimo capintesta che ha fatto il re per tanti anni. Lei è una matrona arguta e verace, a cui eccezionalmente vengono garantiti gli stessi diritti e doveri degli uomini. Donna Filomena ribalterà la sentenza decretata dai sei camorristi, che pareva già scritta, portando alla luce una verità inaspettata. Tutto per la serietà del potere che lei sa di avere da sempre, anche se nessuno dei malavitosi le ha dato mai conto e permesso.
Il libro è magnifico, pare di stare a teatro. La narrazione scorre che è una bellezza anche con il suo napoletano che la impreziosisce di molto. La scrittura è autentica, reale, vera. I significati che il lettore trova sono diversi e tutti di un certo spessore qualitativo e morale.
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“La Gran Mamma” di Alessandro Canale, edizioni Fazi. Dream Book.