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“La belva di San Gregorio” Marta Barattia: uno dei casi di cronaca nera più spietati

Alcuni fatti sono incomprensibili. Altri, invece, sono inaccettabili perché in essi c’è tutto quello che nessuno mai dovrebbe vivere e subire. Vanno ricordati, certo. Ricostruirli, raccontarli, serve per avere una visione chiara, dettagliata, e non sfuggente, dell’orrore di azioni troppo atroci, violente, brutali, che toccano la coscienza di tutti, anche di coloro che l’hanno buttata alle ortiche. Fatti del genere non si possono comprendere appieno.

Nulla sembra logico. Specie quando manca un tassello importante, un punto decisivo, quando sono inquinati da troppe mani che ne depistano il corso della verità, allora è importante studiarli, valutarli. I grandi gialli, i più efferati delitti, le crudeli stragi, presentano sempre dei lati oscuri. Hanno degli interrogativi ai quali non si è riusciti a dare una risposta precisa per svariati motivi: per esempio la confusione degli imputati delle molteplici confessioni, poi, ritrattate e condite da altre dichiarazioni fumose. La matassa si ingarbuglia notevolmente se priva di segni tangibili su cui procedere per venire a capo di fatti delittuosi. Ecco perché, gialli.

In La belva di San Gregorio di Marta Barattia per Giunti editore conosci la storia di uno dei più crudeli massacri avvenuti in Italia, a Milano. È un giallo. Ma giallo è anche il colore della sciarpa che avvolge il collo di Rina Fort, arrestata per aver compiuto la mattanza nell’appartamento al civico 40 di via San Gregorio. È il 29 novembre 1946. Ore 21:00, Franca Pappalardo, catanese d’origine, apre la porta di casa. Attendeva quella visita. Con lei in casa ci sono i suoi bambini: Antonio dieci mesi, Giuseppina cinque anni e Giovannino sette. Franca viene brutalmente uccisa a sprangate insieme ai figli. I sospetti si concentrano subito su Rina Fort, l’amante del marito di Franca, Pippo Ricciardi, che a tutti a Milano la presentava come consorte. Almeno sino a quando Franca, insospettitasi, non si trasferisce con i figli a Milano lasciando la Sicilia. Il massacro di via San Gregorio è ascrivibile come delitto passionale o c’è qualcosa di più? Rina sosteneva di aver agito da sola e le versioni che ha fornito agli inquirenti sono state differenti e molteplici. Cosa è davvero accaduto quella sera? E chi è davvero Rina Fort, la belva di San Gregorio con la sciarpa color canarino ed i guanti di filo nero?

Il libro ricostruisce uno dei casi di cronaca nera più spietati. La scrittrice racconta i fatti, riporta le dichiarazioni dell’imputata, perché solo in questo modo il lettore non si lascia condizionare da niente, ma ha il quadro di ciò che accaduto anche se incompleto di quei tasselli relativi alle domande più importanti.  

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“La belva di San Gregorio” Marta Barattia, edizioni Giunti.  Dream Book.

Lucia Accoto

Lucia Accoto. Critico letterario Rai Cultura per Mille e un libro Scrittori in Tv di Gigi Marzullo su Rai1. Giornalista pubblicista, recensore professionista. Lettura, scrittura e stile, fonti di vita e di ispirazione

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