Storie di indimenticabili esperienze. Il furore della vita sferza colpi sin dal primo vagito. È solo l’inizio, dopo sarà anche peggio. Cavarsela sin da subito è vitale soprattutto se si è orfani dei legami di sangue. Ti senti esule e cerchi casa, ovunque e sempre. C’è però un rischio che si chiama solitudine.
Puoi, così, finire alla deriva oppure trovare un riscatto guardando negli occhi la gente per riconoscerne l’intima bellezza alla quale votarti per sentirti parte di qualcosa di importante. Questo porta alla solidarietà che prende le anime limpide. Nello strisciante marasma di un’esistenza votata all’interesse individuale, l’ebbrezza della solidità di sentimenti positivi diventa l’arcobaleno a cui si guarda con meraviglia. E ti scopri diverso. Nulla impedirà la tua corsa verso ciò che vuoi essere e quello che vuoi vedere.
Ne Il palazzo della mezzanotte di Carlos Ruiz Zafόn conosci la linea che evidenzia molte cose, anche se sono già chiare nell’essenza. Non ci si può sottrarre al passato. Ignorarlo, dimenticarlo, oppure non conoscerlo affatto, spinge alcuni ragazzi a conoscere gli intrighi diabolici che vede vittime due di loro. Siamo a Calcutta. Nella città troppe cose vengono taciute e le storie raccontate fanno da sfondo ad una miseria che mette in evidenza cattiveria, ma anche una sequela di rapporti umani basati sull’amicizia, sulla fedeltà, sulla solidarietà. Nell’eredità della memoria nulla è come sembra per chi deve farsi carico dei ricordi degli altri.
La scrittura è seducente, la narrazione misteriosa. La storia apre una serie di finestre in cui gli enigmi sono a portata di mano. Entrarci dentro significa portare alla luce quello che i protagonisti hanno vissuto nell’intimità dei propri silenzi.
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“Il palazzo della mezzanotte” di Carlos Ruiz Zafόn, edizioni Mondadori. Dream Book.