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“Il gran sole di Hiroshima” di Karl Bruckner: recensione libro

Il libro del quale vorrei lasciarvi qualche impressione è “Il gran sole di Hiroshima” di Karl Bruckner.

“Il gran sole di Hiroshima” di Karl Bruckner ricorda le vittime innocenti del lancio della bomba atomica sulla città di Hiroshima (un ricordo che si estende idealmente anche a quelle che persero la vita nel lancio della bomba atomica sulla città di Nagasaki)

Non credo si possa dimenticare che durante la Seconda Guerra Mondiale oltre ai più di sei milioni di ebrei che persero la vita per mano di disumani criminali, e che spesso, e giustamente, vengono ricordati, ci sono poi state innumerevoli altre vittime innocenti. È il caso, a esempio, di quelle che persero la vita nei terribili giorni del 6 agosto 1945 e del 9 agosto 1945 quando, rispettivamente sulle città di Hiroshima e Nagasaki, furono lanciate armi di distruzione di massa quali l’umanità non aveva mai avuto modo di vedere prima: le bombe atomiche. Ricordo, a latere, le parole del direttore scientifico del “Progetto Manhattan”, lo scienziato Julius Robert Oppenheimer, che ebbe rimorsi implacabili per ciò che avevano realizzato, e che disse, alla visione degli effetti del primo test nucleare (il Trinity test) condotto ad Alamogordo, pronunciando una frase profetica tratta dal Bhagavadgita: “Sono diventato Morte, il distruttore di mondi”. Ebbene, questo libro ci racconta di quei tragici momenti da una prospettiva che a me è risultata inedita: la prospettiva dalla quale guarda i fatti mette insieme il punto di vista degli americani e, soprattutto, quello dei giapponesi, in particolare dei cittadini di Hiroshima – e su questi infatti che si concentra.

Protagonisti sono due bambini, fratelli: Scigheo, il più grande, e Sadako, la più piccola

I protagonisti, ai quali è difficile non affezionarsi, sono due fratelli: Scigheo, il più grande, e Sadako, la più piccola. Il libro è costituito da una serie di sequenze che ci conducono dai momenti precedenti al bombardamento, quando solo il ronzio nel cielo di quell’aereo carico di morte infastidiva alcuni cittadini di Hiroshima e, ormai abituati ai ricognitori (che non lanciavano bombe), non faceva pensare a nulla di così preoccupante, sebbene alla guerra era inevitabile facesse pensare, sino a diversi anni dopo che il tragico evento del 6 agosto 1945 (e del 9 agosto 1945) era accaduto.

Tra l’attesa dell’inaspettato bombardamento e gli anni che lo seguirono, c’è di tutto, compresa la disperazione per gli effetti drammatici di quell’evento

Nel mezzo, vi è di tutto: la miseria che la guerra produce fiaccando animi, umori, finanze, disponibilità di cibi e bevande, oltre che quella del cuore, quando si pensa a qualcuno che non c’è più, che è morto… per che cosa, poi? Per che cosa si può dire di essere morti, in guerra? Per quale valore? Per quale motivo? Per quale fine? E poi in mezzo vi è la disperazione, una volta che quella terribile opera dell’ingegno umano conflagra, producendo una reazione a catena, nel vedere quella «folgore» – in questo modo fu chiamata dai giapponesi – così implacabile, così inarrestabile, così violenta, così distruttrice, così insensibile anche nei suoi riverberi, aventi le fattezze di enormi masse d’aria brucianti e radioattive; insomma, così orribile nei suoi inimmaginabili effetti. A causa di tutto ciò gli animali e le persone venivano sbalzate in aria per diversi metri, oltre che ustionate indicibilmente o, nel peggiore dei casi, disintegrate, le fragili case, le alacri fabbriche rase al suolo, il solido terreno smosso violentemente, le acque dell’oceano venivano sollevate in gran quantità producendo tsunami.

La reazione di disperazione di Yasuko, madre di Scigheo e Sadako, non si può dimenticare

Karl Bruckner
(Fonte: www.giunti.it)

Non potrò mai dimenticare la scena che Bruckner descrive quando, ai primi effetti della bomba atomica, la madre dei ragazzi – Yasuko – cerca di uscire dalla fabbrica e, guardando quello scenario infernale, pensa ai suoi bambini che si sarebbero dovuti trovare proprio nei pressi del punto in cui la bomba aveva prodotto i suoi effetti più disastrosi: “Alla vista di questo terribile incendio di nuvole, Yasuko cadde sulle ginocchia. Fissò piena d’orrore quest’opera di demoni. Sì, soltanto loro potevano aver acceso questa gigantesca fiaccola sospesa sulla terra, per punire gli uomini. Ma perché? Che cosa aveva fatto lei di male? E i suoi bambini?…

“Pensando a Scigheo e Sadako, tese le braccia alla fiaccola demoniaca, singhiozzando. «Loro non hanno fatto niente! Lasciatemi i miei bambini! Non vendicatevi su di loro!» Voleva alzarsi per correre in aiuto dei suoi bambini, ma cadde al suolo, svenuta.”

In mezzo, però, c’è anche la speranza di poter ricominciare; c’è il ricordo di quei tragici momenti, scandito dal suono delle campane che nella piazza di Hiroshima si diffonde a ricordo di chi non c’è più, e, nel contempo, quel suono, quei tintinnii cercano di imprimere nelle menti di tutti, presenti e non, un inequivocabile messaggio: “Mai più!… Mai più!… Mai più!”

Non posso nascondere a voi di essermi commosso diverse volte nel corso della lettura. Il ricordo di questi eventi tragici e disumani tocca in me delle corde, quelle dell’empatia, della vicinanza ad altri esseri umani, della fratellanza, della solidarietà, che non possono non vibrare, non possono non risuonare all’unisono con chi ha provato sulla propria pelle quelle atrocità.

“Il gran sole di Hiroshima” è un libro dal fortissimo messaggio pacifista che, di fronte alla possibilità di una guerra, insegna a dire «Mai più!… Mai più!… Mai più!»

Questo libro è destinato ai ragazzi delle scuole medie, e a chi dovesse interrogarsi ancora sulla validità o meno di letture come questa oppure sulla loro utilità, non posso che lasciargli questo passo, che è anche un forte e chiaro messaggio:

“Con sguardo immobile [il dottor Owens, medico americano in un ospedale di Hiroshima che si occupava di trattare gli “ammalati di radiazioni”,] fissò il vuoto ed ansimò:

“«E continuano ad armarsi! Costruiscono nuove atomiche. La bomba all’uranio di Hiroshima e quella al plutonio di Nagasaki non erano abbastanza forti, secondo loro. Con le bombe all’idrogeno si possono distruggere intere nazioni. Con le bombe al cobalto si può annientare un continente. Dunque coraggio, scienziati e tecnici! Create con ogni zelo! Preparate riserve di bombe! Il mondo dev’essere annientato! Ogni forma di vita dev’essere estinta con le vostre superbombe!»

“Si fermò, esausto. Aveva le dita contratte, gli occhi sbarrati, le labbra tremanti. Un uomo disperato, smarrito, di fronte all’incendio del mondo.

“Il dottor Ikeda [– suo assistente –] posò delicatamente le mani sulle dita tremanti di Owens.

“«Caro, caro amico, lei spreca inutilmente la sua energia nervosa. Lei accusa, ma gli accusati non odono la sua voce. Sono sordi. Tutti.»

“L’Americano afferrò il Giapponese per le braccia: «Non sono tutti sordi. Al contrario! I sordi sono una minoranza sempre più piccola. Difatti ci sono milioni di persone in tutti i paesi che, come me, accusano i responsabili.»

“«A che serve? Celebri poeti, studiosi, premi Nobel di tutto il mondo hanno sottoscritto appelli contro gli esperimenti atomici. Si è preso atto di queste proteste, ma si continuano a creare nuove e terribili armi.»

“«Allora tutti i popoli del mondo devono unirsi e pronunciare il loro verdetto: «Colpevoli». Gli accusati dovranno accettare questo giudizio.»

“«Lei dice bene, collega Owens, ma è un sogno… una utopia.»

“«No… No, no! Si può farlo! Ognuno deve far sapere agli altri com’è grande il pericolo. Fotografie, libri, giornali, radio, televisione, devono servire a diffondere questa conoscenza. Amici, padri, fratelli, sorelle, madri… tutti, tutti sono minacciati. E tutti devono dire ad alta voce: «Mai più un’altra Hiroshima!»».

“«Sì, questo sarebbe giusto» rispose pensieroso il dottor Ikeda. «Tutti dovrebbero gridare: «Mai più un’altra Hiroshima!». Soprattutto i giovani devono dirlo con convinzione. Sanno troppo poco di ciò che è successo, perché ne sono tenuti all’oscuro. I padri hanno paura di raccontare ai figli della grande catastrofe, e pensano: “chi non conosce il pericolo vive senza preoccupazioni”. Ma questo non è giusto. Io affermo invece: «chi non conosce il pericolo non lo teme, non lo evita, e quindi più facilmente ne resta vittima».»”

“Il gran sole di Hiroshima” contiene una “lezione umana” che è un dono per tutti quelli che sanno raccoglierlo e farlo proprio

Questo libro, forte anche dell’affermazione del dottor Ikeda, ritengo debba essere letto. Come dice la terza di copertina: “La lezione umana di Bruckner è un dono per i giovani. È un civile e poetico messaggio di pace. Chi avrà letto e capito un libro come questo, certo potrà con certezza gridare: «Mai più un’altra Hiroshima!» e vivere, sapendo di adoperarsi per il bene di tutti”.

“Il gran sole di Hiroshima” di Karl Bruckner, edizioni Giunti Editore. A voice from apart.

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