Vivere significa anche sopravvivere. La necessità dissolve la linea tra il superfluo e l’essenziale. A volte bisogna grattare il fondo del pozzo nella speranza di trovare una goccia d’acqua che non disseta, di certo, ma che riporta alla vita. Lungo il canale buio nella conquista riemergono fatti di un altro tempo, di un’altra esistenza, che hanno distanziato la verità aumentandone, però, la paura. Nella risalita conosci anche gli intoppi che oscurano l’anima.
Senti la voce aspra della scelta, necessaria, impellente. E così scivoli addirittura nella menzogna, per salvarti la pelle. Quella bugia, grande e grave, la ricacci nello scuro della mente affinché nessuno possa leggerla nei tuoi occhi. Accade che inizi a muoverti su un terreno sdrucciolevole. Sai già che, prima o poi, la storia che hai messo in piedi potrebbe franare tutta, anche il tuo stesso nome sarà inghiottito dal disonore. Avverti l’ansia che ti opprime i polmoni. La paura viscerale ti toglie il sonno. Non sei preparato al fragore della notizia, taciuta per anni, sebbene tu la conosca alla perfezione. La stessa che ha cambiato la tua vita, ma che ora chiede gli interessi di un conto pagato con il raggiro.
In Il vento è un impostore di Saha Vasilyuk entri in punta di piedi nella vita di Yefim che ha costruito un’intera vita su una bugia. E lo rifarebbe ancora e ancora, perché della sua esistenza non cambierebbe nulla. Ha moglie e figli orgogliosi delle loro origini. Lui nasconde un segreto. È custodito in una valigia che Yefim, all’insaputa di tutti, ne brucia il contenuto affinché non ne rimanga traccia. Nessuno deve conoscere la sua storia, quella di quando era giovane e costretto ad indossare una divisa e combattere i nazisti. Nessuno deve sapere del filo spinato, della fame, del freddo. Soprattutto, nessuno deve sapere del giorno in cui ha dovuto fare una scelta impossibile: fingere di non essere ebreo per sopravvivere.
Il romanzo è tosto, è ispirato ad una storia vera. La narrazione è fatta di dolori, di ricordi, di sogni spezzati, di accettazione e di tanta paura. Essere un sopravvissuto, un salvato, è un racconto a parte nella storia di tutti. La scrittura è potente, evocativa.
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“Il vento è un impostore” di Sasha Vasilyuk, edizioni Garzanti. Dream Book.