“Il colore dell’acqua” di James McBride: la forza silenziosa di una madre

Alcune storie hanno bisogno di tempo prima di essere conosciute. Non si lasciano prendere con facilità. Sfuggono. Sono avvolte dalla riservatezza che, in certi casi, le rende leggende, miti, storie da cercare per svelarne i segreti. Procedi a piccoli passi nel trovare i dettagli, incastrare i fatti, recuperare documenti. Hai anche un sussulto di gioia perché ogni attimo accorcia la distanza con ciò che si ignora, pure se il quadro non sarà mai completo. Il puzzle si compone un pezzo alla volta, con concentrazione.
Così è anche per le storie di coloro che non vogliono raccontarle. Allora, bisogna usare la giusta cautela per rispetto di chi ha scelto il silenzio e per la forte solidità con cui sono state messe in piedi al riparo dalla curiosità, viva, sognante e morbosa, soprattutto di figli che hanno il diritto di sapere. Le storie importanti non possono dormire a lungo, cadere nell’oblio. Devono essere individuate, raccontate, tramandate, in quanto risorsa per tutti, anche per quelli a venire.
In Il colore dell’acqua di James McBride conosci la storia di Rachel Deborah Shilsky. È il figlio a raccontarla. La donna, nata in Polonia in una famiglia di ebrei ortodossi, cresce nell’America degli anni Venti tra la severità del padre e la dolcezza della madre. Poi, fugge da Harlem e sposa un nero. Rachel viene ripudiata dai suoi familiari. Da allora lei, per loro, è morta. Doveva morire per far vivere Ruth McBride Jordan, l’altra, più autentica, versione di sé. Uno dei suoi dodici figli, Jame, è rimasto all’oscuro di tutto ciò che fino all’età adulta, quando per mettere a tacere l’insistente domanda sulla propria identità, ha deciso di scoprire chi fosse sua madre. Ruth McBride Jordan, ha sempre nascosto le sue origini e il dolore per un passato che è ancora una ferita aperta. È una madre molto protettiva e determinata nel suo amore, che ha imposto regole e preteso una condotta irreprensibile dai figli. È bianca, moglie di due uomini neri, per la quale la questione del colore della pelle è sempre stato irrilevante, in un mondo dominato da una spietata divisione razziale.
Il libro è molto interessante. Lo scrittore ha impiegato quattordici anni per ricostruire la vita fuori dal comune e densa di difficoltà di sua madre. La storia è toccante. È l’atto d forza di chi non si arrende, ma conquista ogni cosa con ostinazione.




