Vivere leggendo

“Solitudini di sangue” di Moka: recensione libro

Come si reagisce al dolore? Come si affronta?

Si supera, spesso, e a volte si perdona. Raramente si dimentica.

Ma cosa succede quando facciamo nostro il dolore di altre persone? Quando il desiderio di vendetta rischia di diventare ulteriore dolore a causa della violenza che potrebbe generare?

“Solitudini di sangue”, il nuovo lavoro di Moka, è un viaggio colmo di interrogativi che aggrovigliano le menti di chi viene perseguitato/a, fisicamente e mentalmente, cercando una risposta al dolore che si vive.

La storia si svolge in un luogo dai contorni imprecisi, un non luogo, uno spazio annullato. I due protagonisti, Lena e Matt, cercano le risposte necessarie per far sì che il risultato del loro percorso di vita sia una reazione al dolore che non ne generi altro, bensì getti le basi per una rinascita in nome dell’amore e del rispetto per il prossimo. Intorno a loro, altri personaggi si muovono, ognuno con il proprio bagaglio di dolore, di rabbia, di ricordi o di non-ricordi.

X mi trovò per strada, ero scappato di casa, con tutti i pezzi dei miei sogni infranti troppo presto. Mi accolse nella sua, che era più un laboratorio, insieme ad altri uomini e donne ci rese invisibili e silenziosi per nostra volontà, perché prima lo eravamo stati ma non eravamo consenzienti.

Un esercito di Senza Nome e di sigle in un abuso di droghe. Vittime contro carnefici, rabbia e violenza contro il dolore di tutti e di tutte, paladini della giustizia contro l’ingiustizia del mondo. Pagando quale prezzo, però?

Male e bene rischiano di fondersi e di confondersi, forza e violenza si sfidano invadendo l’una il territorio dell’altra, la mente e il corpo lottano in una battaglia che solo il cuore può impedire si trasformi in una vera e propria guerra dal tragico finale.

scopriremo quanto è uguale

la mia alla tua fame,

alla cena della violenza.

 (Nerio Vespertin)

Ricordi, verità nascoste, violenze subìte nel romanzo “Solitudini di sangue”

Attraverso il tratto deciso e sensibile della sua penna, Moka scava nell’animo umano e pare voglia chiamarci a un’attenta analisi delle nostre azioni. Scopriamo che i personaggi del libro siamo noi con le nostre insicurezze, il nostro passato, la nostra rabbia e il nostro modo di reagire, e con le domande che rivolgiamo a noi stesse/i: “chi sono, cosa voglio essere, cosa voglio fare della mia vita?” Quesiti ai quali, spesso, ci troviamo a dare risposte in modo quasi automatico e istintivo, soprattutto se si tratta di accadimenti che ci provocano dolore al quale nessuno di noi vuole soccombere.

La violenza non è mai la risposta migliore e la solitudine può evolvere in consapevolezza. Il dolore può divenire la vera spinta a fare del bene. Annullare il nostro io, farci vincere dalla rabbia e dall’ambiguo desiderio di vendetta, ci trasformerebbero in modo negativo, come succede al personaggio di M1032 il quale dimentica la propria identità e scivola in una spirale di altra crudeltà e quindi di nuovo dolore.

L’amore e la solidarietà verso il prossimo non si dimostrano con la violenza ma solo con una responsabile presa di coscienza. Aiutare chi ci è accanto significa spogliarci della rabbia, seppure comprensibile, ed essere disposti a vestirci di pace con la quale rispondere all’odio. Nessun atto brutale è mai giustificabile anche perché nessuna tragica esperienza è uguale a un’altra.

… anche se comprendere il dolore, essendoci passati, è semplice, rimane sempre l’imprevedibile: la reazione che segue al dolore.

“Solitudini di sangue” è un romanzo breve da leggere con molta attenzione e disposizione d’animo, accettando le domande e i dubbi che affioreranno dentro di sé. La vita non è facile per nessuno e questo Moka ce lo racconta senza sconti, affrontando tematiche scomode e quanto mai attuali dove, purtroppo, la violenza traccia solchi profondi e alla quale verrebbe spontaneo rispondere con la stessa, ignobile moneta. E proprio qui voglio concludere ponendo l’attenzione su un passaggio del libro che non ho potuto non sottolineare e il quale fa riflettere molto:

Le donne non cercano la vendetta nella violenza, ma nell’essere di nuovo felici, altrove.

 

Moka è nata nel pieno inverno del 1982, indigena di Solcio di Lesa (NO). È perito meccanico e durante gli studi tecnici ha fatto il felice incontro con la Poesia, grazie a lei ha trovato il suo modo di comunicare col mondo. Vita e Poesia sono inscindibili. Nel 2014 ha fondato l’Associazione Licenza Poetica. Crea e collabora all’organizzazione di eventi letterari.

 

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“Solitudini di sangue” di Moka, Il Babi Editore  Vivere leggendo

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