La rabbia si impossessa del respiro. Sconfina, a volte, in una promessa che è l’euforia inquieta di occhi spenti su un oggi che cerca spazi liberi, propri, in un domani da costruire. Le situazioni possono cambiare in un attimo. E anche i legami, quelli di sangue, sfilacciarsi in men che non si dica. Il dispiacere tace anche quando si placa l’ira.
In Domani, domani di Francesca Giannone entri nelle esistenze di Lorenzo e Agnese, due fratelli, che hanno perso tutto. Il padre ha venduto il saponificio di famiglia, un’eredità che ha vissuto come un peso, una condanna. Lo odiava con tutto se stesso. Nella vita voleva fare altro. Per i figli, invece, la fabbrica che il nonno ha creato dal nulla e da solo, era il futuro da conquistare insieme. Lorenzo, orgoglioso e impulsivo, non ci sta a lavorare sotto un nuovo padrone in quella che considera casa sua. Si allontana dalla famiglia e dal paese salentino nel quale è nato. Agnese, invece, resta. Il saponificio, un tempo Casa Rizzo, è tutto il suo mondo. Lì formula, crea, nuovi saponi perché quel lavoro le piace parecchio ed è l’essenza della sua vita. Il rapporto tra i fratelli si frantuma. In fondo vogliono la stessa cosa, ma prendono strade diverse.
Il romanzo è passionale. La narrazione segue il filo dell’emotività. La scrittura manca di mordente. I dialoghi perdono un po’ di smalto e la storia sembra prevedibile sino ai suoi sgoccioli. Eppure, il racconto profuma di incamminamenti verso i propri sogni, le proprie promesse, verso la facciata delle proprie passioni. Il libro approccia tutti i lettori, anche chi non è abituato a leggere, perché la trama è semplice pur nelle sue articolate e profonde riflessioni.
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“Domani, domani” di Francesca Giannone, edizioni Nord. Dream Book.