I libri di Riccardo

“Resto qui” di Marco Balzano: recensione libro

Per invitarvi a leggere “Resto qui” di Marco Balzano non occorrono molte parole. Basterà l’immagine del campanile sommerso di Curon a calamitare la vostra attenzione e a farvi immergere nella lettura di una storia particolare e indissolubilmente legata a un territorio altrettanto particolare.
Una storia che parla di scomparse.
Quella di una persona, quella di un’epoca, quella di una lingua, quella di un paese e della sua comunità. Ma per quanto l’uomo e il tempo possano affannarsi, le scomparse sono destinate a lasciare retaggi per obbligare chi vi inciamperà a scrutare sotto il pelo dell’acqua.
Le bifore di un campanile accarezzate da piccole increspature o strette nell’abbraccio di neve e ghiaccio; un lingua che, trovato ricetto in scuole clandestine, rinnova le sue sonorità nelle voci dei bambini; un quaderno di disegni a esprimere i sentimenti di chi non sa destreggiarsi con le parole.

D’altra parte “…andare avanti è l’unica direzione concessa all’uomo, altrimenti Dio ci avrebbe messo gli occhi di lato come ai pesci.”

Un libro che ci restituisce una pagina di storia poco conosciuta, che ridà voce a una comunità che per sfuggire il fascismo è stata spinta nelle braccia del nazismo o sulle cime dei monti, per poi ridiscendere a valle e scoprire che anche se si sfugge ai malvagi, si è destinati a soccombere alla malvagità, lesta a indossare la rassicurante maschera della democrazia, e forse per questo, più sleale e più pericolosa. Perché è necessario comprendere che “anche se non vi occupate di politica, prima o poi la politica si occuperà di voi!”

Uno stile incisivo e asciutto, forse per contrasto con le vicende narrate. Una scelta stilistica coraggiosa quella di preferire una narrazione in prima persona che a tratti scivola nella seconda. Una prosa che sa far poesia del suo essere così scarna.

“Resto qui” di Marco Balzano, edizioni Einaudi. I libri di Riccardo

Riccardo Gavioso

Nasce a Torino nel 1959, dove si laurea in Giurisprudenza. Ma ormai incerto su chi fossero i buoni e i cattivi, e pur ritenendo il baratto una forma di scambio decisamente più evoluta del commercio, da allora è costretto a occuparsi di quest’ultimo. Inevitabile, quindi, che l’alienazione professionale lo spinga tra le braccia di una penna e che la relazione, pur tra alti e bassi, si protragga per diversi anni. Poi, deluso in egual misura da quel che si pubblica e da quel che non si pubblica, smette di scrivere narrativa e si occupa di giornalismo collaborando con diverse testate di rilievo e creando un blog che arriva a incuriosire diecimila lettori al giorno. Torna alla narrativa con Arpeggio Libero con cui pubblica attualmente. Ha ottenuto diversi riconoscimenti per i suoi racconti. Nel 1997 è stato finalista al Premio Internazionale di Narrativa “ Il Prione ”.

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