I libri di Riccardo

“Vecchie conoscenze” di Antonio Manzini: recensione libro

Rocco, BaRocco e Roccocò. Perché, in fin dei conti, è sempre una questione di stile, e che Rocco Schiavone abbia il suo stile mi pare fuori discussione… certo è uno stile un po’ particolare: le clarks perennemente fraciche, ma sempre pronte a inseguire “a tutto gasse” le orme lasciate da una rottura di coglioni di decimo livello, cum Laude e cum Loden, loden naturalmente frusto, improbabile panno verde su cui giocarsi i propri quattro assi, bada bene, quasi sempre di un colore solo. Stile anche notevole nella sua casualità, ma del tutto inadatto all’ostile clima che la fa da padrone in quel di Aosta e che rende spesso indispensabile ricorrere al conforto di una fumata terapeutica che materializzi panorami e temperature giamaicani.

Vecchie conoscenze di Antonio Manzini

Gioco di squadra anche questa volta?
Sì, ma non troppo corale, visto che il livello di litigiosità del gruppo è ormai prossimo a quello che Il Sordo riusciva a scatenare con una telefonata all’87mo distretto.

Fatto l’appello, due presenti sono assenti. O per meglio dire, esclusi. Uno giustamente ignorato in via preventiva, del resto il nostro vicequestore, nonostante il titolo di un romanzo precedente, mica ha la pazienza di Giobbe e la disponibilità di Adamo: avrebbe anche potuto sacrificare una costola per la moglie, magari in cambio del significato di una parola strana come “diffrangere”, ma sacrificare un rene per D’Intino non è cosa… L’altro, Italo, apertamente osteggiato, dopo un “poveretto” e un suggerimento del tutto fuori posto. Squadra rimaneggiata, in cui spicca il buon Deruta, brillante e determinato dopo aver sfornato una verità che lievitava da tempo. Quindi, si può lo stesso per dare la caccia ai cattivi, magari iniziando a interrogare la solita teoria di animali strani, caravanserraglio della verità, e utilizzare espedienti, come quello del “d’altrondismo”, che possono tornare utili anche al lettore per tentare di sopravvivere nella giungla metropolitana.

Le vicende si muovono sui soliti due piani: quello dell’omicidio di Sofia Martinet, una dei massimi esperti a livello internazionale di Leonardo da Vinci e vecchie storie che continuano a braccare Schiavone, col loro carico di Vecchie Conoscenze, e che hanno determinato l’omicidio della moglie e il suo trasferimento in Valle. In questo episodio le seconde si guadagnano la ribalta, cosa che m’induce a consigliarne la lettura solo a chi le abbia seguite fin dall’inizio. Per gli affezionati lettori, invece, questo nuovo romanzo è imperdibile: ci si sente a casa in pantofole leggendo di Rocco. L’evoluzione psicologica del personaggio è brillante e mai scontata, il sorriso, a volte beffardo a volte amaro, non manca certo ed è valore aggiunto. Se proprio vogliamo trovare un difetto narrativo, come ci fa notare l’amico Paolo Nori, «Non mi azzarderei a mettere nella stessa frase il sostantivo scrittori e l’aggettivo divertenti»… peccato soltanto veniale quando si parla di Antonio Manzini.

Vecchie conoscenze” di Antonio Manzini, edizioni Sellerio. I libri di Riccardo

Riccardo Gavioso

Nasce a Torino nel 1959, dove si laurea in Giurisprudenza. Ma ormai incerto su chi fossero i buoni e i cattivi, e pur ritenendo il baratto una forma di scambio decisamente più evoluta del commercio, da allora è costretto a occuparsi di quest’ultimo. Inevitabile, quindi, che l’alienazione professionale lo spinga tra le braccia di una penna e che la relazione, pur tra alti e bassi, si protragga per diversi anni. Poi, deluso in egual misura da quel che si pubblica e da quel che non si pubblica, smette di scrivere narrativa e si occupa di giornalismo collaborando con diverse testate di rilievo e creando un blog che arriva a incuriosire diecimila lettori al giorno. Torna alla narrativa con Arpeggio Libero con cui pubblica attualmente. Ha ottenuto diversi riconoscimenti per i suoi racconti. Nel 1997 è stato finalista al Premio Internazionale di Narrativa “ Il Prione ”.

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