Latinoamericana

“Mai e poi mai il fuoco” di Diamela Eltit: recensione libro

Diamela Eltit, autrice cilena invisa da Roberto Bolaño, è dotata di una scrittura che si configura complessa che scardina le linee egemoniche del narrare, con un assetto che rimanda ad una matrice politica ma che al tempo stesso si profila come una dimensione intrisa di intimità. Questa “difficoltà” dei testi si riflette sulla diffusione, fuori dal mondo ispanico, delle sue opere che, soprattutto, si profilano come antitesi della letteratura mainstream.

Mai e poi mai il fuoco è una gemma che si allinea allo standard qualitativo letterario perseguito da Gran Via nella sua politica editoriale finalizzata alla ricerca ed alla diffusione, nel solco della grande tradizione letteraria, di autori Sudamericani contemporanei.

Un romanzo dalla prosa dell’assurdo con atmosfere e riflessioni che riportano al “Finale di partita “ di beckettiana memoria, un lungo e straniante monologo in cui una ex militante rivoluzionaria, rinchiusa in clandestinità dentro una stanza con il proprio compagno, revoca un passato di lotta, di ideali e soprattutto di impotenza e disillusione, il declino di un mondo che certifica un fallimento non solo politico ma anche psicologico e privato dei protagonisti.

Mai e poi mai il fuoco è un libro psicologicamente destabilizzante dove i diversi timbri linguistici mettono in luce la fragilità e la vulnerabilità dei protagonisti e di riflesso della vita stessa nella società del nuovo millennio assoggettata ad una dittatura economica che schiavizza ed obnubila le menti attraverso il miraggio di una presunta felicità del possesso.

Un intenso romanzo sulla sconfitta: quella del marxismo e della sinistra ma anche quella delle relazioni di coppia, del corpo e dello spirito.

[…] “Ormai sono trascorsi, in qualche modo cinque decenni (no, no, no, mille anni), Cinque decenni che si sono trascinati senza offrire altro che un calcolo assolutamente precario del tempo, del mio, del nostro tempo. Intrappolati negli ultimi cinque decenni che hanno dovuto contenerci. […] Così è, dato che dentro, nella miseria di ciascun decennio o nei loro effimeri fati e persino nelle loro aree più amorfe, ci siamo radicati in modo così scarso, ma così scarso, da risultare indecifrabili. A dire il vero abbiamo schivato la realtà di ciascun decennio, abbiamo potuto soltanto far parte del suo perimetro come infimi roditori perennemente in fuga” […].

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“Mai e poi mai il fuoco” di Diamela Eltit, edizioni Gran Vía. Latinoamericana.

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