Sussurri tra le pagine

“Nonostante la paura” di Jean Paul Habimana: recensione libro

Un genocidio. Due nomi per lo stesso popolo. 100 interminabili giorni. 1 milione di vittime stimate. In un passato non troppo remoto: il Ruanda.

(2022, Shimo Yann, Unsplash License)

Era il 1994 quando l’odio interetnico tra Hutu e Tutsi esplose in un sanguinario genocidio. 100 giorni di massacri e barbarie di ogni tipo ad opera della milizia Hutu, decisa a sterminare il popolo Tutsi, il cui esercito, a sua volta, 20 anni prima, uccise 200mila Hutu in risposta ad un tentato colpo di stato contro la monarchia Tutsi.

Una lotta perpetua fatta di ferocia sanguinaria, massacri, terrore, fame, fosse comuni, maceti importati dalla Cina, bombe di mortaio da Il Cairo, carte d’identità pronte a rivelare l’etnia di appartenenza come colpa indelebile palesata in pochi dubbi tratti somatici, individui costretti a divenire schiavi e donne vittime di stupri. Un odio che affonda le sue radici nella storia recente: quella dei colonialisti belgi. In un’antropologia razzista, e ancora in una teoria camita, decise ad evidenziare le differenze tra due “razze”, che fino ad allora neanche sapevano di essere tali.

Jean Paul Habimana

È di quei 100 giorni che racconta Jean Paul Habimana nel suo diario intitolato “Nonostante la paura”. Un tutsi di 10 anni che il 7 aprile 1994 si risveglia all’inferno. Tra la fame, la sete, il terrore, le fughe, la paura di essere bruciati vivi e la ricerca di un nascondiglio sotto i corpi dilaniati dai maceti, si odono i racconti dei sopravvissuti con le guance rigate dal terrore e gli occhi smarriti in un incubo. A coprire il silenzio della morte, solo la voce di una radio che incita lo sterminio degli “scarafaggi tutsi”. ” Fuggimmo lasciando il cibo ancora caldo nei piatti. Fu l’ultima volta che vidi mio padre.”

Dall’altra parte, i grandi eroi senza nome. Le suore hutu, guerriere scortate dai gendarmi, le famiglie che mettono a rischio i propri figli per nascondere i perseguitati, gli uomini pronti a rischiare la vita per sfamare un gruppo di infelici, la croce rossa, le truppe francesi, l’Unamir.

Kigali Genocide Memorial centre (2022, Yamen, CC BY-SA 4.0, Wikimedia Commons)

Solo più tardi, il ritorno alla vita, corrotta da traumi impressi a fuoco nella mente. Un mondo nuovo fatto di orfani e vedove, con un governo che condanna il genocidio non potendone, però, cancellare gli effetti. Non riuscendo a placare quelle mani tremanti che non si scrollano via la paura, mentre i tribunali tradizionali assicurano indulgenza a tanti genocidari.

“Nonostante la paura” è la sconvolgente testimonianza di un uno dei più sanguinosi episodi della storia dell’umanità del XX secolo, ma è anche una storia che promette un viaggio verso una vita nuova. Tuttavia, la speranza riposta in un futuro migliore, che risorgerà dalle ceneri di un mattatoio, richiede la difficile riconciliazione tra famiglie totalmente annientate, ponendo, così, perseguitati accanto ad estremisti, torturati accanto ad aguzzini, orfani accanto ad assassini e costringendo ad un pudico silenzio le donne sopravvissute, come fosse ovvia conseguenza di una scelta compiuta liberamente. “Riuscii a parlare con una cugina… Quella chiacchierata mi fece tornare indietro nel tempo. Durante quel breve periodo in cui seguii i processi scrutai lo sguardo delle donne della mia famiglia e mi resi conto di cosa si celava dietro il loro silenzio.”

(2017, Kristina Flour, Unsplash License)

Ed infine: l’amore. Forte, genuino, deciso, capace di distruggere ogni intolleranza. Il sentimento che cancella un odio maledetto, il quale, rende, anche se in modi diversi, tutti vittime dello stesso orrore.“Ci intimarono di non piangere altrimenti, urlavano, avrebbero ucciso anche noi. Poi brandirono le loro armi taglienti e lo sgozzarono davanti ai nostri occhi smarriti. Eravamo bambini di nemmeno dieci anni e quegli assassini sbraitavano: Guardate come muore un tutsi!”

Dopo aver vissuto un genocidio non si può più essere come prima; te lo porti dentro per il resto della vita. Quell’orrore ti segna, di caratterizza, ti distingue e ti identifica.

“Nonostante la paura” di Jean Paul Habimana, edizione Terre di Mezzo.

Sussurri tra le pagine per The BookAvisor.

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Angela Finelli

Classe 1987. Nata a Napoli, tra i vicoli e l'odore del ragù lasciato a "pappuliare" a fuoco lento già dall'alba. Amante dei libri da sempre, della buona cucina e delle mete insolite. Dipendente dal caffè, dalle risate spontanee e da quella punta di follia che rende la vita imprevedibile. Fiera sostenitrice del potere delle parole e dei sussurri nascosti tra le righe, quelli che lasciano un'impronta nella memoria e i brividi sulla pelle.

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