Interviste

“Il quaderno del lupo”, di Paolo Mosca: l’intervista all’autore

È uscito ad aprile del 2020 il manuale scritto da Paolo Mosca, autore televisivo, scrittore e regista, che si intitola “Il quaderno del Lupo“, editore Indipendente, e abbiamo avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con l’autore, in esclusiva per The BookAdvisor.

Chi è Paolo Mosca?

Wikipedia mi definisce un creativo. Mi diverto a confrontarmi con più media. Sono uno scrittore di libri miei e sono scrittore di libri per altri (ghost writer), sono regista e musicista (è da poco uscito Black Dance con il progetto Second Elliptic Eye). E poi sono un autore tv, ho lavorato e lavoro per diverse emittenti.

Sostieni che “Il quaderno del lupo” sia un piccolo manuale per mettersi in gioco, per imparare a conoscersi…spiegaci nel pratico a cosa dovrebbe servirci.

È un manuale che si propone con molta umiltà all’attenzione del lettore, si pone in una posizione di dialogo nella speranza di dare dei punti di vista utili, utili anche a me, perché poi scrivere mi aiuta a comprendere. Qui infatti invito il lettore a completare il quaderno con le proprie riflessioni e i propri esercizi, gli chiedo di essere anche lui scrittore. In fondo credo che leggere e scrivere vadano a braccetto. Potenzialmente ogni copia de Il quaderno del lupo potrebbe diventare un libro a sé, un’opera unica, un prodotto mio e di chi lo legge.

Nel tuo libro parli molto di obiettivi da raggiungere, di obiettivi da definire giorno per giorno, cosa intendi dire?

Ne parlo soprattutto in un capitolo e fa parte delle strategie da usare per immunizzarsi dai problemi. Si parla tanto di vaccini: obiettivi e organizzazione sono i vaccini anti-problema.

La bussola ti serve veramente per ritrovare la porta di casa?

Sì, ma deve essere una bussola d’oro perché la porta è fatta di oscure materie.

A proposito di educazione, credi all’autoeducazione?…a tal proposito citi una celebre frase di Carmelo Bene “ “Religione è una parola antica, oggi potremmo chiamarla educazione.”

Sì, mi piace molto l’idea di crescersi da soli. Anche quando si hanno dei maestri, vanno sempre smontati e rimontati a modo nostro; “Se incontri Buddha, uccidilo,” recita una celebre frase. Il percorso è sempre singolo, ognuno ha la sua porta di ingresso ed è solo sua.

I problemi si risolvono anche facendo nulla?…sostieni che come il silenzio è la medicina delle parole, allo stesso modo il non agire è la medicina del pensiero.

Credo molto nel “non agire”. Che non significa credere nella pigrizia o nell’indolenza. Significa riportare l’azione alla necessità. Togliendola al moto perpetuo dell’horror vacui motorio.

Quelli che chiamiamo problemi possono invece rivelarsi delle occasioni?

I problemi sono occasioni. Credo non siano altro. Definirli “problemi” è un fatto percettivo, pedagogico o linguistico.

Cos’è il ragionamento livellare?

È la capacità di ragionare in maniera diversa a seconda del contesto, sia esso storico, sociale o anche mentale. A seconda di come sintonizziamo la nostra mente possiamo dissertare di televisione o di fisica quantistica. Ma non posso usare le regole della fisica quantistica per godermi un programma tv, così come non posso pretendere dai quanti di introdursi nel discorso con uno stacchetto musicale.

Sostieni che alterare i propri paradigmi è un ottimo modo per crescere. Vuoi spiegarci come si fa?

Alterare il paradigma equivale a uscire di sé. Contraddirsi e contraddire il proprio modo di essere, che è la trappola che ci portiamo in spalla giorno dopo giorno. Whitman diceva: “Mi contraddico? Sì mi contraddico, sono vasto, contengo moltitudini.”

Dici che per risolvere i propri problemi non bisogna mai chiedere aiuto altrimenti rischiamo di ingigantirli…ma questo non è un comportamento antisociale?

È solo capacità di stare da soli. E solo chi sta bene da solo sa essere un essere sociale. E’ pieno di antisociali che affollano le feste.

Meglio morire nella carne che morire di paura, questo è forse il senso più vero del famoso detto “Meglio un giorno da leone che cento da pecora”?

Sì ti direi di sì. Per citare Bowie: “Si può essere eroi, anche solo per un giorno.” Nietzsche diceva che l’eroe è gaio. Questa gaiezza sta nel coraggio. Chi ha paura non si diverte mai, è solo portatore malato di risa isteriche.

Occorre superare i desideri?… Il karma non è altro che ego non risolto?

Sì. Mi trovo d’accordo con quel che dico. Il karma non c’entra nulla con gli altri, è un fatto molto intimo, quel che non superiamo continua a ripresentarsi. E’ un fatto digestivo.

Essere capaci di arrendersi è un modo per superare gli ostacoli?

Sì, anche qui ci si mette in discussione. Si evita di perdere tempo. Amo la testardaggine, ma solo gli asini sono cocciuti. Con molta simpatia per gli asini.

Come fare per evitare che i problemi si presentino?

Leggere Il quaderno del lupo.

Il motto di D’annunzio era “Memento audere semper”, è sempre necessario avere coraggio nella vita?

Sì, come dicevo su. L’anima te la devi guadagnare e i soldi con cui te la compri sono monete di coraggio.

Come si fa ad usare un problema per risolverne un altro?

Con furbizia, organizzazione e con gli esercizi de Il quaderno del lupo.

L’immaginazione ha un potere infinito e ci dà la possibilità di sperimentare virtualmente tutte le soluzioni possibili, per poi scegliere la migliore?

Certo, come ne “Il giorno della marmotta” l’immaginazione ci fa vivere tutte le vie possibili per poi scegliere la migliore. Senza dimenticare che immaginare è creare.

In conclusione cosa ti auspichi da questo libro? Pensi che una volta letto la gente potrà essere migliore e un tantino più felice?

Questa è la speranza. Ma me lo dovrete dire voi. Come accennavo più su il formato quaderno invita il lettore a cimentarsi nelle pagine. Vi chiedo di cimentarvi anche scrivendomi se vi va. Ditemi se funziona, se è utile e se avete avuto buoni riscontri. Fatemi sentire i vostri ululati.

“Il quaderno del lupo” di Paolo Mosca. Intervista a cura di Paolo Marengo. 

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