Dream Book

“L’arminuta” di Donatella Di Pietrantonio: recensione libro

Quando l’ho visto ero come inchiodata, bloccata. L’affascinazione era in moto. Non riuscivo a staccare lo sguardo dal titolo e dagli occhi della ragazza in copertina. Andavano su e giù, sull’una e sull’altra cosa. Lo sguardo della giovane, invece, restava inquietante. La lettura del titolo L’arminuta mi si spezzava tra i denti e riprendevo daccapo.

Mi suonava bene, ma del tutto sconosciuto. Un libro del genere così dirompente, faceva al caso mio. Ho intuito subito che il libro mi avrebbe regalato delle sorprese.

Una scrittura asciutta, magnetica

La scrittrice del romanzo, Donatella Di Pietrantonio, sa il fatto suo. Si sente che non ha paura del lettore. È sfacciata, schietta. La scrittura è asciutta, magnetica, aspra, scaricata da fronzoli come se non volesse macchiare il racconto da una stilografica che bisogna agitare per far scendere l’inchiostro. L’Arminuta pensavo, e continuavo a non capire. Ammaliata da tutto, specialmente da quello che non mi era chiaro, lo presi.

“Ero l’Arminuta, la ritornata. Non conoscevo quasi nessuno ancora, ma loro ne sapevano più di me sul mio conto, avevano sentito le chiacchere degli adulti.”

Questa è una storia che ti marchia a fuoco, che ti infiamma e ti lascia lì, a terra, a ripulirti dalle ferite. Non è un romanzo facile. Parla di abbandono, di una maternità lasciata scorrere nelle acque del destino, poi ritrovata senza pathos, apparente. Parla anche della sorellanza, quel sentimento che non può essere nebbia, foschia. Perché dalla sorellanza non ti aspetti colpi bassi ed infamate. È anche un porto sicuro, un approdo certo che ti permette di essere come sei, senza filtri, di arrenderti dinanzi agli occhi di tua sorella o di chi hai scelto come sorella, in un sentimento e in un’amicizia che ti porta a capire le cose vere. La vita.

“Ero l’Arminuta, la ritornata. Parlavo un’altra lingua e non sapevo più a chi appartenere. Invidiavo le compagne di scuola e persino Adriana, per la certezza delle loro madri.”

Una bambina con un buon senso da adulto

l'arminuta donatella di pietrantonioAdriana è la sorella dell’Arminuta. Una bambina con un buon senso troppo adulto, spiccia nelle scelte e pronta nelle risposte per togliersi dagli impicci. Una sorella sì, ma soprattutto una guida per l’Arminuta, troppo diversa da lei, inesperta della vita. Adriana, la vita l’ha affrontata nelle avversità dacché portava i calzini corti, l’Arminuta, invece, aveva vissuto in una casa confortevole e nell’agiatezza, ignara di come sbrigarsela da sola.

Di botto, però, le cose sono cambiate, allora le due vivono attraverso gli occhi dell’altra. Una per sperare di uscire dal tugurio di un’esistenza grigia e l’altra nel sogno di riuscire a farcela con lo studio. Eppure, la vergogna non l’ha mai abbandonata, attaccata alla pelle come un distintivo. L’Arminuta dalla sorella ha preso la resistenza e nella complicità entrambe si sono salvate. L’Arminuta di Donatella Di Pietrantonio ti restituisce alla vita, nella sua pienezza. Le mancanze che vedi attorno le riempi con giudizio e consapevolezza.

“L’Arminuta” di Donatella Di Pietrantonio, Edizioni Einaudi. Dream Book.

Lucia Accoto

Lucia Accoto. Critico letterario Rai Cultura per Mille e un libro Scrittori in Tv di Gigi Marzullo su Rai1. Giornalista pubblicista, recensore professionista. Lettura, scrittura e stile, fonti di vita e di ispirazione

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