I libri di Riccardo

“Serge” di Yasmina Reza: recensione libro

Ci si può affezionare a una famiglia disfunzionale? Credo di sì, capita spesso di subire il fascino di un ossimoro o di una dissonanza che gli assomigli. Ieri, per esempio, sono andato in brodo di giuggiole per quel “rumore incessante di opinioni” rifilato da Yasmina a un giornalista che in una recente intervista non si è lasciato sfuggire la ghiotta occasione di chiederle lumi sulla presenza di Putin nel libro.

Più che presenza, in realtà, una comparsata, visto che il soggetto in questione vi appare a mo’ di manifesto e che il romanzo è stato scritto in tempi non sospetti. Ora, vediamo anche noi di non incrementare i decibel dell’attualità e di tornare alla letteratura e alla famiglia di cui sopra. Disfunzionale, si diceva, con termine ormai inflazionato, ma funzionale alla narrazione, specie se la famiglia in questione è di origini ebraiche, e se la famiglia ebraica in questione finisce in balia dell’irriverente penna ebraica di Yasmina Reza. Il brillante e dissacrante astro “splendente” della letteratura transalpina, ci metterà una manciata di pagine a far sì che affezionarci ai Popper, da possibile, tenda a prendere la piega del probabile, anche senza dover metter mano a grosse passate di appretto.

“Diceva, non state a sentire vostra madre, è antisemita. E’ ebrea, osavamo puntualizzare. Sono i peggiori! I peggiori antisemiti sono gli ebrei. Dovete tenerlo a mente.”

I lati comici e patetici della famiglia, ereditati dai genitori di cui sopra, covano sotto la cenere dei rispettivi focolari domestici, ma sono destinati a deflagrare una volta riuniti in un luogo di tragica memoria come Auschwitz, ormai travolto dal turismo e dalla stupidità di massa, la stessa banale e massiva stupidità che pare in attesa del momento opportuno per trasformarsi di nuovo in Male, nell’indifferenza generale, tra selfie ridanciani, cafone “mise” balneari e nazionalismi al vento.

Famiglia variamente assortita, i Popper, composta dallo strabordante Serge, cialtrone, superstizioso, disposto a spingersi fino al ridicolo pur di guadagnare il centro della scena. Da Jean, il narratore, succube del fratello maggiore, talora critico nei suoi confronti, ma sempre pronto alla comunella se si tratta di sbeffeggiare Nana, la sorella benpensante e moralista. A figli, mariti, mogli e nipoti, invece, il compito di fare da cartina tornasole ai pirotecnici difetti degli adulti di pertinenza, minacciati dallo scorrere del tempo e dalla vacuità delle proprie esistenze. Vite raffazzonate, ma petulanti e invadenti, tali da relegare in un angolo il numero impressionante di quelle perdute, che i Popper sono andati a onorare in Polonia come tributo alle origini famigliari.

Lo sguardo di Yasmina, talentuosa figlia di una violinista ungherese e di un ingegnere iraniano, però, sa essere tanto caustico quanto indulgente, tanto tagliente quanto cauterizzante, quasi che a mettere in scena per anni il comico e il tragico della vita, da registi navigati ci si possa ritrovare in platea, spettatori benevoli di quella straordinaria commedia che non prevede repliche.

“Basta un’immagine a contenere un uomo.”

…e, a volte, basta una citazione a contenere un libro.

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“Serge” di Yasmina Reza, edizioni Adelphi. I libri di Riccardo

Riccardo Gavioso

Nasce a Torino nel 1959, dove si laurea in Giurisprudenza. Ma ormai incerto su chi fossero i buoni e i cattivi, e pur ritenendo il baratto una forma di scambio decisamente più evoluta del commercio, da allora è costretto a occuparsi di quest’ultimo. Inevitabile, quindi, che l’alienazione professionale lo spinga tra le braccia di una penna e che la relazione, pur tra alti e bassi, si protragga per diversi anni. Poi, deluso in egual misura da quel che si pubblica e da quel che non si pubblica, smette di scrivere narrativa e si occupa di giornalismo collaborando con diverse testate di rilievo e creando un blog che arriva a incuriosire diecimila lettori al giorno. Torna alla narrativa con Arpeggio Libero con cui pubblica attualmente. Ha ottenuto diversi riconoscimenti per i suoi racconti. Nel 1997 è stato finalista al Premio Internazionale di Narrativa “ Il Prione ”.

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