Latinoamericana

“Lo spirito della fantascienza” di Roberto Bolaño: recensione libro

Ho un grande rammarico letterario, quello di aver fatto la conoscenza di Roberto Bolaño qualche mese prima della sua scomparsa avvenuta nel 2003. Non me ne vogliate ma lo ritengo forse il più grande scrittore degli ultimi trent’anni, un genio assoluto, una penna d’oro alla stessa stregua dei grandi sudamericani come Cortázar o Gabo, 2666 resta un libro mondo da posizionare nella libreria al fianco di Rayuela, Sopra eroi e tombe, L’Aleph e Cent’anni di solitudine.

Lo spirito della fantascienza di Roberto Bolaño

“Il paesaggio geometrico dei quartieri e persino i colori avevano un’aria provvisoria, tutta una filigrana di energia, e, se uno acuiva la vista e una certa follia latente, si riusciva anche a sentire la tristezza sotto forma di veloci scintille, un po’ come uno Speedy Gonzales che scivolasse senza ragione o con qualche ragione segreta sulle grandi strade del DF. Non una tristezza malinconica ma una tristezza demolitrice, paradossale, che chiamava alla vita, alla vita radiosa, ovunque fosse”.

Vi do un consiglio approfittate degli sconti Adelphi per recuperare questo meraviglioso romanzo, il primo lavoro in assoluto, pubblicato postumo, un libro genesi, scritto quando Roberto giovane, povero ed afflitto dai dolori per la sua terra martoriata dalla dittatura del verme pinochet, si interrogava sulla dimensione letteraria che sarà poi la chiave dei successivi lavori.

Un libro di formazione che richiede una mente capace di entrare nei meandri più bui dell’animo che non parla di fantascienza ma che è fantascientifico.

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“Lo spirito della fantascienza” di Roberto Bolaño, edizioni Adelphi. Latinoamericana.

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