Un libro tra le mani

I “TETRA” di Andrea Donaera, Paolo Zardi, Valerio Aiolli, Emanuela Canepa, recensione: Un libro tra le mani.

Ed ecco i TETRA!!!
Un’idea bellissima: quattro uscite, il quattro del mese, quattro volte l’anno, quattro autori, quattro racconti, a quattro euro l’uno…in formato quadrato.
Un modo originale (ed esteticamente molto bello) per promuovere la lettura di racconti, che io amo da sempre.
E poi… i primi quattro autori scelti sono uno meglio dell’altro!!!
Emanuela Canepa Paolo Zardi Andrea Donaera Valerio Aiolli
Da chi inizio? 🤔

QUEL CHE RESTA DELLE CASE (Emanuela Canepa)

Ho scelto lei per aprire le danze dei racconti Tetra, un’autrice che ho conosciuto con “L’animale femmina” e che mi ha subito conquistato.

Diciamolo subito, una Canepa molto particolare, che non ti aspetti!

Una Canepa che ti porta dentro una storia misteriosa, soprannaturale, degna del miglior King e ancor più, forse, di Shirley Jackson (che amo molto), grazie alla capacità di inquietarti con un’atmosfera elegantissima, in bilico tra il reale e il surreale, capace di lasciarti sospesa, col dubbio eterno su cosa sia veramente accaduto.

Una narrazione molto sensoriale, che ti fa proprio sentire “divorata” dai muri della casa insieme alla piccola protagonista, ti arriva l’energia sprigionata dalle pareti, percepisci una presenza strana, non sai dove, non sai come, non sai perché, ma sai che stai per leggere qualcosa che ti porterà altrove.

E non sei mica tanto sicura di volerci andare, in questo altrove.

“Hai fame? Chiedeva. Non lo so, diceva la bambina. A me pare che sia la casa ad avere fame. Tu non ti senti come divorata quando siamo lì dentro? Perché fino ad oggi non me n’ero mai accorta? Perché comincia solo adesso che andiamo via? La nonna sorrideva. Secondo me la casa ti mangiava anche prima, solo che tu non ci facevi caso.”

Ma non mancano di certo gli aspetti psicologici relativi ai ruoli all’interno della famiglia (ruoli un po’ rovesciati): un marito che sente il bisogno di esercitare il suo potere per dare forma ad un ego che in realtà annega nell’insicurezza, una moglie che trova la sua stabilità solo poggiandosi alle false certezze del marito, una figlia che si ritrova a guardarli, desiderando invece di essere guardata.

Praticamente un equilibrio fatto solo di mancanze reciproche, al cospetto del quale la bambina sente il bisogno, il dovere, di proteggere i genitori come può. E può.

Poi c’è una nonna, un gatto, una casa in montagna…

Insomma è inquietante, magico, affascinante… un vero gioiellino, in tutti i sensi possibili.

LA NOTTE DELLE RICOSTRUZIONI (Andrea Donaera)

È Donaera, sì… assolutamente riconoscibile il suo stile, apparentemente frammentario, ma sempre poetico, una scrittura spezzettata e che spezza. È veramente difficile parlarne, perché siamo di fronte ad una storia che se ne frega della trama, non ci dice, non ci racconta, ci permette solo di captare, di percepire tra le macerie di una notte “delirante“, la storia di un uomo, un trentaseienne che, in seguito ad una notizia ricevuta, tira le somme della propria (miserabile) vita.
Non si lava più, non dorme più, non vede e non parla con nessuno.
Vagabonda nella sua stessa casa, come un reietto, un fallito, senza riconoscere neanche la sua immagine riflessa nello specchio.
Ha perso se stesso.

“Rifletti. Sei solo da troppo tempo. La solitudine non ti rende pazzo: peggio: ti svuota.
Sei le serie televisive che guardi; sei i pochi libri che leggi; sei le persone che passano per strada, sei il fattorino che ti porta da mangiare, sei la vicina, la figlia della vicina, i suoi malanni.
Non sei l’immagine nello specchio. Non sei i capelli sporchi, la bocca amara, il reflusso gastrico, le finestre sporche, la polvere ovunque…”

Ogni dettaglio delle sue devastanti condizioni igieniche è un morso in pieno stomaco.

“Non risali, non discendi, ma almeno rimani: in superficie.
Sei ombra senza corpo, impronte senza passi {sei poco: un brodo: freddato da ore [è così che ti senti (se qualcosa senti): diminuisci: hai contezza: non peggiori: non più] – ci sei sempre, ma sempre più concavo e spugnoso, poco, quasi non più- le labbra sempre mute, le orecchie sempre sorde, le vite mai vissute…}

Ogni parola sulle sue devastate condizioni psicologiche è un morso in pieno cuore.

Tanto da ricostruire in una sola notte: traumi di bambino al cospetto di una madre sempre depressa, di un padre smarrito, ricordi di un’adolescenza incazzata e interrotta da una ruspa che si è presa tutto all’improvviso, tutto l’affetto… e gli ha lasciato solo le maledizioni.
Gli amici, e le case in cui hanno sperimentato tutto: lutti, perdite, separazioni, bevute, sesso, silenzi.
E poi lei, F., quell’amore mai vissuto, mai detto, quell’amore che non succedeva mai eppure era tutto.
Con lei ha imparato l’amore “di lato“, mai dentro.

Un racconto che sperimenta (nella scrittura, nella struttura, nella punteggiatura) e riesce.
Difficile da assorbire (fa male), meglio leggerlo piano… pianissimo.

L’ULTIMO RACCOLTO (Paolo Zardi)

Cosa è l’ultimo raccolto?

È il secondo tempo della vita, quello in cui ti accorgi, superati i 50 anni e a fronte di un rapporto apatico e stagnante, che hai due sole strade da poter percorrere: continuare a rimanere immobile nell’acqua melmosa o provare a reinventarti un’ultima volta.

Ma devi decidere in fretta, il tempo non è più dalla tua parte.

“So tutto” dice lei al marito… e questa frase lo perseguiterà per tutto il tempo. Cosa sa? Di che parla?

Ma ha paura che ogni parola a sua discolpa possa peggiorare la situazione, quindi meglio stare zitto e aspettare… fino a quando la sua vita tranquilla fatta di lavoro, moglie e figlia adottiva, cessa di esistere nel modo in cui lui era abituato a viverla.

Vuoto, smarrimento, confusione, faranno da ponte ad un nuovo vivere. Migliore? Peggiore? Chi lo sa…

Il bello dei racconti di Zardi? …contengono tutto, la vita quotidiana, le persone comuni, i sentimenti reali, fallimenti compresi.

Pochi ingredienti e grande maestria nell’amalgamarli perché Zardi fa una cosa bellissima, ci parla di relazioni imperfette facendoci sentire perfettamente normali.

“Avrebbe voluto abbracciare ogni singola persona che aveva incrociato nella sua vita e chiedere scusa per non essere stato davvero all’altezza… ma poi pensò che non c’era alcuna colpa nell’essere una creatura imperfetta: della verità, ciascuno conosceva una piccola scheggia luminosa che scambiava per il sole.”

Proprio così, la verità è una piccola scheggia luminosa che scambiamo per sole… La verità è un qualcosa che è scritta in ognuno di noi e in noi rimarrà per sempre, ma, come dice Zardi, è scritta con l’inchiostro simpatico. Bellissima conferma!

X – UNA CACCIA (Valerio Aiolli)

Una sorta di spy story, dai risvolti profondamente psicologici.

Una caccia all’uomo che crea suspence senza essere assolutamente un racconto d’azione, tutt’altro.

È un racconto intimo, per me, sulla presa di coscienza di una vita passata a controllare, manovrare, scoprire e mettere a tacere.
Un fuggire da quella parte di se stessi che non si riesce più a tollerare.

X è un analista militare, non uno fra tanti, ma uno dei migliori.
Di quelli che lavorano in solitaria.
E adesso bisogna trovarlo, stanarlo, parlargli e capire.
Affascinante l’obiettivo, ma altrettanto affascinante è colui che lo cerca.

12 Dicembre 1969, Milano. Piazza Fontana. X ha solo 10 anni quando vede un ragazzino perdere una gamba nell’esplosione, un ragazzino come lui, innocente, ignaro, inconsapevole.
Proprio in quel momento decide di voler stare dalla parte di chi manovra, nella parte di realtà che agisce “sotto“, per non dover più essere “inconsapevole”, per poter fermare e disinnescare tutte le possibili bombe future sganciate nella realtà di “sopra“.
Ma non si può guardare per sempre la vita scorrere da quella prospettiva.
Si finisce per affogare.

“Ho guardato le vite degli altri di sotto in su e non mi sono mai messo a ridere. Ho salvato qualcuno che stava per annegare e ne ho fatti annegare altri che stavano per salvarsi. Non ho guardato in faccia nessuno, tanto meno me stesso.”

Bello e spiazzante, l’ho letto due volte… e chissà se ho davvero interpretato bene il finale.
Le ultime 10 righe stravolgono tutto e ti lasciano sgomento.
Affascinanti, quanto tutta la narrazione del resto.
Una scrittura ipnotica come ne ho incontrate poche.

Dei quattro autori scelti da Tetra per questa prima “sfornata” di racconti, Aiolli era l’unico che non conoscevo (nel senso che non lo avevo ancora letto), ed è stata una lacuna che ho felicemente colmato.
Leggerò altro di suo.

Un bellissimo viaggio, questo di TETRA, che non vedo l’ora di poter continuare…

“TETRA” di Andrea Donaera, Paolo Zardi, Valerio Aiolli, Emanuela Canepa 

TETRA edizioni . Un libro tra le mani.

Antonella Russi

Nata a Taranto, classe '76. Lettrice per passione, da sempre.

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