“Azzorre” di Cecilia M. Giampaoli, recensione: Un libro tra le mani
Azzorre è la ricerca di un passato che ha tolto troppo.
Azzorre è la speranza di colmare un’assenza.
Azzorre è un viaggio nella dignità del dolore.
Azzorre… è soprattutto un libro di incontri meravigliosi.
Cecilia aveva solo 6 anni quando suo padre morì nell’incidente aereo a Pico Alto, nell’isola di Santa Maria, nelle Azzorre.
Era il 1989… e lei, sua madre e sua sorella, rimasero sole, abbracciate nel letto, in un tempo sospeso a sperare che lui tornasse a casa.
Ne ha 32 quando decide di andare, di affrontare il viaggio, le sue paure, e provare a fare pace con questa perdita, senza sapere esattamente cosa aspettarsi, ma consapevole di dover essere lì con il corpo, di dover “sentire” sulla propria pelle.
Cecilia decide di partire per il luogo che si è preso suo padre, e decide di farlo “nuda“, pronta a vestirsi con ciò che troverà lì: immagini, sguardi, ricordi, cibo, incontri (anche quelli negati), pezzi di verità, resti… di aereo, di memoria, di generosità.
A Santa Maria troverà persone meravigliose, calore, rispetto, troverà una terra accogliente ed anche aspra che saprà donarle la maturità di chi, cercando la verità, si accorge di aver trovato qualcos’altro di molto più prezioso… la gratitudine, l’affetto, e la consapevolezza che la verità, se non è intera, se non è perfetta, perde tutta la sua importanza.
Forza e delicatezza
Mi ha colpito la delicatezza della scrittura, in netto contrasto con il contenuto fortissimo, che non prende un dolore personale e lo lancia in pasto a tutti, anzi… riesce a fare di una vicenda che è pubblica (il disastro aereo c’è stato ed ha coinvolto tante persone), una narrazione discreta, privata, densa di una dignità capace di farci muovere tra le pagine “in punta di dita”…
Non c’è nessuna rabbia, non si cerca un colpevole a tutti i costi, ma si percepisce un’apertura, la voglia di accogliere ciò che proviene da questa triste vicenda, anche la scoperta che, molto spesso, i ruoli non sono nettamente definiti e ci sono molte più vittime, non solo tra i passeggeri dell’aereo e le loro famiglie, ma anche laddove proprio non ti aspettavi ci fossero.
“Perdono ora, e chiedo perdono”.
Grazie Cecilia, per averci donato questo piccolo “immenso” pezzo di te, per averlo fatto con una grazia sorprendente, per aver trasformato tutto ciò che hai visto, tutto ciò che hai provato, in parole e suggestioni.
Grazie per le foto, ammetto che quella con tuo padre è di una dolcezza e intensità commoventi.
E grazie per la tua voce autentica, pulita, vera.
“Azzorre” di Cecilia M. Giampaoli, Neo edizioni. Un libro tra le mani.