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Transumanza, Giuse Alemanno: una storia poetica ed esilarante guidata da una prosa straordinaria

In un piccolo paese d’Abruzzo nell’Italia fascista il protagonista fugge unendosi a un gruppo di bovari

Un consiglio: prima di accingervi a questa sorprendente lettura, sedetevi, mettetevi comodi e godetevi il viaggio.
Perché di vero e proprio viaggio si tratta, e Transumanza sarà un percorso “a passo di vacca” che unisce avventura, ironia, imprevisti e colpi di scena orditi dalla brillante penna di Giuse Alemanno.
Siamo nell’Italia fascista, in un piccolo paese dell’Abruzzo. Il protagonista, Dino Di Cristina, è un giovane che, per aver partecipato alla punizione di un gerarca, è costretto a scappare e nascondersi.
Con i fascisti alle calcagna, non gli resta che accettare l’insolita proposta di unirsi a un gruppo di bovari che stanno partendo per la transumanza e che dovranno condurre una mandria di mucche, via via più cospicua, dall’Abruzzo alla Puglia.

La transumanza come metafora di vita

E da questo punto in poi la narrazione diventa esilarante, perché i compagni di viaggio di Dino sono, a dir poco, originali. In primis, Ottavio Guarnieri, il vaccaro a cui Dino affida la sua salvezza, un uomo che parla per enigmi e nei cui “occhi grigio piombo gli risiedeva quel tipo di luce che sembra domani, indispensabile a chi guida i deboli e gli incerti”. E poi c’è il figlio, Nicola, che con il suo fare allegro e scanzonato aiuterà Dino più di quanto si aspettasse. La Transumanza si fa sogno, metafora di crescita e incanto quando al gruppo si aggiungono altri incredibili personaggi, come Peppino, attore teatrale partenopeo, fratello di Edoardo e Titina, e un giovane Antonio che “odia gli indifferenti”. Superfluo spiegare chi siano.

Transumanza: romanzo gioiello dalla prosa ammaliante

Tra avvincenti racconti davanti al fuoco, un inaspettato incontro con una ragazza in difficoltà, mucche che tentano la fuga e pericolosi banditi, questo romanzo si rivela un piccolo gioiello nel quale trovano posto personaggi sfaccettati che si farà fatica a dimenticare, e una prosa magistrale, a tratti poetica, a tratti ironica, ma che in ogni aspetto denota una non comune capacità di scrittura e talvolta ricorda lo straordinario umorismo di Benni e le incursioni letterarie di Griffi.
Ma Alemanno ha una sua prosa, straordinaria, e padroneggia lingua e narrazione con evidente sapienza. Avesse avuto il doppio delle pagine, questo libro sarebbe stato ugualmente incantevole, perché si fa fatica a sottrarsi alla sua malia.
Una lettura consigliata a chi ama le belle storie e, soprattutto, la bella scrittura. In un panorama editoriale fagocitato dalle trame, ce n’è davvero un gran bisogno. Applausi.

IL VINO

Il vino da abbinare a questa lettura non può che essere il Montepulciano d’Abruzzo DOC, rosso intenso, secco e armonico come i personaggi del libro e con tannini che si integrano bene tra loro, come Dino al gruppo dei bovari. 

LE CITAZIONI

Giuse Alemanno

“Il fascismo aveva trasformato il buon senso in conquista. Il vivere civile era bandito, anch’io lo ero diventato e altri con me. Perché la mia non era una condizione privata: in diversi subivamo. Gocce di pioggia su un piano inclinato, da lacrime sparse diventammo rivolo, poi corso d’acqua dolente. Furono le botte e l’olio di ricino somministrato con violenza a Franco Mancini che ci resero impetuosi. Trovammo coraggio e bersaglio: il podestà Domenico D’Angelo, mazzolatore vile, capo delle Camicie Nere di Graticelle d’Abruzzo, speculatore e medico condotto, giammai in galera”.

L’alba suonò il bosco. La terra è musica. Tutti gli elementi donano una nota; foglie, rami, fili d’erba. Ogni melodia è definita, netta, riconoscibile. Dall’intrecciarsi dei suoni arriva il canto supremo della natura. Il graduale sollevarsi del sole dona ad esso un ritmo maestoso. Si risvegliano gli dei. E le vacche con loro. Io mi sentivo una appendice trascurabile. Ma era tempo di partire. L’Abruzzo non si addiceva alla mia sicurezza. Fascisti e Celere di certo mi cercavano in ogni dove. Ero costretto a una salvezza bovina”.

Transumanza, Giuse Alemanno, Las Vegas Edizioni, a cura di Sopra le righe.

Michela Bilotta

Sono nata a Salerno e vivo da oltre dieci anni a Bruxelles, dove mi occupo di comunicazione e ufficio stampa. Giornalista pubblicista dal 2007 e sommelier professionista, ho maturato un’esperienza ventennale come direttrice creativa, editor e addetta stampa per case editrici, agenzie pubblicitarie, testate giornalistiche, ONG internazionali e istituzioni europee. Ho, inoltre, pubblicato guide turistiche, racconti e manuali per concorsi a cattedra. Ho sempre usato le parole per lavoro e per passione, e il mio amore per la scrittura è pari solo a quello per la lettura. La metrica dell’oltraggio, Jack Edizioni, è il mio primo romanzo edito e tratta dei diversi aspetti della violenza di genere partendo dalla tragica storia della poetessa Isabella Morra, assassinata dai fratelli, fino ad arrivare al fenomeno dei femminicidi oggi. Il libro ha destato l’attenzione della stampa nazionale, è entrato nell’elenco ufficiale dell’AIE come testo scolastico ed è stato presentato alla Camera dei deputati.Tre miei racconti sono stati pubblicati nell’Antologia “Ad alta voce”, a cura della scrittrice Sara Rattaro.

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