"Il ballo" di Irène Némirovsky: l’ipocrisia borghese messa alla gogna.
Il difficile rapporto madre figlia, l'avidità della scalata sociale e il disagio adolescenziale.
In questo brevissimo romanzo, Il ballo, sono già evidenti i tratti distintivi di quell’impressionismo sentimentale che caratterizza le opere di Irène Némirovsky: la messa alla gogna dell’ipocrisia borghese, la condanna al finto perbenismo, i rapporti familiari improntati alla crudeltà dietro una patina di impeccabile educazione.
QUANDO IL RAPPORTO MADRE FIGLIA DIVENTA LOTTA DI POTERE
La quattordicenne Antoniette è una ragazza timida e goffa, che sogna il grande amore come riscatto da una situazione familiare che la vede oggetto costante di rimprovero e di scherno da parte della madre. La signora Kampf è una donna avida e ambiziosa che, dopo anni di ristrettezze economiche, vede nell’improvvisa agiatezza, dovuta a un fortunato investimento del marito, la rivalsa che ha sempre sognato. Inizia, così, ad assumere modi affettati e artificiosi, nel vano tentativo di imitare quell’alta società a cui ha sempre ambito e alla quale crede di aver finalmente il diritto di appartenere.
Ma nei dialoghi tra marito e moglie, quando credono di non essere uditi dalla figlia, traspaiono la grettezza e la meschinità che i soldi non sono riusciti a mitigare.
UNA VENDETTA SPIETATA
Per sancire la loro mutata condizione economica e inaugurare la nuova, sontuosa casa, i Kampf, incuranti dell’insofferenza della figlia, costretta a dure lezioni di musica con un’insegnante arcigna e meschina, decidono di organizzare un ballo in grande stile, invitando le personalità più in vista della città. Nulla viene lesinato in vista del grande giorno: sfarzosi addobbi floreali, cibo pregiato, musicisti. Ma, mentre la tensione della signora Kampf sale man mano che il giorno del ballo si avvicina, cresce anche la delusione della figlia, alla quale è stato vietato di partecipare alla serata, nonostante le sue accorate suppliche. La madre le confisca persino la camera da letto, confinandola nello sgabuzzino.
Ma la vendetta della ragazza sarà terribile e beffarda e porterà allo scoperto la vera natura della sua famiglia e delle persone che la circondano. Un’opera spietata e meravigliosa, che si legge e rilegge con immutato piacere e che conferma l’enorme talento della Nemirovski nel tratteggiare personaggi indimenticabili uniti da legami che diventano spesso nodi scorsoi. Un potente ritratto dell’ambivalenza dei sentimenti, dell’ambizione smodata e della mediocrità che diventa vittima di se stessa. Un romanzo che si legge in apnea, per riemergere ammirati, sorpresi e sbigottiti.
IL VINO
La lettura di quest’opera non può che accompagnarsi a un bicchiere di Champagne che, con le sue bollicine effervescenti e persistenti, è un omaggio all’ambientazione del libro e all’eleganza a cui la protagonista ambisce.
LA CITAZIONE
“Perché quell’invidia vergognosa, disperata, che consuma il cuore, nel vedere passeggiare due innamorati al tramonto, che si baciano mentre camminano e vacillano un poco, come ebbri?… Un odio da zitella a quattordici anni? Eppure sa che avrà anche lei la sua parte; ma ci vorrà tanto tempo, così tanto, non arriverà mai, e, nell’attesa, quella vita meschina, umiliata, le lezioni, la dura disciplina, la madre che grida…”.
Da “Il ballo”.
“Il ballo”, Irène Némirovsky, Adelphi, a cura di Sopra le righe.