Libri in pillole

“Rosso Istanbul” di Ferzan Ozpetek: recensione libro

Mi capita spesso, quando si parla di sentimenti, emozioni o sensazioni, di rendermi conto di avere un’ossessione ricorrente: quella di associare i colori a ogni stato d’animo, operazione che faccio quasi automaticamente anche quando ascolto la musica. Per esempio, la calma per me ha il colore azzurro del mare, la felicità mi fa pensare al giallo acceso. La nostalgia, invece, l’ho sempre ricondotta a un colore specifico: l’arancione, ma non uno qualsiasi. È quello del tramonto che colora gli edifici di Roma nel mese di ottobre, che avvolge la città e l’abbraccia con quel suo calore tiepido, e che porta con sé il vento di ponente, leggero, delicato, refrigerante.

Rosso Istanbul di Ferzan Ozpetek è un libro che, a dispetto del titolo, mi ha fatto proprio pensare all’arancione, perché il viaggio del regista turco che ritorna nella sua città natale è costellato di ricordi, emozioni, volti, colori, affetti, che lo riportano indietro nel tempo, in quei luoghi che hanno segnato la sua giovinezza. Ed è un percorso caldo, avvolgente, che fa impolverare le scarpe mentre si cammina lungo i vicoli della città, che fa stringere il cuore quando a sovrapporsi al presente sono quegli episodi familiari che hanno segnato la crescita del regista turco. Ma, parlando di colori, ce n’è ovviamente anche un altro all’interno del romanzo di Ozpetek, ed è il rosso delle proteste giovanili, il rosso della ribellione, il rosso di chi lotta per le proprie idee, per i propri ideali, e che non si arrende davanti alle azioni violente di chi tenta di reprimere la libertà d’espressione. Ma è anche il rosso che richiama il colore della passione, dell’amore in tutte le sue sfaccettature, in tutte le sue manifestazioni. Perché l’amore è una sorta di nastro con cui è confezionato e adornato Rosso Istanbul, un fiocco posto in alto per ricordare che senza amore non esiste vita, non esistono ricordi, non esiste nostalgia.

“Nella cartolina di mio padre, Istanbul è ritratta in bianco e nero. Istanbul, la città della malinconia, anzi dell’hüzün, quel sentimento a metà fra la tristezza e la nostalgia. Sarà per i palazzi abbandonati che si stanno sgretolando; o per le yali, le antiche case di legno costruite su pontili e affacciate sull’acqua del Bosforo usate un tempo per la villeggiatura. Poi bruciate o distrutte, una dietro l’altra. Hüzün sono le sere piovose d’inverno e i gabbiani in certe albe tristi”.

Rosso Istanbul consta di due parti, una dedicata al viaggio del regista, l’altra al racconto della storia di Anna e Michele, moglie e marito in vacanza a Istanbul, le cui vicissitudini porteranno a un finale molto cinematografico, ed è un libro che si legge tutto d’un fiato, perché conquista e rapisce per la genuinità con cui l’autore racconta il suo legame con la città del Bosforo.

“Rosso Istanbul” di Ferzan Ozpetek, edizioni Mondadori. Libri in Pillole.

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Alessandro Oricchio

Dottorando in studi politici Sapienza Università di Roma, speaker di Teleradiostereo, giornalista pubblicista iscritto all'Odg del Lazio. Amante dei libri, dei viaggi, del calcio, della lingua spagnola, del mare e della cacio e pepe.

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