“Dulhan – La sposa” di Melania G. Mazzucco, recensione: Un libro tra le mani
DULHAN – LA SPOSA, di Melania G. Mazzucco.
Una storia inizialmente scritta per la radio, che vinse il premio “Miglior Radiodramma Europeo 2001“.
Poi piéce teatrale messa in scena, lo scorso anno, da Valerio Binasco al Teatro Stabile di Torino.
Un solo luogo in cui si svolge l’azione:
Una casa nuova, di cui si percepisce solo la presenza di un divano, un materasso, un tavolo, un balcone… e una piscina condominiale.
Tre personaggi:
• Una ragazza straniera (probabilmente indiana), giovane, bella, senza soldi, senza documenti, e addirittura senza un nome.
• Un uomo, ingegnere in carriera, mezza età, benestante, abituato a prendersi tutto ciò che vuole, anche a costo di calpestare la dignità altrui.
• Una donna, anche lei benestante, non più giovanissima, che finge di non sapere, di non vedere, per paura di perdere il suo ultimo treno…
É un testo sulla violenza, sul razzismo, sull’immigrazione e sulla solitudine.
C’è la sopraffazione maschile, la disperazione di chi non ha nulla se non i propri sogni (ma la tenacia di vederli realizzati anche solo per un momento, anche solo per finta), la rassegnazione e la frustrazione di chi non ha il coraggio di dire “no, io merito di meglio“… e tace e diventa complice di un abominio.
Sopra ogni cosa ci sono le dinamiche di potere in seno alle relazioni, amorose e non.
Dialoghi secchi, asciutti, che celano una grandissima tensione drammatica, e immagini nitide nella loro cupezza.
La Mazzucco, oltre che eccellente scrittrice, si è rivelata anche una bravissima drammaturga.
Racconta un dramma culturale, più che mai attuale.
Purtroppo.
E questo è il link per ascoltare il Radiodramma:
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“Dulhan – La sposa” di Melania G. Mazzucco, Einaudi editore . Un libro tra le mani.
