“Una persona alla volta” di Gino Strada: recensione libro
«La guerra ha il tratto di Guernica: visi sfigurati dalla disperazione, paura, corpi straziati, la madre che tiene il figlio senza vita tra le braccia e maledice il mondo. Quante donne ho visto abbandonarsi alla disperazione per un figlio ucciso.»
Una persona alla volta non è un’autobiografia di Gino Strada, non è una celebrazione dei successi di Emercency, non è un racconto. Eppure è tutte e tre le cose insieme.
Pagina dopo pagina si mescolano i ricordi della famiglia Strada, il percorso di studi e l’inizio di una promettente carriera di chiurugo.
Poi arriva la decisione di non andare negli Sati Uniti ad operare perché «che senso ha praticare la medicina in un Paese dove per potersi curare la gente deve tirare fuori la carta di credito?».
Gli aneddoti sui collaboratori più stretti che hanno messo in piedi la struttura di Emergency, i racconti delle missioni nei paesi di guerra e i dati.
I numeri sono la cosa che più colpisce, come ogni dato che si rispetti sono crudi, buttati in faccia al lettore, un pugno nello stomaco.
Numeri sulla disuguaglianza sociale, in un mondo dove ci sono oltre quaranta conflitti attivi e dove ventisei ultramiliardari possiedono più risorse della metà povera del Pianeta.
Numeri di guerra. Nel 2021 dopo il ritiro delle truppe USA dal territorio Afgano, il costo in vite umane è stato di « 2448 soldati uccisi, oltre 20.000 feriti, 300 milioni di dollari al giorno per vent’anni – solo da parte degli Stati Uniti»
L’ultima volta che ho visto Gino Strada in tv era l’inverno del 2020.
Era visibilmente stanco, ricordo di aver avuto la sensazione che fosse in qualche modo stato prosciugato da tutte le missioni.
Non sapevo fosse da tempo malato. Eppure le sue parole, le sue affermazioni erano lucidissime, ricordo che parlava non delle guerre ma della Pandemia.
E nel libro ci sono pagine anche sulla pandemia, sul sistema sanitario italiano travolto dai contagi che salivano in maniera esponenziale.
«Erano tutte conseguenze inevitabili dello stato di emergenza in cui si trovava mezzo mondo? Solo in parte: quello che veniva sbattuto in faccia in quei giorni era anche il risultato dei tagli al sistema sanitario nazionale, che tra le altre cose aveva portato allo svuotamento dell’assistenza territoriale a vantaggio dei cosiddetti “centri di eccellenza” e di cure sempre più costose e non sempre efficaci. »
La sensazione leggendo è quella di chiacchierare con un amico, seduti in soggiorno ad ascoltare il punto di vista di un uomo gigantesco, appassionato e militante.
Un uomo che ha trascorso la vita non ad aiutare ma ad esercitare la professione medica, a fare il suo dovere dove i pazienti lo necessitano.
Pakistan, Afganistan, Giappone, Africa e anche in Italia sorgono centri di Emergency ad offrire cure gratuite e di alto livello a chiunque ne abbia bisogno.
Emergency è attiva “in Moldavia per l’assistenza ai profughi ucraini.
In Afghanistan, Uganda, Iraq, Italia, Sierra Leone, Sudan, dove hanno aperto e gestiscono, posti di primo soccorso, centri sanitari, centri pediatrici, centri per la riabilitazione, centri di maternità, centri di eccellenza, ambulatori, ambulatori mobili.
In Eritrea, per dare supporto alle attività dell’ambulatorio cardiologico dell’Orotta Medical Surgical National Referral Hospital di Asmara” (fonte sito Emergency.)
Il lascito di Gino Strada continua in tutti gli operatori di Emergency e le sue parole, le sue idee, restano in questo ultimo libro che per tutti noi è una preziosa fonte di riflessione e di stimolo a pensare che un modo diverso, più uguale e più rispettoso della vita umana non solo è possibile ma è necessario.
Biografia dell’autore
Gino Strada, (Sesto San Giovanni, 21 aprile 1948 – Rouen, 13 agosto 2021), è stato medico, attivista, filantropo e scrittore italiano, fondatore, assieme alla moglie Teresa Sarti (1946-2009), dell’ONG italiana Emergency. Ha pubblicato Pappagalli verdi. Cronache di un chirurgo di guerra. 1999 – Buskashì. Viaggio dentro la guerra, 2002. – Una persona alla volta, 2022.
«Non è troppo tardi per andare in una direzione più giusta. Non lo faranno i nostri governanti, non lo faranno i politici, spetta a noi in quanto persone e non in quanto cittadini di questo o quel Paese, in quanto persone che si riconoscono semplicemente come membri della stessa specie, invertire la rotta per evitare la sofferenza di centinaia di milioni di esseri umani. Non è troppo tardi per far sentire la nostra voce di cittadini del mondo.»
“Una persona alla volta” di Gino Strada, edizione Feltrinelli. Lib(e)ri di leggere.
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