Dream Book

“Una minima infelicità” di Carmen Verde: recensione libro

Ti guardi e vorresti essere altro. Sfiguri davanti alle aspettative e gli occhi degli altri, insieme ai tuoi, raccontano un’altra storia. La verità è tutta lì, chiara finanche nei silenzi. La tua vita va avanti per sottrazione. Ti senti difettosa, piccola piccola rispetto a quello che il desiderio semina nella fantasia.

Le senti le voci, bisbigliate, che ti fiaccano l’animo, che ti fanno chinare il capo per la vergogna nell’aver solo immaginato ciò che non ti apparterrà mai. E l’infelicità si insinua nelle viscere. Passa da pelle a pelle, dalla tua a quella di chi ti sta accanto. Pensi di avere il sangue cattivo, ereditato dalla famiglia. Per non fare danni e creare ulteriori dispiaceri, accomodi il tuo respiro a quello di tua madre. Cerchi protezione, attenzione, solidarietà. Vuoi anche essere il prolungamento del suo fiato. Accorci le distanze passando dal suo sguardo assente, spento, distratto. Rinvigorisci la forza dell’amore per lei vivendo l’infelicità che si fa grande o minima a seconda dei momenti. Te ne appropri, la annusi, senza cambiare alcunché. Ti sottometti ai fantasmi e alla serietà delle labbra. Non hai coraggio e diventi ruvido.

La fantasia non appartiene a tutti. Quando manchi di immaginazione riduci anche la bellezza delle cose, dei sentimenti, degli attimi. Non li riconosci. Sai che sono istanti diversi, eppure senti che non ne farai parte. In fondo, l’infelicità è uno stato emotivo privo di scosse. Finisci, così, in catalessi perché non hai mai provato a stare in acqua a bracciate. Rinunci, in questo modo, al movimento, alla frenesia dei contrasti, alla selvatica ballata dei colori che accendono o spengono il senso della vita.In Una minima infelicità di Carmen Verde entri nell’esistenza di Annetta che vive all’ombra di sua madre. L’una minuta e l’altra bella e molto inquieta. La donna si vergogna della figlia per quel suo corpo che non cresce, piccolo d’altezza. Annetta avverte l’infelicità della madre e la fa sua per sentirla più vicina, per amarla di più. Si sente inadeguata al mondo di fuori. Coltiva, con gli anni, l’arte della rinuncia. In fondo, lei è abituata perché il suo fisico è stato più abituato a sottrarre che ad aggiungere. Questo le ha tolto qualcosa, ma l’ha unità all’infelicità della madre.Il romanzo è un capolavoro. Definirlo bello è riduttivo. La storia ha una forza dirompente. La scrittura entra nelle piccole cose, che poi sono quelle che fanno vera la vita, in un modo così straordinario che il lettore pende dalle sue parole. Ognuna di esse ha una bellezza intima, da proteggere. Ha talento, Carmen Verde.

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“Una minima infelicità” di Carmen Verde, edizioni Neri Pozza Dream Book.

Lucia Accoto

Lucia Accoto. Critico letterario Rai Cultura per Mille e un libro Scrittori in Tv di Gigi Marzullo su Rai1. Giornalista pubblicista, recensore professionista. Lettura, scrittura e stile, fonti di vita e di ispirazione

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