Finire inerme per un pregiudizio è intollerabile. I preconcetti razziali sono duri a morire, resistono come l’erba cattiva. Comportamenti che collidono con l’accettazione umana sono la gramigna della società. Essere presi di mira per il colore della pelle, ancora oggi, sembra assurdo nonostante le tante grandi battaglie contro il razzismo.
Quando accade, si agitano le masse, si fanno sentire le voci di disapprovazione. Non si può accettare la morte di un ragazzo, di un figlio, di un fratello, per mano della polizia e, per giunta, per questioni razziali. Se questo succede, ancora, vuol dire che abbiamo fallito tutti, nessuno escluso. La Storia e gli anni non ci hanno insegnato nulla perché siamo incapaci e troppo prepotenti per imparare e vivere secondo giudizio.
In Milwaukee Blues di Louis-Philippe Dalembert entri nel vivo della storia di Emmett, un ragazzo di colore soffocato per mano della polizia che lo arresta. La vittima viene ricordata da chi l’ha conosciuta. Le varie tappe della sua vita sono inquadrate da amici, da insegnanti, che ne delineano una figura in cerca di un sogno. Sarà il proprietario di un minimarket a comporre il numero di emergenza 911. Questo l’inizio di una fine e il tormento di notti da incubo. Il romanzo è forte e intenso. La parte più cruda della narrazione si snoda in una scrittura che batte il ritmo, quasi a voler sottolineare colpe ed errori come fossero il mea culpa di tutti.Vieni a parlare di libri con tutti noi nel gruppo Facebook The Book Advisor
“Milwaukee Blues” di Louis-Philippe Dalembert, edizioni Sellerio. Dream Book.