Nascondere la propria sessualità, in passato, era la norma per gli omosessuali. Il regno della persona, del suo essere intimo, poteva trasformarsi in pagine stampate a caratteri cubitali. Nel periodo fascista sorse una colonia per contenere coloro che avevano “attentato alla moralità pubblica e alla sanità della stirpe”.
In L’isola dei femminielli di Aldo Simeone sei a San Domino, nelle isole Tremiti, il confino scelto dal regime fascista per chi era accusato di omosessualità. I “femminielli” alloggiano in due baracche fatiscenti, con un secchio a fare da gabinetto e un camino mal funzionante per le notte più fredde. I femminielli sono perlopiù siciliani, perché arrestati per un omicidio avvenuto nel 1937 a Catania e ancora, dopo due anni, rimasto irrisolto, che continua a perseguitarli. La vita a San Domino è dura, scandita dal disprezzo degli isolani, dagli incontri clandestini nei boschi e dalla conta dei carabinieri, esiliati anche loro che non disdegnano di trovare conforto tra i femminielli.
Il romanzo è toccante. La narrazione è delicata, soffice, coraggiosa. La scrittura è vera, autentica. La storia punta il focus su un pezzo dimenticato della storia italiana attraverso singole esperienze di discriminazione e di resistenza.
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“L’isola dei femminielli” di Aldo Simeone, edizioni Fazi. Dream Book.