Essere al fianco del proprio uomo stando un passo indietro per alcune donne è la norma. Potrebbe sembrare un punto debole, ma non lo è, dal momento che sono sicure di ciò a cui vanno incontro. Quasi sacrificate nel ruolo di mogli, devote, sono l’insostituibile presenza anche nelle distanze. Sono silenti. Attente a dosare le parole, troppe offuscherebbero il consorte e troppo poche lo imbarazzerebbero. Sanno perfettamente a cosa vanno incontro, soprattutto quando il futuro è più incerto.
In La moglie di Dante di Marina Marazza conosci la storia di Gemma, la donna di cui Dante Alighieri non scrisse mai. Lei sposa Dante per amore. Lui non è ricco, non ha potere politico e per di più è un poeta. Gemma, a trent’anni, diventa una vedova bianca. Suo marito Dante è costretto ad un lungo esilio. Gestisce le difficoltà economiche, quattro figli e l’ostilità politica verso la sua famiglia. Le vengono confiscati tutti i beni e deve fuggire, insieme ai figli con un altro in grembo, per rifugiarsi in una malsana palude. In ogni tappa della sua vita c’è suo cugino Corso Donati, il barone bello, violento e seduttore, ma anche protettivo e leale, che lei respinge ma da cui in realtà è attratta. Beatrice, la musa di Dante, che ha visto in carne ed ossa, bella come nessun’altra, non è un suo problema. Perché Gemma è sempre accanto a Dante, lei è il suo vero punto di riferimento.
Il romanzo è straordinario. La narrazione è magia pura. La protagonista, Gemma, è viva. Palpita di passione, di intelligenza. È il fiato del coraggio anche nel farsi invisibile cedendo il passo, senza rancore, all’immortale della grandezza del marito, Dante Alighieri. La scrittura è sorprendente. Marina Marazza affabula il lettore. È molto brava, davvero
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“La moglie di Dante” di Marina Marazza, edizioni Solferino. Dream Book.