La menzogna guasta l’esistenza. Quando essa è lunga una vita si confonde con l’anima. La si porta in giro come se fosse acqua limpida, normale, una cosa ovvia. La recita della menzogna, che veste tutti i giorni chi l’ha scelta come protezione, diventa casa. Per mantenere salda la falsità si mette in piedi una audace volontà di sopravvivenza perché se arrivi ad essere bugiardo sino all’osso vuol dire che devi salvare qualcosa di importante.
In La città degli incontri proibiti di Carolina De Robertis senti le vibrazioni del tango, del sogno e della passione di Leda. È il 1913. Leda ha diciassette anni quando sbarca a Buenos Aires. Ha attraversato l’Oceano per vivere con il marito sposato un mese prima per procura in Italia. L’approdo per lei è una sconfitta, lo sposo è stato ucciso prima del suo arrivo. La giovane è sola in una città straniera, in una terra ancora più straniera. In Leda vive il sogno di suonare il violino e campare di musica. Agli uomini questo è concesso, alle donne no. Lei non ha niente da perdere, si taglia i capelli, con le fasce si appiattisce il seno e si veste da uomo. Una menzogna la sua che potrà costarle molto cara, ma che è pronta a recitare per essere una cosa sola con la musica, con il suo violino, con il tango. Nasconderà anche altro per proteggere la sua passione e la sua libertà.
Il romanzo rapisce l’anima. Pulsa di vita, di determinazione, di coraggio, di passione. La storia è un concentrato di energia, di ritmo, di povertà e redenzione, di margini dell’anima e di tocchi magnetici. La scrittrice ha il dono della narrazione.
“La città degli incontri proibiti” di Carolina De Robertis, edizioni Garzanti. Dream Book.