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“Eleanor Oliphant sta benissimo” di Gail Honeyman: recensione libro

“ELEANOR OLIPHANT STA BENISSIMO” di Gail Honeyman è stato in cima alle classifiche per diverso tempo, qualche anno fa. E io, ovviamente, non me lo sono filata di striscio. Se ricordo bene, è stata anche colpa della simpatica creaturina che ai tempi aveva pochi mesi e si svegliava ogni volta che osavo girare una pagina, cosa che si è tradotta prima in uno stop forzato alle mie letture, e poi nell’acquisto di un e-reader. Ma non divaghiamo. Non essendo abituata a leggere un libro solo perché svetta in classifica o se ne parlano tutti, ai tempi avevo deciso si ignorare il “fenomeno Eleanor Oliphant”, ma recentemente, in cerca di una nuova lettura, ho acquistato l’esordio di Honeyman, senza neanche leggere la sinossi. Era giunto il nostro momento.

Mi chiamo Eleanor Oliphant e sto bene, anzi: benissimo. Non bado agli altri. So che spesso mi fissano, sussurrano, girano la testa quando passo. Forse è perché io dico sempre quello che penso. Ma io sorrido, perché sto bene così.”

So benissimo che non si giudica un libro dalla copertina, ma guardando la casetta di fiammiferi bruciacchiati e quel nonsoché di infantile e ruvido nelle font usate per titolo e autore, mi ero aspettata un thriller, una storia cupa e angosciante dai ritmi serrati, cosa che avrebbe spiegato il successo di pubblico riscosso ai tempi della pubblicazione. Ecco, non si giudica un libro dalla copertina: il rischio è quello di aprire un caso editoriale di qualche anno fa e scoprire che non parla di killer spietati ma di una donna sociopatica, con un passato atroce e un presente incasinato.

Eleanor è una donna che divide la sua vita fra lavoro e casa, e incasella tutto in uno schema che porta avanti, sempre identico a se stesso, giorno dopo giorno, anno dopo anno. Ufficio, casa, telefonate settimanali con la madre, pochi rapporti umani, vodka misurata in modo rigoroso: questo pattern viene scardinato da due eventi inaspettati. L’incontro con un uomo di cui si innamora e l’arrivo di un nuovo collega. Ma attenzione, non storcete il naso: non è un thriller ma non è neanche un romanzo d’amore scontato e prevedibile. Questi nuovi stimoli investono la routine della protagonista, scalfiscono il guscio che si è creata e, pagina dopo pagina, Eleanor cambia e rimodella la propria vita che, ovviamente, non la faceva stare benissimo come lei invece sosteneva.

La mia voce e i miei pensieri cominciavano a piacermi davvero, ne volevo di più, mi facevano sentire bene, calma, persino. Mi facevano sentire me stessa.

Ora, se avessi letto la trama prima di tuffarmi nella lettura, forse non avrei mai acquistato il libro. E ogni tanto, mentre leggevo, mi chiedevo cosa mi spingesse ad andare avanti. Non ho una risposta anche adesso che il libro l’ho finito, ma so che “Eleanor Oliphant sta benissimo” è una specie di calamita editoriale, un libro in cui, anche se di fatto succede ben poco in termini di eventi, tornare a rifugiarsi ancora e ancora è inevitabile. La questione del passato di Eleanor che viene svelato col contagocce è un mistero che in fondo non interessa davvero risolvere, perché i personaggi (pochi) sono così improbabili che bastano a farti dire: “Vediamo ora che succede!”.

Nonostante qualche incongruenza nella gestione delle psicosi di Eleanor, il libro mi è piaciuto e mi sorprendo a sentire la mancanza della sua vocina petulante, ora che ho finito di leggerlo.

Non resta che vedere se l’esordio d’oro della sua autrice, Gail Honeyman, si trasformerà in una serie di libri da leggere d’un fiato come questo.

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Eleanor Oliphant sta benissimo di Gail Honeyman, Garzanti. Leggi-Mela.

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