Il peccato riguarda tutti, nessuno escluso. Non sono immuni neanche le anime pie, devote. Ci sono colpe e colpe: gravi, meno gravi e gravissime. Ognuno conosce la misura delle proprie azioni. Quelle turpi, scandalose, cattive, hanno una sostanza che si traduce in sentenze, condanne interiori, ammesso e concesso che si abbia una coscienza. Altrimenti tutto passa come una necessità, una cosa fatta, che si doveva fare. Male. Pensarla in questi termini è un male che offusca la ragione anche sulla base di una mancata scelta.
In Il segreto della monaca di Monza di Marina Marazza entri in una storia fatta di veli, di voti e veti. Marianna, figlia di un conte spagnolo, avrebbe voluto sposarsi. Invece si ritrova, con il nome di suor Virginia, a essere la Signora del convento di clausura delle benedettine di Monza. Ha preso i voti a tredici anni senza vocazione per servire gli interessi del padre. Nel chiuso della sua cella sogna il mondo di fuori. Un giorno vede il bel Gian Paolo Osio, la sua casa confina con il convento. Il nobiluomo la corteggia e lei risponde alle lusinghe. È amore, scoperta e sesso. In un convento non è solo Dio a vederti, ci sono tanti occhi e altrettante bocche. E se un segreto così mortale rischia di essere svelato, si è disposti a fare di tutto per proteggerlo anche uccidere. Ma l’Inquisizione, nel ‘600, infligge castighi peggiori della morte.
Il romanzo è eccellente. La storia è scritta come un thriller storico, ricco di atmosfera e di colpi di scena. La narrazione è potente, vera. La scrittura è sofisticata ed appassionante. Non difetta in nulla.
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“Il segreto della monaca di Monza” di Marina Marazza, edizioni Solferino. Dream Book.