Chi conosce la miseria vive soprattutto la fame del riscatto. Non avendo niente non ha nulla da perdere, per questo si spinge oltre con i sogni. Vede chiaramente quello che potrebbe diventare, ciò che potrebbe creare. Riuscirci diventa un obiettivo, un punto di partenza per cambiare vita.
In Il canto della fortuna di Chiara Bianchi conosci la storia di Angelo Rizzoli, fondatore dell’omonima casa editrice. Milano, fine Ottocento. Angelo Rizzoli conosce la miseria più cruda. A otto anni entra in un orfanotrofio assistenziale, il Martinitt. Il funzionario che lo registra scrive: “Una vita di stenti”. Lui “è il numero 412 ricamato su camicie, calze, mutande, su tutto”. Angelo prende la licenza elementare e va a lavorare nella bottega di un orafo. Non fa per lui. Poi, la fortuna. Quasi per caso, si propone ad un tipografo. È attratto dal profumo dell’inchiostro, dai caratteri ordinati nei cassetti dei compositori. Ha trovato il suo mestiere. Da tipografo, Angelo Rizzoli diventa editore. Costruisce un patrimonio, diventa ricchissimo. È il re, il commendatore, delle riviste, dei libri, del cinema. È anche il patriarca di una famiglia che ha costruito un impero.
Il romanzo è strepitoso. La storia è affascinante in ogni suo aspetto. La narrazione è magistrale. La personalità di Angelo Rizzoli è tracciata in modo così dirompente che il lettore riesce benissimo a sentire la sua voce. È molto brava, Chiara Bianchi.
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“Il canto della fortuna” di Chiara Bianchi, edizioni Rizzoli. Dream Book.