Latinoamericana

“Mandibula” di Mónica Ojeda: recensione libro

Mandibula per semplificare potrebbe essere inserito nella categoria horror benché sia un libro tutt’altro che catalogabile in un genere, impreziosito da uno stile ed una prosa che assumono connotazioni psicologiche con un forte impulso Sociale ed Antropologico. La scrittura a tratti raffinata e pacchiana, con citazioni pop, riferimenti da serie tv e struttura letteraria classica, ci mostra un libro originale, gotico, contorto, nevrotico ovvero compulsivo ossessivo.

[…]”la natura delle figlie era saltare sulla lingua materna tenendosi salde per mano; sopravvivere alla mandibola per diventare la mandibola, prendere il posto del mostro, ossia della madre-Dio che dava inizio al mondo del desiderio.” […]

“[…] L’infanzia finisce con la creazione di un mostro che vaga nella notte: un corpo disgustoso che non può essere educato […]”

In Mandibula di Mónica Ojeda, in forma estremamente sessualizzata, convivono violenza, angoscia e terrore ma anche elementi che riconducono ad un romanzo di critica sociale e di formazione centrato sulla comunione e sullo sviluppo sensoriale-psicologico di giovani donne, carnefici e vittime allo stesso, il loro vivere in un contesto alienante ed inaffettivo di una società dei consumi che divora, usa e getta via le comunità umane. In conclusione Mandibula non è solo un Horror in salsa andina ma, piuttosto, un trattato sulla paura che attanaglia e sconquassa l’animo umano.

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“Mandibula” di Mónica Ojeda, edizioni Polidoro. Latinoamericana.

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