Un libro tra le mani

“Resto qui” di Marco Balzano, recensione: Un libro tra le mani

Per poter parlare di “RESTO QUI“, di Marco Balzano, bisogna partire innanzitutto dalla copertina (che poi racchiude il senso di tutto).

Lo guardi e lo riguardi, quel campanile che svetta dall’acqua… e non puoi fare a meno di trovare l’immagine molto bella, molto suggestiva, un paesaggio quasi ipnotico, un luogo che ti viene voglia di raggiungere, di fotografare…

Poi leggi il libro e ti vergogni.

Ti vergogni di aver pensato che quel lago fosse “bello“, ti vergogni di aver desiderato di andare a fare una foto come una turista, ma soprattutto ti vergogni di aver ignorato per tutti questi anni la storia di quel lago, di Resia, di Curon, del Sudtirolo e della loro gente.

Persone che hanno perso tutto, casa, lavoro, ricordi, senso di appartenenza ai luoghi, la loro stessa identità, già fortemente minata dopo il primo conflitto mondiale con l’annessione all’Italia e poi con l’arrivo di Mussolini.

Persone che hanno dovuto rinunciare alla loro lingua, il tedesco, e con essa alle loro origini, alle loro radici… che hanno cercato di mantenere e tramandare di nascosto, con delle scuole di tedesco clandestine, pagando anche col confino questa loro “resistenza“.

Già ferite nel loro senso identitario si sono viste poi accerchiare, da una parte i fascisti con le loro imposizioni italiane, dall’altra i nazisti, su cui, sciaguratamente, molti hanno poi riposto le loro (vane) speranze di salvezza, indossando persino le divise tedesche e combattendo una guerra non loro.

Dopo gli orrori della guerra, fatta di diserzioni, morti, fame, freddo… ecco che il “potere” decide che la costruzione della famigerata diga, per tanti anni rimandata, si farà, anche a costo di “annegare” due paesi, perché il progresso non puo mica arrestarsi davanti ad un mucchietto di case… e cosa importa se quel mucchietto di case rappresentano il mondo intero per qualcuno!

Una pagina di storia che non si studia sui libri, di cui si parla poco e niente, e che invece dovremmo conoscere tutti.

Ma il tocco da maestro di Marco Balzano è stato quello di raccontare questa vicenda, certamente triste e dolorosa, non fine a se stessa, ma all’interno di un’altra vicenda, molto intima, personale, ancora più struggente e ancora più dolorosa: la scomparsa di una figlia.

La disperazione di chi si vede portar via la propria bambina, senza poter mai più sapere nulla di lei.

Continuando a vivere, a lottare, portando questo dolore pesante come un macigno sul cuore, ma coltivando (sempre e per sempre) la speranza di un suo ritorno, di un suo cenno, anche piccolissimo.

Ma quello che Trina, madre forte e tenace, ben presto capisce è che ciò che davvero le rimane sono solo le parole, quelle nessuno gliele potrà mai togliere.

E quindi parla e scrive a questa figlia perduta, le racconta tutto quello che la vita le ha dato e le ha tolto, tutto quello che è stato “nonostante” la sua assenza.

Struggente.

“Non ti racconterò la tua assenza. Non ti dirò una sola parola degli anni passati a cercarti, dei giorni sulla soglia a fissare la strada. Non ti dirò di tuo padre che senza salutarmi esce di casa […]. Non ti dirò dei mesi in cui ciascuno di noi all’improvviso scappava, senza avvisare gli altri, e tutti e tre trovando la casa vuota pensavamo che prima o poi i boschi ci avrebbero inghiottito. Persi per sempre nell’insensato tentativo di riportarti qui. Dove non volevi più stare.”

Balzano ha scritto pagine meravigliose, essenziali nella forma, senza fronzoli letterari, ma ricche di una sensibilità straordinaria.

Ha scritto un romanzo sì, inventando e trasfigurando personaggi, senza però intaccare i fatti storici narrati nella loro sostanza (si sente tutto il lavoro documentale che c’è dietro), e donando ad ogni personaggio del libro, anche quelli minori, tutta la dignità che è stata loro tolta.

Resto qui

Adesso, alla luce di tutto quello che ho letto e che so, la voglia di andare sul lago di Resia mi è rimasta, ma è un desiderio diverso, più intimo, ovvero il desiderio di sdraiarmi lungo la riva del lago, guardare il campanile, ultimo sopravvissuto, e rileggere questo libro, soffermandomi sulle pagine piu intense e provando a visualizzare il paese che è proprio lì davanti, sommerso, annegato, cercando di ascoltare tutte le voci che sicuramente ancora giaciono là sotto, le voci disperate e indignate di chi è stato calpestato nei suoi diritti umani, di chi apparteneva a quel luogo, di chi lo amava tanto da restare, fino all’ultimo, fino a quando l’acqua ha iniziato ad entrare nelle case, ma poi è stato zittito per sempre in nome di una violenza subdola e inarrestabile, che è quella dei potenti, del denaro.

Stupendo.

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“Resto qui” di Marco Balzano, Einaudi editore . Un libro tra le mani.

Antonella Russi

Nata a Taranto, classe '76. Lettrice per passione, da sempre.

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