Dream Book

“L’albero della danza” di Kiran Millwood Hargrave: recensione libro

Esiste la follia del dolore. Arraffa tutto, anche il fiato, per seccare la vita. Cadi, così, in un abbandono senza tempo. Non senti nulla, spenta agli stimoli. Diventi un automa e, nel peggiore dei casi, una larva umana. Non hai più interessi. Sei priva di forza, eppure dentro senti il fuoco dei pensieri, tristi e depressi, che si attorcigliano con rabbia quasi fossero le serpi di Medea.

Se vinci la pazzia, puoi ricadere nell’inganno che deforma lineamenti e realtà. Il dolore agita la mente che si fa sterile di prospettive. In testa senti un ronzio, costante. Poi, il brusio si fa tamburo. Tum tum, tum tum. Il martellare di parole mute formano una danza dai tuoi discorsi tenuti stretti tra labbra serrate. Il disordine istilla confusione e istiga quell’arrendevolezza che chiede sollievo. Al dolore si aggiunge altro dolore perché ti senti in trappola, senza scampo. Batti la testa, i piedi, il corpo, non riconoscendoli tuoi. La follia del dolore ti genera come dannata e finisci, per gli altri, ad essere anche peccatrice. Lo smantellamento del raziocinio è imprevedibile. Puoi farti foglia,  vento. Di certo, sarai alito e trasparenza. Non parli o non lo farai più come una volta. Soffi lettere che saranno comprese solo da chi ti ama e saranno schivate da coloro che ti additano come un’appestata. La pazzia del dolore è anche fuoco. Senza avvertimento ti consegna quella forza che ti smuove dal parassitismo, ma che non genera vita.In L’albero della danza di Kiran Millwood Hargrave sei i passi forti e forsennati di molte donne, che a piedi scalzi e sanguinanti, si agitano per la pazzia del dolore. Strasburgo, 1518. È estate, il caldo è torrido. Porta carestia e siccità. Una donna, la prima, danza in mezzo alla piazza. Balla per giorni, senza tregua. Sembra posseduta. La fame, il dolore della fame, la fanno danzare come se fosse il diavolo in persona. A lei, poi, si uniscono altre donne, centinaia, e di tutte le età che danzano senza fermarsi neppure quando sono prossime allo sfinimento. Neppure davanti alla morte. Ai confini della città, vive la signora delle api. Lei ha un vuoto. Anzi, tredici vuoti nel corpo e nel cuore. Porta il peso di tante perdite e dinanzi all’albero della danza ricorda, prega e spera.Il romanzo è bellissimo. La storia è suggestiva, originale, avvincente. La scrittrice rievoca un incredibile episodio storico. Mette nero su bianco temi estremamente attuali e che hanno sempre segnato qualsiasi epoca come: la maternità, l’amore proibito, il patriarcato. La narrazione focalizza il destino, crudele, toccato spesso alle donne nel corso della Storia. La prosa è un dono. Impeccabile.

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“L’albero della danza” di Kiran Millwood Hargrave, edizioni Neri Pozza.  Dream Book.

Lucia Accoto

Lucia Accoto. Critico letterario Rai Cultura per Mille e un libro Scrittori in Tv di Gigi Marzullo su Rai1. Giornalista pubblicista, recensore professionista. Lettura, scrittura e stile, fonti di vita e di ispirazione

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