Sussurri tra le pagine

“Origini” di Saša Stanišić: recensione libro

“Nonna ha visto una bambina giù in strada. Dal balcone le grida di non avere paura, adesso ci pensa lei ad andare a prenderla. Non muoverti! Senza nemmeno infilarsi le scarpe, nonna scende tre piani, adagio, adagio, le ginocchia, i polmoni, i fianchi e quando arriva giù, dove aveva visto la bambina, la bambina non c’è più. La chiama, chiama la bambina. Le macchine frenano, schivando mia nonna con le sue calze nere sottili sulla strada che un tempo portava il nome di Josip Broz Tito e che oggi porta il nome della bambina scomparsa sotto forma di eco – Kristina! chiama mia nonna, ed è il suo stesso nome quello che sta chiamando: Kristina! È il 7 marzo 2018 a Višegrad, Bosnia ed Erzegovina. Nonna ha ottantasette anni e undici anni.”

Il musicista Vedran Smailović suona nella Biblioteca Nazionale distrutta a Sarajevo nel 1992 (1992, Mikhail Evstafiev, GNU Free Documentation License, Wikimedia Commons)

Un incipit folgorante è ciò che prima di tutto regala Saša Stanišić con il suo romanzo “Origini”. Prosegue, poi, con un susseguirsi di emozioni più o meno forti e anche quando sembra arenarsi in discorsi già fatti, riesce comunque a sorprendere con un finale tutto da costruire, perché in fondo, la conclusione di ogni storia è sempre strettamente dipesa dalle scelte compiute e da quelle aggirate.

In una terra violata da innumerevoli tragedie, in un paesino pronto a sparire, in una Jugoslavia che ad un tratto smette di esistere. Un calderone in cui si confondono etnie e religioni diverse fino a generare una miscela esplosiva. In un anno il cui le varie appartenenze diventano materiale infiammabile e ogni origine può essere quella sbagliata. Così inizia una storia, fatta di ricordi, frutti dolci solo per metà e partite allo stadio quando “l’altro” non era ancora “il nemico”.“La storia è cominciata con l’affievolirsi della memoria e un paese quasi scomparso. È cominciata in presenza dei morti: sulla tomba dei miei bisnonni bevvi grappa e mangiai ananas.”

L’infanzia, i giacchini caldi lavorati a mano, i fagioli rossi che predicono il futuro, i libri d’avventura, la

Saša Stanišić (2019, Harald Krichel, CC BY-SA 4.0, Wikimedia Commons)

passione per la Stella Rossa di Belgrado; tutto spazzato via dal soffio di un vento maligno, che agita bandiere multicolore, tante bandiere, troppe, a ciascuno la propria.

Le parole di una lingua vecchia, dure come solo le desinenze slave sanno essere, pregne di un significato nascosto, pronto a svelare i ricordi dell’infanzia di prima. Prima. Prima della guerra, delle morti, della fuga, della paura, delle mine, prima che il buio iniziasse ad inghiottire persone, prima che il muschio rendesse illeggibile un nome su una lapide di legno. Prima. Quando c’erano ancora le pareti e non le pietre a segnalarne l’assenza. 

Cimitero del Leone a Sarajevo, 1992 (1992, Mikhail Evstafiev, GNU Free Documentation License, Wikimedia Commons)

Poi la fuga verso un luogo sicuro, dove le piazze non hanno nome e le persone si trasformano in statistiche. “Eravamo criminalità, disoccupazione giovanile, quota di stranieri.” Un luogo di pace e sicurezza in cui far perdonare la propria presenza in quanto migrante, mentre alcuni alzano la posta in gioco per coprire il dolore lancinante. Trascinandosi dietro una valigia improvvisata, attraverseranno con la mente, milioni di volte, quel sentiero minato al quale sono sopravvissuti, o forse no.

Un flusso di pensieri che sgorga dalla mente dell’autore bambino, attraverso la penna dell’adulto. Stanišić uomo, che ricerca le proprie origini nei ricordi sbiaditi di una nonna, con la paura di rivangare un passato doloroso e il desiderio di chiarire cosa significhino realmente le “origini” in un mondo di fuggiaschi senza patria. “Oggi quando ci incontriamo, facciamo sempre qualcosa che richiede attenzione. Parliamo di ciò che stiamo vivendo. Per parlare di ciò che è stato ci vorrebbero tranquillità e dedizione, e soprattutto il coraggio di fare domande. Dopo Višegrad, di Višegrad non parliamo più. (…) Le origini sono le casualità dolciamare che ci hanno spinti qui e là. Sono un’appartenenza che abbiamo e basta, senza aver fatto nulla per conquistarla. (…) Le origini sono la guerra. (…) Le origini sono mia nonna. E le origini sono anche la bambina per strada che vede soltanto lei.”

I mondi svaniscono se non si sbarra la strada per tempo e con decisione a chi vuole lasciarli svanire.

“Origini” di Saša Stanišić, edizione Keller Editore.

Sussurri tra le pagine per The BookAvisor.

Vieni a parlare di libri con tutti noi nel gruppo Facebook The BookAdvisor.

Angela Finelli

Classe 1987. Nata a Napoli, tra i vicoli e l'odore del ragù lasciato a "pappuliare" a fuoco lento già dall'alba. Amante dei libri da sempre, della buona cucina e delle mete insolite. Dipendente dal caffè, dalle risate spontanee e da quella punta di follia che rende la vita imprevedibile. Fiera sostenitrice del potere delle parole e dei sussurri nascosti tra le righe, quelli che lasciano un'impronta nella memoria e i brividi sulla pelle.

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio