I libri di Riccardo

“Mio fratello” di Daniel Pennac: recensione libro

Bernard Pennac. No, non è un refuso. Bernard è un fratello che riteneva importante non aggravare l’entropia. Mica tutti abbiamo fratelli con priorità così articolate. Daniel sì, lo aveva. E impersonava “quel po’ di dolcezza che restava nel mondo”.

Bartleby lo scrivano

Alternanza. Può spiazzare, magari può rendere più complessa la lettura, e a volte, come nel caso di questo libro, può essere valore aggiunto. Perché Lo Scrivano era un altro che di certo non aggravava l’entropia.

Curioso, no?, che uno scrittore famoso per un romanzo enciclopedico e digressivo, a sua volta talmente famoso che bastano due parole, il folgorante incipit “Chiamatemi Ismaele”, per capire di che romanzo si tratti, raggiunga la perfezione con un racconto. Così poco conosciuto in Francia, che molti lo pronunciano Bartlebai. Una perfezione, sia ben inteso, che deve essere negli occhi di chi legge, o di chi ascolta il monologo teatrale messo in scena da Daniel Pennac, in memoria di Bernard Pennac, e che intercala la storia dello scrivano con i ricordi che legavano i due fratelli. Una perfezione imperfetta, l’unica vera forma di perfezione per il lettore quasi perfetto. Perché la perfezione non sarà di questo mondo, ci hanno insegnato, ma non si può escludere che possa essere di qualche altro mondo, magari di un mondo immaginario.

Per quali ragioni il racconto di Melville rappresenterebbe la perfezione? Daniel Pennacchioni ve lo spiega bene in questo libro, Alessandro lo fa, altrettanto bene, in una famosa lettura televisiva che potete facilmente reperire in rete. Parlo, ovviamente, di Alessandro Baricco.

Ma torniamo a Bernard, il fratello maggiore, il più amato da tutti: quello che sapeva esserci, quello che sapeva ascoltare, quello che alle Madeleine preferiva i Biscotti Bartleby, eppure quello rimasto enigmatico e sfuggente, come Bartleby, appunto. Destinato a farsi mito, come chiunque sia in grado di dire con voce sotto le righe e senza punti esclamativi: “Preferirei di no”. Mito? Ebbene sì, perché La Dignità, quella che cantava Dylan, è ormai animale mitologico al pari dell’unicorno, e gli uomini che la incarnano sono destinati a divenire miti della quotidianità.

A essere narrati e rimpianti.

Mi sarebbe piaciuto poterti conoscere, Bernard Pennac, ma, grazie alla Letteratura, è stato possibile.

“Mio fratello” di Daniel Pennac, edizioni Feltrinelli. I libri di Riccardo

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Riccardo Gavioso

Nasce a Torino nel 1959, dove si laurea in Giurisprudenza. Ma ormai incerto su chi fossero i buoni e i cattivi, e pur ritenendo il baratto una forma di scambio decisamente più evoluta del commercio, da allora è costretto a occuparsi di quest’ultimo. Inevitabile, quindi, che l’alienazione professionale lo spinga tra le braccia di una penna e che la relazione, pur tra alti e bassi, si protragga per diversi anni. Poi, deluso in egual misura da quel che si pubblica e da quel che non si pubblica, smette di scrivere narrativa e si occupa di giornalismo collaborando con diverse testate di rilievo e creando un blog che arriva a incuriosire diecimila lettori al giorno. Torna alla narrativa con Arpeggio Libero con cui pubblica attualmente. Ha ottenuto diversi riconoscimenti per i suoi racconti. Nel 1997 è stato finalista al Premio Internazionale di Narrativa “ Il Prione ”.

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