Appena ho concluso la lettura di Ragazza, donna, altro, vincitore del Man Booker Prize nel 2019, mi sono detta: caspita, devono leggerlo tutte e tutti. Il motivo principale credo sia racchiuso in questo pensiero: noi bianchi abbiamo davvero un grosso problema con il razzismo, da sempre. Ma questo libro non parla di razzismo o perlomeno non ne è l’argomento principale.
“Nessuno raccontava a gran voce di essere cresciuto in un palazzone di trenta e passa piani delle case popolari, con una madre vedova che lavorava come donna delle pulizie nessuno raccontava a gran voce di non essere mai andato in vacanza in vita sua, neanche una volta nessuno raccontava a gran voce di non aver mai preso un aereo, visto uno spettacolo a teatro o il mare, o mangiato in un ristorante, di quelli coi camerieri nessuno raccontava a gran voce di sentirsi troppo bruttoscemograssopovero o semplicemente fuori luogo, fuori contesto, un pesce fuor d’acqua”.
Dodici donne nere
È un romanzo ambientato in Gran Bretagna che abbraccia un arco temporale che va dall’inizio del Novecento fino ai giorni nostri e racconta le vite di dodici donne. Dodici donne nere inglesi. Hanno età, preferenze sessuali, professioni, etnie, estrazioni sociali differenti. Sono storie di lotte per l’inclusione, di fuga dall’oppressione, di sudore per cercare di vivere una vita dignitosa. Sono donne guerriere, coraggiose, ambiziose.
“Megan disse a Bibi che aveva sempre pensato che le femministe odiassero gli uomini, anche se nel momento stesso in cui digitava queste parole sulla tastiera si rese conto che non era davvero una conclusione a cui era arrivata lei ma per favore!, sbottò Bibi, il femminismo non c’entra niente con l’odiare gli uomini! si parla di liberazione della donna, pari diritti e svincolarsi da tutta una serie di aspettative limitanti, devi cominciare a pensare con la tua testa invece di imitare a pappagallo il patriarcato, è ora di crescere, Megan!”
E poi ci sono il femminismo e l’attivismo, ed emerge chiaramente dalla narrazione come siano cambiati nel corso delle generazioni. La consapevolezza di un approccio femminista, in un’ottica intersezionalista, che ciascuna delle protagoniste ha rispetto alla classe, alla razza, al sesso e alle opportunità ci mostra una pluralità di identità e punti di vista sui mondi delle donne.
Potrebbe sembrare un susseguirsi di storie colorate di buono e giusto ma uno degli elementi di grande forza di questo romanzo è invece la totale onestà nel dipingere queste donne con i loro difetti, i loro cedimenti e turbamenti, con tutte le contraddizioni che spesso le persone si portano dietro. Senza retorica.
Un’altra caratteristica è la forma della narrazione che si presenta quasi senza punti fermi, senza alcuna punteggiatura per i discorsi diretti, e le frasi sono disposte come un testo poetico. L’autrice l’ha definito un fusion fiction, una forma letteraria tra prosa e poesia. All’inizio il colpo d’occhio è forte ma poi ci si abitua e si entra in questo flusso di voci che ti trascinano in un vortice di bellezza e di energia vitale.
Questo romanzo è un grande insegnamento. Parla della complessità e della multiculturalità della società, di quanto siamo tutti interconnessi, variopinti, difficili, ma anche di quanto la condivisione e il supporto facciano la differenza. È un inno alle donne nere, a tutte le donne.
C’è speranza, qui.
E poi ci siamo noi che continuiamo a guardare l’alterità con gli stereotipi, con modelli culturali predefiniti e con l’arroganza della nostra presunta supremazia. Già, la società bianca del potere.
“Ragazza, donna, altro” di Bernardine Evaristo, Edizioni SUR. Un libro alla finestra.