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“La magica libreria delle meraviglie” di Amelia Mellor: recensione libro

“La magica libreria delle meraviglie” di Amelia Mellor ha tutti gli ingredienti per essere un libro appassionante: libri, magia, sfide e inganni.

Eppure, è come se nella ricetta che ha portato Amelia Mellor a scrivere “La magica libreria delle meraviglie” qualcuno abbia cancellato i primi passaggi. Leggendolo, mi sono trovata buttata in un mondo in cui la magia, una magia strana, a tratti ingegneristica, c’è ma non si capisce che regole segua: è esclusiva del signor Cole? È dono per pochi eletti? Perché alcuni sì e altri no?

La libreria stessa, ispirata a una reale esistita in Australia, è uno spazio caleidoscopico mai descritto davvero e spesso dato per scontato nella sua geografia. Più volte ho dovuto ridisegnare la mappa mentale che mi ero costruita perché dalla lettura emergevano nuove aree, altri spazi. Ho continuato a sentirmi estranea e smarrita e trovo sia un peccato perché la Book Arcade poteva essere un luogo splendido da sentire come “casa”.

Ma veniamo alla storia…

Tutto ha inizio quando un misterioso individuo detto Ombromante si presenta alla Cole’s Book Arcade: Pearl, una dei molti figli della famiglia del libraio, lo incontra e subito percepisce che c’è in lui qualcosa di strano. Sensazione che aumenta quando le cose intorno a lei iniziano a sfiorire, a partire dal padre, che piano piano si ammala. Pearl, insieme a uno dei fratelli con cui ha meno a che fare, stringe un patto con lo straniero: solo se riusciranno a superare sette sfide, potranno tenersi papà e la libreria, altrimenti perderanno tutto, compresi i loro ricordi.

Nonostante i molti premi e le recensioni entusiaste, mi tocca lo scomodo ruolo di voce fuori dal coro. A me il libro non ha convinto fino in fondo. Come detto, sin dalle prime pagine ho percepito la grandezza della magia che sorregge l’intero impianto della libreria, ma mi è mancata quell’aura descrittiva intrigante che mi permettesse di capirne il funzionamento, e quindi farla mia. Mi sono sentita spettatrice passiva di una serie di meraviglie che però non mi hanno mai lasciata davvero a bocca aperta.

Lo stesso signor Cole, perno intorno a cui ruota la vicenda, è così sovrastrutturato (padre geniale, mago creativo, libraio e autore fuori dagli schemi) da risultarmi respingente. Quando poi tutto va in pezzi, la caduta avviene in modo tanto repentino e riguarda personaggi che ho sempre sentito distanti e così, anche in questo caso, ho faticato a empatizzare col dramma che mi si dispiegava davanti agli occhi.

A un certo punto, comunque, la narrazione prende il ritmo e sono scesa a patti con la sensazione di essere ospite della storia. Ed è proprio quando ciò è avvenuto che nella mia testa qualcosa ha nuovamente fermato la magia: il meccanismo delle sfide giocate contro il cattivo per avere indietro la propria famiglia vera e imperfetta mi ha ricordato “Coraline” di Neil Gaiman. Un’eco un po’ troppo forte per apprezzare il seguito.

Tirando le somme: “La magica libreria delle meraviglie” è un brutto libro? No, non si può dire che sia brutto; si legge e si arriva alla fine, a volte la narrazione prende più di altre, ma nel complesso non è scritto male e tutto sommato la storia piano piano conquista il lettore. Lo consiglierei? Penso di no, soprattutto non a un adulto che, come me, spesso legge libri definiti “per ragazzi”.

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“La magica libreria delle meraviglie” di Amelia Mellor, Edizione EL

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