Libri all’arsenico, pagine al formaggio e lettere proibite [foto]

Se fino ad oggi abbiamo parlato di libri che probabilmente non potremo mai leggere per ragioni che vanno ben oltre il nostro controllo, per il quarto appuntamento della nostra rubrica “i libri illeggibili”, parleremo, invece, di libri pressoché leggibili, ma che richiedono un grande sforzo di concentrazione da parte del lettore, per il formato del testo utilizzato, per il suo stile o per la natura del supporto scelto, il quale potrebbe risultare poco (o per nulla) maneggevole. 

Senza barare, mi raccomando, e quindi senza ricorrere a copie più “comode”, iniziamo dai libri realizzati con materiali piuttosto inusuali: in pole position troviamo sicuramente Ben Denzer, artista, designer ed editore americano, con il suo “20 Slices of American Cheese”, una creazione che si colloca a metà strada tra un libro ed un oggetto d’arte, composta, appunto, da 20 “pagine” di formaggio americano in fette (sì, la traduzione è corretta). 

Libri all'arsenico
Fette di formaggio americano
(2017, Martylunsord, CC BY 4.0, Wikimedia Commons)

Sappiamo che fin dall’antichità sono stati utilizzati molteplici materiali per trasmettere nozioni, messaggi, pezzi di Storia o credenze religiose: dalla pietra all’argilla, dalla cera alla corteccia d’albero, dalle lamiere di metallo fino a papiri e pergamene. L’obiettivo di Denzer, però, non è quello di comunicare un messaggio attraverso la forma scritta, ma, piuttosto, attraverso la composizione materiale del libro stesso, utilizzando, principalmente, elementi legati alla vita quotidiana e, nello specifico, ingredienti di piatti umili. Lo scopo è quello di indurre nel pubblico una domanda: cosa definisce un libro? 

La piccola creazione quadrata con la sua copertina in tela arancione e la stampa blu in cima, che riporta “20 slices” come titolo, è stata realizzata da Denzer e pubblicata dalla sua casa editrice, la Catalog Press. Ma si tratta di un libro o di un pacchetto di fette di formaggio, così composte per somigliare ad un libro? In fondo l’opera sarebbe materialmente illeggibile, anche qualora foste disposti a “sporcarvi le mani”, poiché le particolarissime 20 “pagine” non contengono testo. L’idea di Denzer è quella di “stimolare ciò che un libro potrebbe essere” nell’ambito della sua ricerca sui libri interattivi, e per farlo parte proprio del loro elemento principale: le pagine. Con un materiale altamente deperibile, queste, sembrano chiedere ad ogni lettore se sia la forma scritta, l’oggetto in sé, i materiali utilizzati, la rilegatura o il fine ultimo di trasmettere un messaggio, a fare effettivamente il libro. Nel mentre, ogni appassionato d’arte, dovrà fare i conti con le proprie peggiori paure, interrogandosi sui metodi di conservazione più efficaci per una realizzazione tanto effimera. Sembra, infatti, che la domanda maggiormente posta all’artista, riguardi l’aspetto della refrigerazione. L’opera andrà messa in frigo? Ma soprattutto avrà una data di scadenza? 

Libri all'arsenico
“Land Rover Edible Survival Guide”
(2012, Land Rover MENA, CC BY 2.0, flickr)

A riportare una data di scadenza certa, invece, è il “Land Rover Edible Survival Guide”, un manuale di sopravvivenza voluto nel 2012 dalla Land Rover per i clienti di Dubai in caso l’auto li piantasse nel bel mezzo del deserto. Il libro spiega come fare una mappa, come orientarsi, come fabbricare segnali di aiuto o riparare l’auto utilizzando il libro stesso. Ma soprattutto, è stato realizzato con carta di amido a base di patate e stampato con inchiostro a base di glicerina, sicuro da mangiare e facile da digerire in caso di necessità. In effetti, che i libri fossero nutrimento per l’anima era cosa già nota, ma avreste ma immaginato che potessero diventarlo anche per il corpo? Pensate che in un futuro non troppo lontano riuscireste a leggere il vostro pranzo o, magari, a mangiare il vostro libro? Attenzione, però, a chi è attento alla linea, a quanto pare, la guida ha gli stessi valori nutrizionali di un abbondante cheeseburger, da gustare, sì, ma con moderazione. 

D’altro canto, l’utilizzo di materiali inconsueti per accogliere la forma scritta, ha rappresentato, spesso, più un’esigenza che una vera e propria scelta. È il caso dei prigionieri di guerra, che non avendo a disposizione carta e penna, erano costretti a cercare soluzioni più creative per raccontare la propria storia. Di recente, ad esempio, è stato ritrovato il violino di un soldato della guerra civile americana, usato come diario, ma uno degli esempi più noti è sicuramente quello del combattente della resistenza norvegese Petter Moen, che “punzecchiò” con uno spillo su quadrati di carta igienica, il proprio diario, per poi nasconderlo in un pozzo di ventilazione. Moen fu internato per sette mesi a Møllergata 19, indirizzo noto come sede del quartier generale della Gestapo. Qui, migliaia di cittadini norvegesi furono costretti a subire giorni di dura incarcerazione, interrogatori sotto tortura, isolamento totale ed altre inaudite sofferenze. Al termine della guerra, quando Moen era ormai già deceduto, un migliaio di fogli di carta igienica scura, pazientemente raccolti in mazzetti e ordinatamente avvolti come sigari in fogli numerati, emersero dalle condotte nel pavimento di due celle del carcere. Il diario fu ricomposto e pubblicato in Norvegia nel 1949, portando alla luce fatti, pensieri,  riflessioni, speranze e il dolore di 214 giorni di prigionia. In particolare Moen, che partecipava fin dal 1940 al movimento della resistenza civile collaborando alla redazione di varie testate illegali, raccontò del suo assoluto isolamento in uno spazio minuscolo, completamente oscurato, al freddo, affamato, schernito dai carcerieri e terrorizzato all’idea di nuovi interrogatori. Un atto di coraggio, che ci dona, oggi, una cruda testimonianza dell’atroce accanimento nazista nei confronti di ogni forma di resistenza. 

Libri all'arsenico

Se i supporti piuttosto scomodi non vi spaventassero, allora potrebbe fare al caso vostro il “Patria Amanda” realizzato da Vinicius Leôncio, un avvocato tributario, che decise, nel 2014, di raccogliere tutte le innumerevoli leggi fiscali brasiliane in un unico volume. L’opera nacque come atto di protesta contro il complesso sistema di leggi brasiliane tra municipali, statali e federali. Il volume finì, così, per raccogliere oltre 40mila norme, diventando uno dei libri più grandi al mondo, con un peso di 7,5 tonnellate ed uno spessore di ben 2,35 metri… vi consiglio di noleggiare una gru per voltare le pagine. 

Seccante (oltre che incomprensibile, visto che non è mai stato decifrato) potrebbe risultare anche il “Libro triangolare del conte St Germain”, di forma triangolare, appunto. Si tratta di un’opera francese sull’occulto risalente all’incirca al 1750, che conterrebbe il segreto per la vita eterna. Il misterioso conte St Germain fu un avventuriero ed un alchimista, famoso per aver sostenuto in svariate occasioni di aver partecipato alle nozze di Cana insieme a Gesù Cristo. Il motivo per cui il testo abbia forma triangolare, non è noto, probabilmente l’idea era quella di realizzare una forma con tre lati per richiamare i tre principi alchemici e cioè Sale, Mercurio e Zolfo (Corpo, Anima e Spirito). Fatto sta che tenere tra le mani un libro con soli tre lati, potrebbe non essere molto agevole. 

Libri all'arsenico
Pagine del “Libro triangolare del conte St Germain”
(2018, CC0 Public Domain, Wikimedia Commons)

Una scelta singolare, quella del conte St Germain, ma forse anche ben studiata… chi non sarebbe incuriosito da un libro di forma triangolare? (oggi la chiameremmo tecnica di marketing). In fondo, è pur da sempre vero, che l’occhio vuole la sua parte, ecco perché, probabilmente, una copia del “My own garden: The Young Gardener’s Yearbook” di Jane Loudon del 1855, ritrovata in Danimarca, fu trattata in modo tale che divenisse di un bel colore verde vivido. Un libro apparentemente senza troppe pretese, che riporta principalmente suggerimenti per giovani giardinieri in erba, ma che nasconde tra le sue pagine un segreto mortale. Regalato a Caroline Gott da suo padre William, un noto industriale, il libro entrò a far parte della collezione della biblioteca danese dopo il lascito dell’erede Beryl Gott. Recenti ricerche condotte da esperti della biblioteca hanno rivelato che il particolare colore del libro potrebbe essere dovuto ad un colorante contenente arsenico, letale se ingerito. I metalli pesanti, infatti, erano usati all’epoca abbastanza comunemente nella produzione di libri, nonostante le persone fossero certamente già consapevoli della loro pericolosità, ma evidentemente, non consideravano i molti modi in cui potessero essere accidentalmente ingeriti. 

A questo punto, se abbiamo sempre pensato alle biblioteche come luoghi di pace, calma e serenità, è il caso di rivedere la nostra valutazione, prendendo in considerazione tutti i rischi ed i pericoli che pare vi si annidino, nonché la molteplicità di materiali poco gradevoli, con i quali potremmo dover venire a contatto. Abbiamo già parlato dei numerosi libri rilegati in pelle umana, non distinguibile da quella animale se non sottoposta a specifiche analisi, e agli esempi già riportati qualche articolo fa, c’è da aggiungere il “De integritatis et correctionis virginum” di Séverin Pineau  risalente al 1663, una sorta di trattato sulla verginità, la gravidanza ed il parto, stampato ad Amsterdam e rivestito con la pelle di una donna. Non da meno, è la copia del Corano voluta dal dittatore iracheno Saddam Hussein nel 1997, che incaricò il maestro calligrafo al-Baghdadi di produrre una copia del libro sacro scritto con il proprio sangue in occasione del suo sessantesimo compleanno. 27 litri di sangue furono prelevati dal dittatore e mescolati con sostanze chimiche per produrre abbastanza “inchiostro”. Ma tranquilli, il “Corano di sangue”, sembra sia custodito in una cripta della grande moschea di Baghdad, chiusa al pubblico. 

Libri all'arsenico
Corano al Museo di Storia Naturale di New York
(2008, Cezary Piwowarski, GNU free Documentation License, Wikimedia Commons)

E se a maneggiare un libro realizzato con materiale organico di origini umane, ci vuole un bel coraggio, altrettanta concentrazione servirà per approcciarsi a libri stampati su semplice carta, ma dai contenuti piuttosto improbabili. Particolarmente complicata potrebbe risultare, ad esempio, la lettura di un testo che include immagini e descrizioni di una fauna marina completamente inventata. Il compendio intitolato “Poissons, ecrevisses et crabes”, scritto da Louis Renard e pubblicato nel 1719, contiene le rappresentazioni di oltre 400 pesci, crostacei, insetti stecco, un dugongo e una sirena, e se le illustrazioni nella prima parte del libro tendono ad essere abbastanza realistiche, nella seconda rasentano certamente il surreale. Tra i tanti esemplari descritti, vi è anche l’aragosta spinosa, che avrebbe un debole per arrampicarsi sugli alberi. Stesso alto livello di concentrazione potrebbe richiedere “A Manual of Mathematics”, realizzato nel XVII secolo da un autore sconosciuto e definito dal “The Guardian”  come “uno dei libri più straordinari”. In esso, infatti, tutti i diagrammi per illustrare le teorie geometriche riportano, per qualche strana ragione, solo disegni di ratti. 

Se ancora, né i materiali impiegati, né le strane illustrazioni dovessero farvi perdere d’animo, potreste provare a cimentarvi con libri che ricorrono ad uno stile piuttosto inconsueto e complesso. Un esempio è il libro d’esordio di Mark Z. Danielewski “Casa di foglie”, definito da Stephen King come il Moby Dick del genere horror. Un libro che richiede molto impegno da parte del lettore soprattutto per il suo stile, proprio della letteratura ergodica, con il font delle parole che cambia di continuo, così come la direzione delle stesse, altre parole sono totalmente assenti ed alcune pagine quasi del tutto bianche. Il romanzo ruota intorno ad un film inesistente, o meglio, ad un documentario, realizzato da Will Navidson, un fotoreporter trasferitosi in una bella casa in campagna con la moglie ed i figli. Lavorando alla casa, Navidson, scoprirà, non solo, che è più grande all’interno che all’esterno, ma che c’è anche un corridoio di collegamento tra due stanze, nero e ghiacciato. A seguito di ciò, inizierà la realizzazione di quello che potremmo definire un “documentario horror”, con lo scopo di far luce su tutti i segreti della casa, cosa piuttosto complessa, visto che lo spazio sembra cambiare di continuo. Eppure il testo principale di “Casa di foglie” non è scritto da Navidson, ma piuttosto, dal vecchio Zampanò, ossessionato dal documentario. Le numerose note e le continue digressioni provengono, invece, da un terzo personaggio: un giovane tatuatore di Los Angeles, che deciderà di raccontare la storia dell’ossessione di Zampanò dopo la sua morte. Tra un’esplorazione e l’altra, il lettore si ritrova letteralmente immerso in pagine e pagine di elenchi, teorie, descrizioni e lunghe liste di oggetti che potrebbero essere nella casa, ma che in realtà non ci sono. Senza fare ulteriori rivelazioni circa la trama, è già chiaro così, che siamo in presenza di un horror non convenzionale: non ci sono mostri, fantasmi o esseri maligni… c’è solo una casa. Una casa che disturba l’immaginazione del lettore perché lo spazio fisico è normalmente l’unica cosa su cui possiamo fare assolutamente affidamento. Le migliaia di chilometri di corridoi, le vaste caverne, le scale a chiocciola, le mura che si aprono improvvisamente, disorientano il lettore, e lo stesso sistema labirintico si riflettere anche nell’impaginazione. Troviamo elenchi che corrono al rovescio, pagine semivuote, testi capovolti, righe ruotate di 90°, spezzettate sulle pagine o disposte nell’incollatura tra di esse, questo perché si affida a ciascun punto di vista un distintivo carattere di stampa ed una precisa disposizione grafica e ciò impone al lettore di rigirare e/o ripiegare il testo per seguire lo sviluppo della vicenda. Un bel rompicapo!

Libri all'arsenico
Pagina di “Casa di foglie” di Mark Z. Danielewski 

Situazione altrettanto complessa potrebbe presentarsi con il libro “In balia di una sorte avversa”, di B.S. Johnson, pubblicato nel 1969 concretizzando uno degli esempi massimi di letteratura ergodica: il libro in una scatola. Il romanzo è ambientato nelle Midlands, dove un cronista sportivo arriva in treno per seguire la partita che si terrà nello stadio locale, ma un vortice di ricordi lo assale quando realizza di trovarsi nella città dove uno dei suoi più cari amici è morto di cancro. Tutti i ricordi, i luoghi, i momenti, che ricostruiranno la storia di una grande amicizia, sono divisi in 27 sezioni non rilegate e possono essere mischiate a piacimento del lettore. Anche se il libro avrà sempre lo stesso inizio e lo stesso finale, nel mezzo, la successione degli eventi toccherà a voi. 

A far rizzare i capelli di tanti altri lettori potrebbe pensarci anche “La nave di Teseo” di V.M. Straka, il quale racconta di un uomo senza passato che, imbarcandosi su una misteriosa nave, inizia un viaggio verso l’ignoto. Nulla di particolare se non fosse per il fatto che il libro appena acquistato potrebbe apparirvi come una copia già usata. Il dorso riporta, infatti, l’etichetta di una biblioteca con tanto di timbri e date di prestiti registrati, mentre al suo interno, vi sono cartoline, fazzoletti, telegrammi e tante, tantissime note a bordo pagina scritte con diversi colori d’inchiostro, per distinguere i vari personaggi che, come noi, leggono il libro, ma che a loro volta raccontano anche un’altra storia. Un libro nel libro si potrebbe definire. 

Libri all'arsenico
Pagina de “La nave di Teseo” di V.M. Straka

Quello che, invece potrebbe apparirvi, fin da subito, come un semplicissimo e comunissimo romanzo senza sorprese, è “La scomparsa” di Georges Perec, eppure vi basterà poco per scoprire che al testo manca “letteralmente” qualcosa. Dietro il suo aspetto piuttosto comune, si nasconde infatti, un esempio di “letteratura potenziale” ricorrendo all’ausilio del lipogramma. Si tratta di una tecnica di scrittura che prevede la stesura di un testo totalmente privo di una determinata lettera, in questo caso la “e”. Il protagonista del romanzo sogna di una scomparsa, ma non sappiamo a cosa faccia riferimento il suo sogno, potrebbe trattarsi di un volume sparito dalla biblioteca o forse rimanda proprio alla scomparsa della lettera “e”. Ad ogni modo, riuscirete a svelare il mistero, concentrandovi su 300 pagine totalmente prive della vocale proibita? Oppure sarete troppo impegnati ed analizzare parola per parola, certi di scovare almeno una “e” sfuggita al controllo? Doveroso un ringraziamento al traduttore Pietro Falchetta per aver reso in italiano il romanzo di Perec rispettandone gli stessi vincoli. 

È arrivato, quindi, il momento di testare le vostre abilità di lettori e la vostra capacità di concentrazione di fronte ai casi più estremi. So che ognuno di voi ha i propri trucchi per riuscire a trovare la giusta concentrazione, soprattutto davanti ai testi più impegnativi, non resta, allora, che metterli alla prova. Ma attenzione! Se il vostro segreto fosse la musica e foste anche amanti del vintage, ricordate che non solo il vinile è adatto all’incisione dei dischi e non solo i libri sono stati vittime di scelte bizzarre. Esistono anche dischi stampati su materiali piuttosto insoliti: da quello stampato su una tortilla messicana, a quello creato utilizzando urina e capelli, dal disco in vetro a quello in cemento, da quello in ghiaccio (ascoltabile solo fino allo scioglimento) a quello contenente sangue mestruale. Decisamente più gustoso quello realizzato in cioccolato fondente 74% con la doppia utilità di fungere, nel caso, anche da spuntino. 

Libri all'arsenico
(2015, Skitterphoto, Pixaby License)

I libri illeggibili una rubrica a cura di Angela Finelli per The BookAvisor.

Vieni a parlare di libri con tutti noi nel gruppo Facebook The BookAdvisor.

Exit mobile version