La biblioteca del futuro: una stanza del silenzio, 100 libri raccolti ed un secolo di attesa per poterli leggere [foto]

Inauguriamo oggi una rubrica da incubo per noi librofili “I libri illeggibili”… sì lo so, è una cattiveria, ma è arrivato il momento di affrontare la realtà: esistono (o sono esistiti) libri che non potremo mai leggere, a meno di grandiose scoperte o portentosi sforzi da parte nostra che potrebbero presto convincerci a desistere… ma di questo parleremo poi.

Ad ogni modo, perché sarebbe impossibile leggere dei libri? Beh, la risposta per alcuni di essi è abbastanza ovvia: purtroppo sono ormai perduti e non sempre per i motivi che potremmo facilmente immaginare quali infausti incendi o violente censure. Altri, invece, hanno una storia ben più misteriosa, sono stati scritti in lingue indecifrabili, sono stati pubblicati per essere letti solo da alcuni ed in determinate circostanze o semplicemente non sono mai stati pubblicati… almeno non ancora.

La biblioteca del futuro
La Deichman bibliotek, Oslo
(2020, Åshild Telle, CC BY-SA 4.0, Wikimedia Commons)

È il caso della cosiddetta “biblioteca del futuro” di Oslo (Framtidsbiblioteket in norvegese). Se capitaste in zona per ammirare i famosi fiordi, non dimenticate di visitare la Deichman bibliotek, la biblioteca pubblica della città di Oslo. In essa troverete una sala chiamata “Silent Room”, definita dal Guardian come “la biblioteca più segreta del mondo”. La stanza del silenzio ospita infatti, i libri che non si potranno leggere fino al prossimo secolo.

Sì, avete capito bene, parliamo di ben 100 anni di attesa! La Future Library nasce da un’idea di Katie Paterson, l’artista scozzese che nel 2014 progettò di raccogliere ogni anno, per cento anni, il manoscritto inedito di un’autrice o un autore internazionale perché venisse custodito nella stanza del silenzio e che potrà essere letto non prima del 2114, cioè alla fine dell’iniziativa. 

La biblioteca del futuro
La “Biblioteca del futuro”
(2020, Harald Groven, CC BY-SA 2.0, Flickr)

In sostanza funziona così: ogni anno viene scelta una persona che scriva un racconto di cui si conoscerà solo il titolo, ma non il contenuto. Il manoscritto viene consegnato alla biblioteca durante una cerimonia che inizia con una camminata collettiva nel bosco e termina con la collocazione del libro in un apposito cassetto della sala del silenzio, nel quale resterà fino al 2114, quando tutti e cento i manoscritti raccolti vedranno finalmente la pubblicazione. 

Tutto chiaro… ma perché? Insomma… qual è lo scopo di questo progetto? L’obiettivo è riflettere sul ruolo dell’umanità attraverso lo scorrere del tempo. L’idea, secondo BBC Future, è quella di condurre le persone verso una prospettiva di maggiore lungimiranza, riflettendo sulla memoria, sul tempo e sulla responsabilità che abbiamo nei confronti delle generazioni future, le uniche che di fatto, potranno godersi le letture in questione.

La biblioteca del futuro
Katie Paterson
(2014, Oliver Mark, CC BY-SA 4.0, Wikimedia Commons)

A lasciare senza parole, non è solo il progetto in sè, ma anche la cura per la realizzazione della misteriosa sala. Questa è infatti costruita con legno proveniente da un’area della foresta di Nordmarka, dove nel 2014 Paterson aveva fatto piantare mille abeti rossi: tra circa novant’anni gli alberi della stessa foresta saranno utilizzati per ricavare la carta su cui stampare i cento manoscritti… lungimiranza appunto.

Nonostante alcuni critici abbiano messo in seria discussione l’utilità dell’iniziativa, diversi autori hanno scelto di prendervi parte, spinti forse anche dal fatto che per una volta potranno scrivere liberamente senza preoccuparsi delle recensioni, come ha fatto notare scherzosamente lo scrittore norvegese Karl Ove Knausgård (autore della saga autobiografica “La mia lotta”) che nel 2019 ha consegnato alla biblioteca il suo racconto inedito.

La biblioteca del futuro
Indicazioni per la “Future library”
(2019, Adam Lederer, CC BY-NC-SA 2.0, Flickr)

Questo, resterà quindi nascosto ancora per quasi un secolo, seppure in ottima compagnia. Dal 2014 ad oggi hanno infatti già preso parte al progetto autori come Elif Shafak (autrice de “La bastarda di Instambul”), Ocean Vuong (premio Faulkner per “Brevemente risplendiamo sulla terra”) e Judith Schalansky (premio Strega per “Inventario di alcune cose perdute”).

Anche David Mitchell (autore di “Cloud atlas”) dopo un’iniziale titubanza, ha deciso di partecipare con un suo scritto, definendo il progetto come “un voto di fiducia nei confronti del futuro”. Invece Tsitsi Dangarembga, il cui romanzo d’esordio “Nervous Conditions” fu nominato dalla BBC come uno dei 100 migliori libri che hanno plasmato il mondo, ha realizzato un testo per la sala del silenzio appena un anno fa.

La biblioteca del futuro
David Mitchell
(2010, Ian Muttoo, CC BY-NC-SA 2.0, Flickr)

Il 2018 è stato il turno di Han Kang (Man Booker International Prize con “La vegetariana”) la quale ha consegnato il suo manoscritto a “la biblioteca del futuro” dopo averlo trascinato durante la camminata cerimoniale nel bosco avvolto in un panno bianco, come si usa nei riti sudcoreani che accompagnano la nascita e la morte. Con questo gesto ha voluto simboleggiare il matrimonio fra il suo libro e la natura, e un funerale da cui si attende una rinascita dopo un sonno lungo un secolo.

Nel 2016 è stato invece Sjón, scrittore, poeta e paroliere islandese, a consegnare il proprio racconto, sollevando una questione piuttosto spinosa circa la leggibilità delle lingue nel futuro. Il libro di Sjón è scritto infatti in islandese, una lingua di cui non è possibile prevedere l’evoluzione, se non addirittura l’esistenza nei prossimi cento anni. Secondo la Atwood i lettori del 2114 per leggere i libri della Biblioteca del futuro avranno probabilmente bisogno di un “paleo-antropologo”.

La biblioteca del futuro
Foresta di Nordmarka
(2020, Ryan Hodnett, CC BY-SA 4.0, Wikimedia Commons)

Ma quale è stato il libro che ha dato vita al progetto, e che quindi attenderà un intero secolo per vedere la luce? Quello della pluripremiata Margaret Atwood, la prima autrice ad aver consegnato un racconto alla sala, riponendolo in una scatola da archivio avvolta in un nastro viola. L’autrice del famoso “Il racconto dell’ancella”, ha paragonato la “Biblioteca del futuro” ad un messaggio lasciato in una bottiglia, che viaggerà attraverso il tempo verso un destinatario ignoto e che verrà letto solo quando ormai il suo autore non potrà più prenderne atto.

Ma varrà la pena di attendere, ad oggi, poco meno di un secolo per leggere queste opere? Ai posteri l’ardua sentenza (mai detto potrebbe risultare più calzante). Fatto sta, amici miei, che ci non resta altra scelta se non quella di ammettere che per noi questi libri resteranno illeggibili, almeno fino a quando a non troveremo la fonte dell’eterna giovinezza… e chi sa che la sua collocazione non sia nascosta proprio in quel libro che vi guarda dalla libreria e che fingete di non vedere ormai da tempo (sì lo so che ne avete almeno uno). Dunque non disperiamo, leggete, leggete e leggete ancora, lo facciamo per una giusta causa.

La biblioteca del futuro
Margaret Atwood
(2015, Frankie Fouganthin, CC BY-SA 4.0, Wikimedia Commons)

I libri illeggibili una rubrica a cura di Angela Finelli per The BookAvisor.

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