Di Versi in Versi: “In giardino” di Viviana Fiorentino

Per “Di Versi in Versi”, vi proponiamo la lettura di “In giardino” di Viviana Fiorentino, edito da Controluna – Edizioni di poesia.

Per “Di Versi in Versi”, vi proponiamo la lettura di “In giardino” di Viviana Fiorentino, edito da Controluna – Edizioni di poesia.

Utilizzare la parola “straniero”, includendo nel suo contesto poetico, nella sua semantica, tuttavia, la vicinanza, il tentativo (riuscito) di comprendere, essere a un passo da. L’operazione fatta da Viviana Fiorentino, con “In giardino” (edito da Controluna – Edizioni di Poesia), sembra camminare su questo terreno: apre la voragine di una riflessione sulla società, su una civiltà che è impari a seconda delle zone e appartenenze geografiche, ma che può essere vista e vissuta con occhio scevro dalla miopia che ci rende complici. Ogni guerra, interiore, o civile, dei popoli, vicini e lontani, è guerra nostra, di appartenenza. Specie se si scegliere di raccontarla, che rappresenta la funzione primigenia dell’artista della parola: non tacere, perché – come la poetessa stessa ci dice – «Del resto ogni cosa accade e per sempre».

«E forse questo è inverno,

il giardino straniero

annaffiato di pianto e sangue»,

scrive la poetessa, che in questo suo testo ha un tocco terminologico e semantico fresco e al tempo stesso ricercato, con l’utilizzo di parole e concetti precisi, che altro non potevano che essere quelli. La Fiorentino insinua nel lettore il concetto eracliteo della mutabilità esperienziale umana, o almeno ci pone di fronte al suo interrogativo («Cammineremo ancora la luce di ieri?»), mantenendo saldo però il concetto di tempo e memoria. Per ricordarci – ed è questa l’operazione fatta dall’autrice – che ogni manifestazione dell’ambiente può definire la fortuna o il dramma di un popolo, come quella neve che «ci sorprese tra una notte e / una mattina», chiaro – ed esplicitato – riferimento al campo Jaurès di Parigi e altri accampamenti di migranti e rifugiati che nel febbraio del 2018 sono stati sommersi dalla neve:

«Non c’era la parola per dire neve

o dire fiore o scienza della gemma.

C’era la ruga sui volti, la smorfia

della ferita».

Nella Fiorentino versi di impegno civile

L’impegno civile della Fiorentino si scorge ad ogni rintocco di parola, lungo tutto il testo, fino ad accompagnarci alla sezione del libro più diretta di questo intento, posta a chiusura e che racchiude il senso di un certo dire poetico che non sia solo espressione dell’io lirico, ma sguardo verso e sul mondo. “Siria”, è intitolata la sezione, senza lasciare spazio all’immaginazione, dove troviamo i «bambini sconfitti nei loro giochi / e madri rese minime nei grembi, / in loro non portavano più covi».

E allora il concetto di lontananza si trasforma nel ponte che il sé percorre verso l’altro, è diga che tenta arginare la furia umana, subita da coloro che

«Non hanno occhi tra le macerie più

per vedere, non hanno

occhi più».

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