
I dodici racconti scritti da Peter Cameron tra il 1984 ed il 2014 mettono a nudo vite e turbamenti personali, di uomini e di donne, legati dal sottile (ed insidioso) filo rosso dell’insoddisfazione. La costante ricerca di una “svolta” che colmi finalmente i vuoti lasciati da avvenimenti significativi, o dalla loro totale assenza, sembra rispondere perfettamente alla domanda che darà il titolo all’intera raccolta: “Che cosa fa la gente tutto il giorno?”.
1 – Cerca
Chi si sente privato da emozioni o legami, prova l’insaziabile e disperata necessità di cercarne ovunque possibile: questa è la prima fondamentale certezza che Cameron presenta al lettore. Così un rientro in patria diventerà il modo per riempire una valigia mezza vuota, nella quale restano solo una pillola azzurra, delle bottiglie vacanti, inutili sfilate “super” e fittizia semplicità. Di conseguenza, e soprattutto per effetto dell’allontanamento, i rapporti umani finiranno per essere analizzati con devastante chiarezza, trasformando un ritorno a casa in una nuova amara consapevolezza: non è possibile ritrovare legami mai veramente esistiti. “Garofani arancioni come il colore di certi sostituti del formaggio. Ma a me piacevano e speravo che potessero piacere anche a lui perché esibivano il loro colore con sfacciataggine. Non fingevano.”
2 – Nasconde
Se i meno fortunati devono convivere con la sola speranza, chi invece ha trovato finalmente il modo per riempire i solchi attraverso il sorriso, deve spesso accettare il senso di colpa per una felicità non condivisibile. Che questa derivi da un cane o da un rapporto fuori dalle convenzioni, ci si ritrova, dunque, nella condizione di dover nascondere per non perdere un legame prezioso capace di colmare le assenze. “Ero rimasto a guardarlo. Normalmente non mi fermerei mai a guardare qualcuno che dorme sulla spiaggia, ma quando lo avevo conosciuto non mi ero comportato normalmente, ed è questo il modo in cui ci s’innamora: non essendo sé stessi, oppure essendolo troppo, o ancora lasciandosi andare, e io avevo fatto una di queste cose o forse tutte e tre insieme”
3 – Affronta il lutto
Lo stillicidio della perdita. Un avvenimento di pochi istanti capace di crepare la vita fino alle radici. Dalla morte scaturiscono serie di eventi incontrollati, che, a ruota libera, devastano, direttamente e di riflesso, le esistenze di chi resta. Cameron non risparmia il lettore dal dolore della mancanza che unisce le persone allontanandole dal mondo, racconta di odori capaci di portare indietro nel tempo, del desiderio di dire “addio” quando non se n’è avuta l’occasione, e di un futuro ingiustamente rubato per un capriccio del destino. “Ethan – mio fratello Ethan – avrebbe dovuto essere quello che la svegliava nel prato in mezzo all’uva spina. Per questo pensavo che piangesse; per questo piangevo io.”

4 – Convive con i resti
Una forma diversa di lutto è quella di chi perde un amore, mutato, chi sa quando, in un tenero affetto. Di ciò che è stato resta sempre troppo poco, solo ricordi, frammenti di attimi, di una città intera talvolta, e la ricerca di una felicità nascosta in qualcosa o in qualcuno che ha smesso di esistere. Ci si ferma, esuli da un’umanità che non ha strumenti per capire quanto sia potente quell’immenso rumore di anime rotte, ci si arresta in attesa di un istante che valga la pena di essere vissuto quando anche tutta la vita passata sembra ormai da buttare via. Perfino la vecchiaia diventa umiliazione, riducendo ad esseri grotteschi incapaci di riconoscersi, mentre nella giovinezza, la mancanza e l’insoddisfazione (risultati di un amore troppo lungo per non essere tiepido o troppo bruciante per non essere fugace) regala solo il tonfo sordo del vuoto che sfugge al controllo, mentre la maledetta solitudine ne amplifica l’eco. “Miss Alice Paul tentò per un po’ di credere che fosse un insetto vero del quale aver paura, poi lo prese e lo strinse nel palmo. Le ali di metallo le entrarono nella pelle, ma non era come tenere un oggetto. Era come tenere un sentimento. Ecco il dolore, pensò. Più forte stringeva, più bella era la sensazione. Dopo poco apri la mano per vedere se nel palmo c’era sangue ma non ce n’era. Erano rimaste solo delle linee, rosse ed eleganti come un carattere cinese.”
5 – Urla
Di dolore, di passione, di rabbia, di follia o di frustrazione, la gente urla, perché i silenzi altrui non sempre siamo pronti a capirli, e ad un giovane uomo sconfitto dalla timidezza, ad un adolescente alla ricerca della propria sessualità o ad un uomo che taglia senza convinzione fino all’ultimo pelo di barba, non resta altro che lottare contro sé stesso per tirare fuori la voce.

“Cosa fa la gente tutto il giorno?” è una raccolta di brevi racconti dallo stile scorrevole ed immediato, ma è anche un album di istantanee che ritraggono vite comuni, macchiate delle incomprensioni, delle comunicazioni viziate, delle relazioni complesse e dal risentimento che da esse si genera. Estratti di esistenze condotte ad alte velocità evitando o ricercando i salti nel vuoto. In bilico, sull’orlo, per chi fugge, ma anche per chi resta, al buio, nel silenzio, in attesa, dondolandosi per tutto il tempo. Perché, in fondo, cosa fa la gente tutto il giorno? Probabilmente cerca la felicità, che sia in un amore o anche solo in un vecchio libro di archeologia.
Chiuse gli occhi. Pensò alla sua vita e alle cose che le succedevano, a come fosse impossibile impedire che succedessero, controllarle. Sembrava di galleggiare in una piscina della grandezza di un oceano insieme a tutte le cose che potrebbero capitarci nella vita, e poterne sfiorare solo alcune, in modo del tutto casuale, e che tutte le cose desiderate fossero sottili e scivolose come pesci: pesci che nuotano fra le dita e le gambe e intorno ai fianchi; pesci argentati che ci mangiucchiano i piedi; pesci timidi e scattanti che schizzano in superficie e sgusciano via, poco importa quanto si sta immobili, o in silenzio, perché i pesci riescono a sentire quel che desideriamo: lo emettiamo come un sonar – vieni da me, vieni da me, vieni da me – che manda via i banchi di cose che nuotano nell’acqua.
“Che cosa fa la gente tutto il giorno?” di Peter Cameron, edizione Adelphi.
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