“Collisioni accidentali” di Adelmo Monachese: recensione libro

All’Istituto Anassagora – Prestiti agevolati anche senza busta paga e cessione del quinto Carlo insegna comunicazione italiana. Il prof. di questa bizzarra scuola è il protagonista di Collisioni accidentali, romanzo dello scrittore e autore satirico Adelmo Monachese edito Affiori, casa editrice targata Giulio Perrone Editore. Un libro, dal piglio ironico e mai banale, che ci fornisce l’opportunità di toccare con mano il potere della narrativa umoristica.

“In quanto ad audacia, fibre plastiche e distopia il palinsesto televisivo del mattino ne ha fatti di passi in avanti dall’ultima volta che ne avevo goduto l’offerta. Me ne stavo lamentando e compiacendo, quando alla mia porta si presenta una figura mitologica diurna che ero riuscito a non incrociare mai: il medico fiscale. Il medico fiscale non è un medico, è un messaggero. Un messaggero di guerra. Guerra di nervi. Un messaggero mandato da Carla.” Carlo racconta in prima persona la sua storia. Dall’inizio ci troviamo a fare i conti con le complicazioni quotidiane di un uomo single che, alle prese con insonnia e gastrite, fa fatica a lavorare con serenità. L’istituto in cui insegna è diretto da Carla, sua ex compagna pronta a tutto per rendergli la vita impossibile.

“Il nostro istituto fece parlare di sé perché fu il primo a reperire risorse grazie all’idea di inserire uno sponsor nel nome. Ma non bastò, perché fece parlare di sé anche per aver sostituito italiano con la materia comunicazione italiana. E io ero uno dei pionieri di questo scempio, ora con un po’ meno vergogna.”  Il racconto di Carlo parte, e sempre tornerà, a questa scuola. Croce e delizia, simbolo di una certa deriva dell’istruzione italiana tutt’altro che fantascientifica, qui Carlo pare vittima della rassegnazione. “Da qualche giorno leggo poesie, faccio un’analisi del testo senza alcuna preparazione, dico le prime cose che mi vengono in mente, a volte utilizzo la tecnica dei 5 sensi. Non pretendo che i ragazzi prendano appunti o ricordino ciò che dico. Dopo le prime interrogazioni ci siamo trovati d’accordo: la poesia ispira diversamente ogni persona in base alla propria sensibilità, al proprio vissuto e alla propria preparazione. Nelle mie classi questa cosa si traduce dando pari valore a tutte le interpretazioni: quelle degli studiosi che erano sacrificato diottrie su diottrie all’esegesi dell’opera di un solo poeta, quelle dei Bignami, fino a quelle recuperate da Internet e quelle improvvisate alla cattedra, le mie preferite. Analisi del testo in freestyle.”

Per Carlo quella scuola è il luogo in cui dover stare e da cui è complicato scappare. I dispetti della direttrice lo mettono alla prova mentre i giorni di malattia paiono quasi più complicati di quelli lavorativi. Qui, nonostante tutto, Carlo riesce a ritagliarsi un proprio spazio, a non farsi odiare troppo dagli alunni e entrare a far parte del serissimo club della pausa caffè.

Nel frattempo, lontano dalle ore scolastiche Carlo porta a spasso Alba, il cane del vicino, e passa nottate a chiacchierare con i portieri del pronto soccorso. Aldo, Giovanni e Giacomo, i tre parenti che si alternano al gabbiotto dell’ospedale, sono solo alcuni dei numerosi personaggi secondari che in Collisioni accidentali dimostrano che in ogni storia tutti, nessuno escluso, hanno un ruolo fondamentale. Con loro, fonte inesauribile di saggezza, consigli e giochi bizzarri per passare la notte, Carlo si confida, dando un senso anche alle nottate vuote.

Per molti versi Carlo pare essere lo stereotipo del quarantenne italiano, vittima di una società schiava del lavoro e intrisa di pregiudizi. La sua è la generazione in cui la professione qualifica la persona, in cui la psicoterapia è ancora un tabù e le tradizioni sono importantissime. A sovvertire le regole ci pensa lo sport e, proprio perché in Collisioni accidentali non c’è spazio per la banalità, il calcio tipicamente italiano lascia il posto al rugby.

 “Dopo una fase di osservazione inizio a capire come funziona a grandi linee. Si parte da una situazione statica in cui i due raggruppamenti sono posizionati in modo perfettamente speculare, equidistante, ognuno nella sua posizione. Poi succedono delle cose che non capisco ma che fanno tornare speculari le due formazioni, che ricominciano nel tentativo di fare meta o di sottrarre la palla agli avversari. Non ci sono i famosi placcaggi e ci giocano ragazzi molto diversi tra loro. Ognuno vestito con abiti propri, non tutti usano il paradenti. Il più basso è sotto l’uno e settanta e ride sempre e il più alto sfiora i due metri e spera che tutti lo stiano sempre a guardare. La differenza di peso massima sarà almeno di trenta chili. Sembrano degli affascinanti scappati di casa, a loro modo.”

Il primo approccio di Carlo al rugby non ci conduce nel mondo del professionismo. Il nostro professore parte dal rugby di quartiere e solo per seguire Tore, collega dalle ignote doti sportive. Ma Carlo non conosce nulla di questa disciplina e Adelmo Monachese sfrutta la sua inesperienza e i suoi progressi per raccontarci i dettagli di uno sport che si rivela affascinante pagina dopo pagina.

“Ecco cos’è il rugby. Ho in circolo una qualità di leptina diversa dalla solita, è doc, dop, col marchio di qualità. Non cala dopo la doccia post allenamento. Questa è a lento rilascio, molto più forte. Sono seduto e non ho la forza di muovere un solo muscolo, e sto bene.” Carlo, contro ogni aspettativa, scopre che le ammucchiate del rugby hanno un senso, che ogni partita si trasforma nella possibilità di non sentire più i fastidi della gastrite, di stare lontano dalle urla di Carla e dimenticare anche solo per qualche ora le minacce di licenziamento sempre dietro l’angolo. Tore non sarà il suo compagno di rugby, Carlo continuerà la sua avventura sportiva da solo godendo pienamente del fascino del dilettantismo.

Intanto, come spesso accade nella vita quando le cose cominciano ad andare meglio solo perché noi cambiamo modo di viverle, l’effetto domino è inevitabile.

L’amore, per come l’abbiamo conosciuto fino ad ora con Carlo, è il fallimento che porta il protagonista a pensare che “Ero andato in Presidenza per litigare con la dirigente scolastica, avevo finito col battibeccare con la mia ex moglie.” L’autore non ci racconta mai davvero la storia finita tra Carlo e Carla, ne scopriamo dettagli e magagne ad ogni loro battibecco. Ma proprio quando sembra tutto perduto un altro incontro cambia il corso delle cose e anche l’amore assume una nuova forma.

“Ci sappiamo ascoltare ma, ancora più importante, ci sappiamo interrompere.” Racconta Carlo già durante i primi momenti con Cristina, che ha un cane, Termos, della stessa razza di Alba. I due si ritrovano grazie ai loro compagni a quattro zampe, ma le passeggiate diventano presto qualcosa di più interessante. Quella con Cristina si presenta come una storia ricca di colpi di scena, pura e reale come può essere la vita vera, quindi anche un po’ complicata.

In Collisioni accidentali l’amore e lo sport paiono legati da un filo invisibile, sono per il protagonista due nuove scoperte ma, soprattutto, la grande occasione di riscatto. Non ci sono svolte incredibili e surreali in questa storia, ci sono solo i colpi di coda che ogni esistenza regala e che, all’improvviso, possono cambiare il corso delle cose.

Non è la scuola a diventare migliore, ma Carlo che cambiando cambia il modo di vederla. Allora d’improvviso tutto appare diverso. L’amicizia vera prende il posto di quella che non lo era affatto, vengono fuori persino le potenzialità di un ragazzino strano e ricco che passa le ore isolato dal resto della classe e chino sui banchi a disegnare.

Va a finire che Carlo riesce a dare una svolta inaspettata anche al pluricriticato open day dell’Istituto Anassagora – Prestiti agevolati anche senza busta paga e cessione del quinto e il racconto va avanti così bene da lasciare spazio al desiderio di un sequel.

Collisioni accidentali, in definitiva, è un romanzo in cui viene fuori la bravura dell’autore nel giocare con l’ironia per costruire una storia che funziona in ogni sua parte. Con un richiamo involontario alla sagacia del miglior Diego De Silva, Monachese costruisce un meccanismo narrativo con incastri perfetti, costellato di personaggi che sono tipi e che si ritagliano il loro spazio necessario per raccontare la società e la contemporaneità. Lo stile è semplice e in nessun punto banale, la storia una come tante che tra le mani di questo scrittore diventa nettamente originale.  Carlo, nel frattempo, è lo sfigato perfetto per raccontare come le cose possono andare malissimo e d’improvviso cambiare, senza stravolgimenti surreali ma semplicemente lasciando che la vita faccia il suo corso.

Si ride e si riflette con Collisioni accidentali, ci si rende conto che le imperfezioni migliorano la vita e che alla fine dei conti anche nella peggior partita di rugby si impara qualcosa.

Chi ha letto questo libro sta già aspettando le nuove avventure di Carlo, chi ancora non lo fa dovrebbe non perdere la possibilità di sorridere alla vita sfruttando lo straordinario potere della letteratura.

“Collisioni accidentali” di Adelmo Monachese. Biro e Taccuino.

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