Ho scelto di comprare Sociability perché seguo da un po’ Francesco Oggiano. Ritengo il suo sia il giornalismo di cui abbiamo bisogno oggi. Perché è in grado di fare approfondimento stando al passo con i tempi ma senza mai perdere di vista cosa sia e come debba essere fatto l’approfondimento giornalistico. Questa è indubbiamente la caratteristica di Will, per cui lui lavora. Piattaforma di nuova comunicazione, Will è stata in grado di costruire una rete tramite una squadra di professionisti del giornalismo di alto livello. Quelli di Francesco Oggiano sono tra i servizi che più mi piacciono, gli argomenti sono i più vari, l’attualità è sempre al centro. Il suo giornalismo, come quello dell’intera squadra di Will, è innovativo perché è il vero giornalismo. Nessuno si mette sul piedistallo, tutti sono concentrati sul raccontare la verità e sul farlo nel modo più giusto e corretto. C’è un ritorno alla tradizione con la capacità, assolutamente non da poco, di utilizzare i nuovi media senza mai farsi trascinare dalla loro parte peggiore.
Di qui l’esigenza di leggere Sociability. “Come i social stanno cambiando il nostro modo di informarci e fare attivismo” è il sottotitolo del testo ed è anche ciò che tutti pensiamo di sapere. Abbiamo tra le mani questi strumenti ogni giorno, magari siamo anche convinti di sapere come usarli e perché li stiamo usando e invece no, troppi passaggi ci sfuggono. Ma sono passaggi importanti? E lo sono solo per i giornalisti? Sono passaggi fondamentali, per tutti.
“Perché se Google traffica in informazioni, il social network lo fa in emozioni. Le nostre.”
Smuovere le emozioni è la cosa più complessa ma le emozioni non sono poi così lontane dalle informazioni. Quello che forse davvero fa questo libro, con un’analisi precisa e puntuale di ogni tipo di fenomeno social legato all’informazione, è spiegare l’evoluzione dei nuovi media per sottolinearne la potenza e l’importanza. Considerati mezzi semplici, i social network sono troppo spesso quelli più sottovalutati. Quel che poco si sa, e che Sociability spiega bene, è invece quanto siano non solo complessi da usare ma anche da “leggere”.
Il punto di vista è molteplice, quindi utile per tutti i tipi di utente. Se il lettore qui può capire quanto difficile possa essere per il giornalista destreggiarsi tra tutti i mezzi di comunicazione, il giornalista comprende bene la forza di ciò che ha tra le mani e cosa al lettore può e deve far arrivare con i social network. Negli anni sono cambiati gli attori, un giornalista risponde all’algoritmo più che al caporedattore, dice giustamente Oggiano, studia più il pubblico della notizia perché ha la possibilità di dialogarci costantemente. Viene facile capire come il modo di lavorare, di fare, di comprendere e scrivere possa cambiare. Più difficile avere contezza dell’enorme quantità di errori o rischi in cui si possa inciampare.
“In mezzo, tra i conformisti e i pensatori “punk”, tra due estremi che non fanno una moderazione, ci sono molti altri: quelli che rischiano di arrendersi all’autocensura. C’è come questa paura nell’epoca del giornalismo social, che vi confesso ho avuto più volte anche io: scrivere qualcosa di “spiacevole”. Letteralmente: scrivere qualcosa che potrebbe non piacere ai lettori. […] Ecco, credo sia questa la minaccia più grande alla vivacità intellettuale giornalistica: l’insicurezza. L’autocensura. Il narcisismo. […] La tentazione per evitarlo è di ricorrere allo strumento di difesa più comodo e conveniente: la rinuncia alla complessità.”
In numerosi punti della sua analisi Oggiano mette a nudo il mestiere del giornalista, le paure e i rischi di un mestiere che diventa sempre più complicato. Come complesso è, per contro, il “mestiere” del lettore: l’utente medio non sa come informarsi ma lo fa e vuole sentirsene parte attiva, a volte male purtroppo. In buona sostanza conoscere i meandri della comunicazione social diventa l’unico modo per informarsi davvero, per farsi tutte quelle domande necessarie prima di credere ad una notizia, commentarla e divulgarla.
La complessità, che sui social si rischia di tralasciare, diviene quindi elemento fondamentale per chi con l’informazione ci lavora ma anche per chi ne usufruisce. I social rischiano di oscurare contesto, sentimenti, dettagli che invece tutti abbiamo il compito di non dimenticare mai. Ne vanno di mezzo vite a volte, sicuramente ci va di mezzo tutto ciò che sappiamo o possiamo conoscere del mondo.
Utilizzare i social network per dire la propria ha un senso solo se fatto nel modo giusto. L’analisi di Francesco Oggiano, non a caso, si sofferma anche sul “linciaggio social”, portando i lettori a riflettere su quel che può accadere anche dopo un semplice commento.
“tra le regole di buon senso giornalistico e i clic, troppe volte abbiamo scelto i secondi, calpestando principi per i quali a migliaia hanno dato la vita. Che in quanto principi o valgono per tutti o non sono più tali.”
Il richiamo all’ordine, in questo libro, è quindi anche ma forse soprattutto per chi l’informazione la fa di mestiere. Il pregio del testo è però grande: non c’è mai condanna assoluta. C’è spiegazione oggettiva di meccanismi che possono condurre in errore tutti gli attori, attivi e passivi, dell’informazione.
I fenomeni della nuova comunicazione in Sociability sono tutti spiegati e raccontati dalle loro origini. Dalle fake (e fuck) news, passando per la gogna pubblica, arrivando poi alla cancel culture e ad ogni forma di attivismo: tutto risulta chiaro, conoscibile, quindi sfruttabile per meglio vivere con uno smartphone tra le mani.
Sapere come e perché nascono i social, come abbiano fatto, contrariamente alle loro intenzioni, a diventare grandi strumenti politici, ci consente di capirne le potenzialità. Con i social e sui social, tramite l’analisi di Francesco Oggiano, abbiamo la possibilità anche di comprendere i segreti del fare informazione e i fondamenti del giornalismo che qui deve per forza fare i conti con le sue regole, anche se non sembra.
Lo stesso si può dire dell’attivismo. Con un excursus sulle più antiche forme di aggregazione attiva, Sociability arriva poi a farci riflettere su come “Se prima dei social la distinzione era quasi duale (partecipo/non partecipo), ora il sistema di partecipazione è più fluido, strutturato secondo una scala di coinvolgimento.”
Dalle forme di attivismo si passa ai creator, quindi agli influencer. Il loro ruolo è più che discusso, ma forse in pochi ne hanno fatto un’analisi così puntuale. Ogni forma di attivismo social ha le sue specifiche e Oggiano le analizza tutte, facendoci riflettere sui contenuti che ci capitano sotto gli occhi quotidianamente. “Limitarci a delegittimare chi non la pensa come noi, o a definirci offesi dalla sua opinione, è strategia buona per l’engagement, ma non per la nostra crescita.” Ogni pezzettino delle analisi così argomentate ci riporta, inevitabilmente, a dare una forma a quello che vediamo o facciamo con cuoricini, like e commenti, ma anche con articoli, stories e contenuti studiati.
“Perché tendiamo a essere inclusivi soltanto con quelli che già la pensano come noi: cioè non inclusivi”.
I social includono se usati in una direzione, escludono del tutto in un’altra, anche quando pensiamo il contrario.
I social network, in quanto strumenti di comunicazione, sono in buona sostanza uno specchio della vita. Non sono aridi, né secondari. Sono potenti, pieni di sentimenti, utili nel bene e nel male.
Tramite i social, come questo libro dimostra, possiamo conoscere ogni fenomeno che caratterizza il mondo in cui viviamo, quindi farne parte nel modo in cui vogliamo. Possiamo diventarne schiavi o padroni e la magia è che dipende solo ed esclusivamente da noi.
“Un secolo dopo il cerchio si è chiuso: i social hanno fatto ritornare la comunicazione politica all’era pre-radiofonica, in cui i leader più efficaci erano quelli che urlavano più forte nelle piazze, attaccavano meglio di tutti e trollavano i propri avversari nel modo più originale e accattivante.”
Tutto, dai brand alla politica, passa per i social. Con questi si trasforma, fa giri immensi, magari torna indietro o forse trova la sua giusta dimensione.
Attivismo non è performance, come giornalismo non è opinionismo. Se pensavamo che questi concetti centrassero poco con i social, Soaciability è pronto a farci ricredere. Tutto questo è sui social, ora forse molto più che altrove.
Leggere questo libro significa, in definitiva, dotarsi di uno strumento di conoscenza di cui abbiamo bisogno. Apre gli occhi sulla realtà virtuale, portandoci a direttissimo contatto con quella reale. Il linguaggio giornalistico, quindi semplice e sempre chiaro, dell’autore consente di assimilare ogni storia e concetto che alla fine vale la pena leggere con attenzione. Per scoprire che quei due mondi, del dentro e del fuori internet, non sono mai stati distanti e che noi, anche quando abbiamo pochi like, ne siamo i grandi protagonisti.
Sociability. Come i social stanno cambiando il nostro modo di informarci e fare attivismo