“Perfetti o felici” di Stefania Andreoli: recensione libro

Il tuffo raffigurato sulla copertina dell’ultimo libro di Stefania Andreoli, PERFETTI O FELICI – DIVENTARE ADULTI IN UN’EPOCA DI SMARRIMENTO, edito da BUR Rizzoli, potrebbe essere inteso come un vero e proprio salto nel buio, una caduta verso l’ignoto, verso un futuro che non c’è.
Oppure no.

Un libro che è un megafono

Oppure può diventare un triplo salto carpiato in alto e in avanti grazie al megafono che la psicologa, psicoterapeuta e analista autrice di questo imperdibile saggio, si è incaricata di usare per raccogliere, raccontare e rilanciare le istanze di dolore che oggi più che mai i venti-trentenni (i giovani adulti) e i trenta-quarantenni (gli adulti giovani) stanno urlando in silenzio, mentre cercano di capire chi sono e quale è il loro posto nel mondo. In silenzio, sì; quello che parla è il loro disagio, la loro sofferenza, entrambi non patologici ma generalizzati. Entrambi meritano una dignità narrativa che questo libro sa dare.

Perché ormai sono saltati i paradigmi: dato anagrafico, genitorialità, matrimonio, lavoro non possono più essere indicatori di “adultità”. Quindi cosa significa essere adulti oggi? E come diventarlo?

Il mito della perfezione

Mia figlia è una giovane adulta, questo libro è destinato a lei, parla di lei, la ascolta, le vuole dare dei riferimenti, una voce. Questo libro ha la sua voce. Ma è anche destinato a me, che faccio parte di quella generazione che mi sento di definire scellerata perché ha posto il mito della “perfezione” a parametro di vita “giusta”, corretta, degna. Ovviamente nulla di più catastrofico: la mia generazione è stata ed è il trampolino per il tuffo dei giovani adulti in una piscina senz’acqua. Che presa di coscienza!

Senso, vero Sé, autenticità

Una delle figlie di Stefania Andreoli, Delfina, ha scritto che «i giovani adulti possono incominciare a perdere l’equilibrio, se stanno sulla riga degli adulti.» Quanta verità.

Questo saggio fornisce una gomma per cancellare questa riga, per metterci tutti nella posizione di comprendere che la ricerca di senso, il compimento del vero Sé vs la finzione del Sé, e l’autenticità ci uniscono tutti, in un’unica rivoluzione: giovani adulti, adulti giovani, e adulti adulti (questa è una mia accezione, anche se post lettura credo che dobbiamo pure noi crescere, se crescere significa «passare dal primato del fare al primato dell’essere»).

«Se riteniamo di dover essere solo perfetti, nessuno potrà mai diventare niente. Niente di vero, niente di realistico, niente di tridimensionale, niente di spontaneo, niente di interessante, niente di affabulante, niente di felice. Niente di soggettivo, niente di unico. Niente di sano.»

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Perfetti o felici” di Stefania AndreoliBUR Rizzoli. A Garamond Type.

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