L’ETÀ FRAGILE di Donatella Di Pietrantonio
VINCITORE PREMIO STREGA 2024
Donatella Di Pietrantonio ha un “tocco” particolare, un qualcosa che non so descrivere con precisione, ma che mi risuona nella testa e nel cuore ogni volta che la leggo.
Una nota dolente, ma non disperata; una lievità che non è leggerezza; una semplicità che non è banalità; una sensazione di famigliarità che non ha nulla a che vedere col già visto e sentito.
È la cura con cui maneggia le emozioni, la capacità di raccontarle senza appesantirci di parole, perché chi come lei sa esattamente dove toccare, non ha bisogno di usarne troppe.
Cronaca e romanzo
In questo libro è riuscita a coniugare un fatto di cronaca realmente accaduto verso la fine degli anni ’90, noto come “il massacro del Morrone“, con la storia di Lucia, donna alle prese con le fragilità di sua figlia Amanda, ventenne in crisi senza più voglia di vivere, forse tradita da una città ed un futuro che non si sono rivelati all’altezza dei suoi sogni e che, invece di accoglierla e formarla, l’hanno ferita nel profondo; le fragilità di suo padre ormai anziano, solido nei suoi principi e valori, ma indurito dalla vita e stanco nel corpo e nell’animo per aver sorretto per tanti anni il peso di una tragedia che lo ha sfiorato molto da vicino e che ha segnato per sempre un’intera comunità.
E poi ci sono le sue, di fragilità.
Quelle che credeva ormai superate, sepolte dal tempo che passa e ammanta tutto come la neve… e invece no, arriva sempre il disgelo e tutto riaffiora, a volte riflesso negli occhi e nella vita dei propri figli.
Perché si è sempre fragili, a qualsiasi età.
Ognuno di noi custodisce un dolore, a volte un vero e proprio trauma, una colpa, un malessere, ed ogni fase della vita ci pone davanti alla nostra capacità di andare avanti, di fare i conti con ciò che siamo, senza sconti.
“Eravamo giovani, ma non invincibili. Eravamo fragili. Scoprivo da un momento all’altro che potevamo cadere, perderci, e persino morire.”
E poiché di fragilità si parla, c’è nel romanzo una leggiadria e una grazia, proprie di chi sa come muoversi in un ambiente di cristallo senza mandare tutto in frantumi.
Sì, perché fondere cronaca nera e romanzo avrebbe potuto avere esiti devastanti in altre mani.
La scelta di costruire l’intera narrazione sullo scheletro di una tragedia di cronaca non porta con sé, come si potrebbe pensare, un ché di morboso, anzi…la cronaca é romanzata, è rispettosa, non ha lo scopo di indugiare in un dolore indicibile per puro fine narrativo, ma fa da cornice e supporto ad una storia di separazioni e ricostruzioni, in una terra aspra e difficile come l’Abruzzo, dove la montagna é la vera protagonista, montagna che può dare tanto e togliere moltissimo.
E poi il finale… un finale che è un altrove (im)possibile, magico, un tributo alle due ragazze che hanno lasciato per sempre la loro giovinezza in quei luoghi, barbaramente strappate alla vita, e un omaggio a tutte le “sopravvissute“.
Complimenti a Donatella Di Pietrantonio per la vittoria al Premio Strega 2024!
Io ne sono felice, anche se rimango del parere che il suo libro più bello sia “L’Arminuta“.
Vieni a parlare di libri con tutti noi, nel gruppo Facebook The Book Advisor
“L’età fragile” di Donatella Di Pietrantonio, Einaudi editore . Un libro tra le mani.