“LA PROFEZIA DELL’ ARMADILLO” di Zerocalcare
“Si chiama profezia dell’armadillo qualsiasi previsione ottimistica fondata su elementi soggettivi e irrazionali spacciati per logici e oggettivi, destinata ad alimentare delusione, frustrazione e rimpianti, nei secoli dei secoli. Amen.”
Arrivo tardi, tardissimo, a questi fumetti e a questo autore… e non perché io sia figlia del pregiudizio che considera i fumetti letteratura di serie B, anzi, ogni volta che mi sono avvicinata ad una Graphic Novel ne sono rimasta affascinata!… direi invece solo perché orientarsi nel mare-magnum dei libri comporta sempre il dover fare delle scelte con la conseguenza che qualcosa venga tralasciata o rimanga indietro.
Per fortuna a Zerocalcare ci sono arrivata, e credo che continuerà a farmi compagnia a lungo.
Identificazione di coscienza
Potrei semplicemente dire che è geniale e chiuderla qui (e non sarebbe un’esagerazione).
Ma sento di voler dire di più.
É geniale nel suo essere profondamente “vero“, autentico, lo leggi e ti ci riconosci anche se non vivi esattamente quelle esperienze, quell’ambiente… è un riconoscimento ed una identificazione di pensiero, di coscienza.
Ne “La profezia dell’armadillo“, in questi micro racconti che formano un’unica storia, ho trovato acume, ironia, sarcasmo, ma soprattutto un pessimismo e un’amarezza di fondo, che viaggiano sottotraccia e che esprimono tutta la rabbia ed il disagio della sua generazione.
Inadeguatezza e precarietà sono così evidenti da essere palpabili.
L’armadillo come proiezione della sua personalità, come personificazione di una coscienza critica che lo accompagna in ogni attimo della sua vita, è un personaggio iconico, illuminante, dissacrante e capace di sdrammatizzare contenuti tutt’altro che superficiali.
Ansie e paranoie, sono il cibo di cui si nutre quotidianamente Zero, fumettista di Rebibbia, sempre alle prese con le sue insicurezze, con le ripetizioni di francese ai ragazzini per tirare a campare e le tante serie TV guardate di notte.
La perdita di un’amica nonché suo primo amore è un po’ il cuore di tutta la storia (benché frammentata in tante piccole “situazioni”) ed è affrontato con delicatezza, tristezza, con tutti i flashback del suo passato con lei e le dovute riflessioni sulla morte (concetto astratto che lui riesce attraverso le immagini, a trasformare in concreto).
Ansie e tormenti interiori
Michele Rech (suo vero nome) é un attento osservatore della realtà, ma soprattutto uno capace di non vergognarsi di tutti i tormenti interiori che precedono ogni scelta, cambiamento e situazione che la vita presenta.
Mi piace che non abbia paura di esprimere il proprio pensiero e che si sia fatto un po’ bandiera dell’imperfezione dell’essere umano, con tutte le sue paure, le sue ansie e i suoi limiti.
Lo ridico, geniale.
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“La profezia dell’armadillo” di Zerocalcare, Bao Publishing editore . Un libro tra le mani.