“Il Signore delle Mosche” di William Golding, recensione: L’innocenza non esiste.

IL SIGNORE DELLE MOSCHE di William Golding.  

Una lettura importante, che ho rimandato per troppo tempo.

Importante perché è un’allegoria della natura umana che ci mostra il perenne scontro tra bene e male, la lotta per il potere, la pulsione animale che in condizioni di paura prende il sopravvento, la ragione che soccombe all’istinto.

Tutto questo applicato ad una società di bambini.

Sono proprio un gruppo di bambini inglesi, infatti, gli unici superstiti di un disastro aereo su un’isola disabitata, ma ricca di frutti, acqua potabile e maiali.

Dopo un’iniziale eccitazione dovuta al fatto di trovarsi senza adulti, dovranno imparare ad organizzarsi per sopravvivere e, soprattutto, per mettersi nelle condizioni di essere salvati: costruire dei rifugi per la notte e, ancora più importante, accendere e mantenere un fuoco acceso per fare fumo, e sperare di essere visti da qualche nave di passaggio.

Prendersi cura dei più piccoli, pieni di paure e tormentati da incubi notturni.

Ma creare una società civile non è affatto facile, è faticoso: bisogna darsi delle regole e seguirle.

Ben presto ci sarà chi metterà in dubbio l’importanza dell’impegno e della rettitudine e proporrà un vivere piu libero, più selvaggio, sicuramente piu divertente.

Da una parte Ralph, leader saggio e assennato, pacifista e prudente, con il suo consigliere Piggy preso in giro per il suo aspetto fisico, ma molto acuto e intelligente; dall’altra Jack il cacciatore, sostenitore della forza fisica, del piacere della caccia, dello scontro, del sangue, della goliardia.

L’organizzazione iniziale così si sgretola e avrà inizio una vera guerra civile, una sorta di caccia alla bestia, quando l’unica bestia veramente pericolosa è quella che ci portiamo dentro in quanto esseri umani.

L’innocenza non esiste

Golding ci mostra come basti poco per cadere in una spirale di violenza, a dimostrazione del fatto che nell’essere umano alberghi una malvagità atavica, ancestrale, una sete di sangue e potere che, se non tenuta sotto controllo da imposizioni esterne, porterebbe alla fine della civiltà.

Il messaggio di Golding è molto chiaro, e decisamente agghiacciante: l’innocenza non esiste a nessuna età, anche i bambini si lasciano ammaliare dal Male e sono capaci di cattiveria, soprattutto quando destabilizzati da paure irrazionali.

É uno di quei libri che, una volta letto, ti porterai dentro per sempre, perché in qualche modo riesce a farsi specchio nel tempo in divenire e, guardandoti un po’ intorno, ti accorgi di come il mondo in cui vivi non è poi tanto diverso da quell’isola… e la caccia alla “bestia“, che, di volta in volta, prende diverse forme e fattezze, non finirà mai… almeno fino a quando continueremo a credere che una testa di maiale infilzata in un palo con un nugolo di mosche intorno, possa salvarci da un nemico che non esiste, ma che è in noi.

Ma è vero anche che Golding, con Ralph e Piggy, ci insegna “la speranza“, quella speranza che, seppur maltrattata e colpita a morte, resiste.

E vince.

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“Il Signore delle Mosche” di William Golding, Mondadori editore . Un libro tra le mani.

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