“I PIPISTRELLI” di Inés Cagnati
(Adelphi editore, traduzione di Lorena Di Lella e Francesca Scala)
Da tre anni ormai inizio il mio anno di letture con un libro di Inés Cagnati, prima “Genie la matta“, poi “Giorno di vacanza” e adesso questo, forse perché voglio assicurarmi che la prima lettura dell’anno sia bellissima, incisiva e profonda… e infatti così è stato anche questa volta.
Sette racconti
Una raccolta di sette racconti, uno più bello dell’altro, che hanno una sorta di fil rouge che li accomuna e che riporta anche alle ambientazioni dei suoi libri precedenti: bambine (per lo più di origini italiane) segnate da un ambiente contadino molto povero, sia economicamente che affettivamente, bambine emarginate, discriminate, abituate a vivere con poco, pochissimo, che si ritrovano in una terra straniera ostile (il sud della Francia), poco fertile, poco accogliente, che riflette la stessa durezza che la vita riserva loro in ogni situazione.
Padri di poche parole dediti esclusivamente al lavoro nei campi, madri molto dure, anaffettive, sopraffatte e prigioniere di una vita che le mette a dura prova, maestre che picchiano, puniscono, sorde ad ogni tipo di sofferenza e cieche di fronte ai guizzi d’intelligenza contadina.
Assistiamo alla loro miseria, alla mortificazione, alla mancanza di una carezza, di un sorriso, solo rimproveri, doveri, rifiuti e solitudine, ma assistiamo anche alla gioia delle piccole cose, la libertà tutta infantile di arrampicarsi nude su un albero per sentirsi più vicino alle stelle, la piacevole sensazione dell’acqua del ruscello che accarezza la pelle e lava via lo sporco accumulato da mesi, la fantasia che trasforma il lavaggio di un maiale in un gioco divertentissimo, e poi la bellezza grandiosa della natura con i suoi colori, i suoi profumi, i suoi paesaggi…che sembra un po’ lenire l’amarezza di una vita fatta di mancanze.
Inés Cagnati ci descrive questi sentimenti contrastanti con una limpidezza disarmante, facendo vibrare in ogni cellula del nostro corpo la voce dell’infanzia, una voce così pura, fresca, lieve, piena di speranza (…quella di scappare via lontano fin nel deserto dove passano le carovane del sale) anche quando la realtà è tutt’altro che accogliente.
Tutti questi racconti si rifanno alla sua vita, alla sua infanzia di bambina figlia di immigrati italiani che si sono trasferiti nel sud rurale della Francia, alle difficoltà che ha dovuto attraversare non solo in quanto straniera, ma anche per via delle sue condizioni molto umili…
Lei che non si è mai sentita pienamente francese, ma neanche più italiana… è proprio lei che alberga in ognuna delle bambine dei suoi racconti.
Ma le bambine non sono le uniche protagoniste di questo libro.
Ne “Le lucertole“, uno dei racconti più struggenti, troviamo una coppia di anziani genitori contadini in trepidante attesa per l’arrivo della loro figlia, con genero e nipote, che ormai vivono in città e sono diventati insofferenti alle proprie origini.
Un unico appuntamento annuale, un pranzo, per il quale si preparano un anno intero…
Mi ha profondamente commossa.
Così come mi ha commossa “Lei“, storia di una donna che perde il suo amore ed anche se stessa, in una spirale di treni che arrivano e che partono e che lentamente la inghiotte, mangiandosi a poco a poco l’unica cosa che le permetteva di alzarsi la mattina: la speranza.
“Cammino nella notte che ha dentro sé i treni. I treni sono tutti partiti. Le notti della terra sono percorse dalla follia dei treni neri. Vanno in tutte le direzioni come lunghi bruchi urlanti, condannati a non incontrarsi mai se non vogliono distruggersi. Dovunque i treni fuggono e si sfuggono, le persone si cercano e si sfuggono, i treni gridano.
Devo tornare a casa. Cammino lentamente nella notte dei treni.
Domani tornerò.”
L’ultimo racconto poi, “La donna senza nome” tratta il tema della follia e di come ciò che si discosta dal concetto di “normale” venga considerato un qualcosa di cui vergognarsi, da nascondere, da insultare, dimenticando ogni forma di pietà, di amore, di umanità.
“Dicono che sono matta, ma non è vero. Se fossi matta, lo saprei, e siccome non lo so vuol dire che non è vero.”
C’è una bellezza triste nella sua scrittura: una tristezza che non ti dà scampo, e una bellezza che ti rimane addosso a lungo.
Una purezza crudele.
Meravigliosa Inés Cagnati 💜
(Inés Cagnati è stata un’autrice straordinaria (ci ha lasciati nel 2007) che, purtroppo, ha scritto poco: solo tre romanzi e una raccolta di racconti, quindi se Adelphi deciderà di pubblicare anche il suo ultimo libro rimasto, l’anno prossimo potrò ancora aprire le mie danze letterarie con lei, ma dopo… dopo sarà finita davvero.)
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“I pipistrelli?” di Inés Cagnati, Adelphi edizioni . Un libro tra le mani.