“CICATRICE” di Sara Mesa
(Bompiani editore, 192 pagine)
Sara Mesa è decisamente entrata di diritto tra le mie autrici preferite del momento, ho scoperto da poco la sua prosa così nitida, pulita, oggettiva eppure così torbida, piena d’inquietudine, lievemente disturbante, e l’ho trovata molto nelle mie corde.
Ho iniziato da “Un amore“, poi l’ultimo “La famiglia” fino a questo che è il suo primo romanzo, e sicuramente c’è in lei una cifra stilistica riconoscibile, un’intensità dei contenuti, un soffermarsi principalmente sulle relazioni “malate“, che siano familiari o no, un’attenzione per le zone d’ombra, per ciò che é invisibile e subdolamente s’insinua nella mente e nella vita di alcune persone.
Sonia e Knut: due solitudini che, nonostante tutti i tentativi di intimità e conoscenza, rimangono tali.
Soli.
Estranei.
Profondamente lontani e incapaci di comunicare.
Dipendenza e manipolazione
In queste pagine c’è un lento e progressivo sprofondare in un rapporto che parte inizialmente come molto impersonale e privo di importanza, quasi un gioco, e diventa man mano ingombrante, ossessivo, maniacale, delirante, al limite del manipolatorio.
“Stancante“, sia a livello emotivo che intellettivo.
Tutto parte da una semplice curiosità più che da un reale interesse, poi arriva però il piacere delle attenzioni, la lusinga di sentirsi coccolati, importanti… ma l’aumentare della pressione richiesta per sostenere la continua presenza, il dialogo, la concentrazione, il dover elaborare e analizzare ogni pensiero, ogni frase, ogni aspetto (anche minimo) della vita, finisce per sfibrare.
Soffocare.
Tutto diventa “troppo“: troppi regali, troppe spiegazioni, troppa meticolosità, troppa devozione, troppa dipendenza.
Tutto si sbilancia.
Reale e virtuale
Un’analisi lucida e spietata di come il virtuale s’insinua nel reale e di come troppo spesso il richiamo dell’abisso sia così assordante da riuscire a inghiottirci nonostante la razionalità segnali prontamente il pericolo.
Mesa ci mostra come possa essere facile costruire un mondo fittizio in cui vivere e muoversi e in cui specchiandosi si possa vedere riflessa l’immagine di noi stessi che desideriamo.
Ma arriva un certo momento in cui basta un dettaglio, anche una piccola “cicatrice“, a catapultarci nel reale, nella dimensione dove le cose accadono.
Ma svincolarsi da tutto questo è difficile, doloroso…
“Lo sai già: sentire la mancanza di un istante è sentire la mancanza di ciò che eravamo un tempo.”
É un romanzo sull’ossessione, ma anche e soprattutto sul potere, sui rapporti di forza presenti nelle relazioni.
É estremamente contemporaneo, un romanzo epistolare 3.0.
Bello, anche se il mio preferito rimane “Un amore“.
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“Cicatrice” di Sara Mesa, Bompiani editore . Un libro tra le mani.